di Antonella Scabellone
SIDERNO- Ci sono lacrime che nessuno vede, che rimangono dentro di noi e non escono fuori. Un concetto che esprime una sofferenza interiore profonda, incomprensibile agli altri, che Mario Congiusta ha anche scritto su un biglietto lasciato al cimitero sulla tomba del figlio Gianluca, assassinato a Siderno nel maggio del 2005. Quelle lacrime però ieri, quando la Corte d’Assise d’appello di Reggio Calabria ha letto il dispositivo della sentenza che ha confermato l’ergastolo per l’esecutore e mandante di quell’omicidio, stavano per venire fuori, in un momento liberatorio di grande commozione.
E’ un uomo stanco oggi Mario Congiusta, provato nel corpo e nella mente da un’ estenuante battaglia giudiziaria durata otto anni, che lo ha visto spendersi senza sosta, insieme alla sua famiglia, per assicurare alla giustizia l’assassino del figlio. La famiglia Congiusta ha collaborato dal primo minuto in maniera continua con la magistratura, denunciando fatti e fornendo elementi utili alle indagini, senza paura di esporsi a minacce o ritorsioni. Un coraggio che alla fine è stato premiato.
Una sentenza non cambia la vita, ma la può migliorare, rinvigorendo la speranza. “Le sentenze che rendono giustizia non guariscono le ferite- ha dichiarato Mario a mente fredda all’indomani della pronuncia della Corte d’appello – ma le alleviano. Ce le fanno bruciare di meno aiutandoci a vivere. Il dolore è sempre lo stesso ma da oggi possiamo andare avanti più sereni. Vorrei dire alle famiglie che ancora aspettano giustizia per la morte dei propri cari di non disperare, e li invito a non nascondersi, a collaborare con la magistratura e le forze dell’ordine per iniziare a percorrere in maniera proficua la strada della legalità. Nessuno più deve morire per mano d’altri; dobbiamo fare di tutto perchè si arrivi a non sparare più”.
Lo stesso Mario, che continuerà più di prima nelle sue battaglie per la legalità, ha voluto ringraziare quella parte della società civile, associazione e movimenti, che gli sono stati sempre vicini, e che mercoledì erano presenti numerosi in tribunale per sostenerlo: da “Libera”, a “Stop alla ndrangheta”, all’ “Arci”, a “Reggio non tace”. Segno che qualcosa sta cambiando e che il sacrificio ci Gianluca, morto per le barbare logiche della ‘ndrangheta, nel tentativo di sventare un’estorsione, non è stato inutile.