(fonte www.corrieredellacalabria.it)
Una sentenza definitiva che permette di considerare definitivamente conclusa la vicenda Fortugno, il vicepresidente del consiglio regionale ucciso il 16 ottobre 2005 a Palazzo Nieddu, a Locri, dove si svolgevano le primarie dell’Unione di Prodi: la Cassazione, infatti, ha respinto il ricorso presentato dai legali di Alessandro Marcianò, già caposala dell’ospedale di Locri condannato all’ergastolo e poi al centro di una vicenda giudiziaria che lo aveva visto scarcerato per poi tornare nuovamente agli arresti cautelari (per pericolo di fuga) dopo che la corte d’Appello aveva confermato l’ergastolo.
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Ora l’ultimo passaggio giudiziario: a contrastare le ragioni della difesa di Marcianò, il professor Antonio Mazzone che ha depositato una memoria per ribadire le ragioni della famiglia Fortugno, da lui rappresentata come parte civile; le sue tesi sono state accolte e la drammatica vicenda, dopo quasi 9 anni, può dirsi conclusa. Per il delitto tre persone erano già state condannate all’ergastolo con sentenza passata in giudicato.
LA VICENDA Un nuovo processo si era invece reso necessario per Alessandro Marcianò, ex caposala nell’ospedale di Locri, lo stesso in cui Francesco Fortugno, medico, era primario. L’uomo è ritenuto il mandante dell’omicidio assieme al figlio Giuseppe, per il quale la condanna è diventata definitiva come quella per Salvatore Ritorto e Domenico Audino, ritenuti gli esecutori materiali dell’omicidio.
La Corte di Cassazione, nell’ottobre del 2012, aveva confermato gli ergastoli per Giuseppe Marcianò, Ritorto e Audino, annullando con rinvio quello inflitto ad Alessandro Marcianò. Nel nuovo processo di secondo grado, celebrato davanti ai giudici della Corte d’assise daappello di Reggio Calabria, Alessandro Marcianò era stato nuovamente condannato, il 17 luglio scorso, all’ergastolo e pochi giorni dopo arrestato in esecuzione di un provvedimento emesso della Procura generale di Reggio Calabria.
Secondo alcune tesi, “sconfessate” però dai vari gradi di giudizio e dalla Cassazione, il delitto di Fortugno sarebbe stato di natura politico-mafiosa. Secondo l’accusa, Alessandro e Giuseppe Marcianò avrebbero ordinato il delitto per motivi di rancore, provati da Alessandro verso Fortugno. La “colpa”`di Fortugno? Essere stato eletto al consiglio regionale calabrese con la Margherita al posto di un altro candidato, Domenico Crea, sostenuto dallo stesso Marcianò. Ma che nell’inchiesta sul delitto non è mai stato coinvolto.