di Gianluca Albanese (Video di Enzo Lacopo)
LOCRI – «Le sentenze passate in giudicato e con le quali sono stati condannati i miei assistiti Alessandro e Giuseppe Marcianò, non rendono giustizia alla verità storica sull’omicidio dell’allora vice presidente del consiglio regionale Franco Fortugno. Molti hanno parlato di ben altri scenari e tutti hanno diritto di conoscere la verità su uno dei delitti più efferati ma anche dei più grandi misteri della nostra storia».
Pino Mammoliti, avvocato penalista, ha convocato d’urgenza nel proprio studio gli organi di stampa per spiegare che «La nuova ondata di verità sollevata dal parlamentare napoletano Marco Di Lello, segretario della commissione parlamentare antimafia e coordinatore dei socialisti eletti nelle liste del Pd, merita da parte nostra un ulteriore sforzo per arrivare alla ridefinizione di un caso che una parte della magistratura ha inteso frettolosamente sviluppare e archiviare con la condanna, passata in giudicato, dei miei assistiti».
Non è la prima volta che Mammoliti, nella sua attività professionale, tira fuori l’esigenza di rivisitare la vicenda processuale dell’omicidio Fortugno. Stavolta però riferisce di aver trovato un alleato nel parlamentare Di Lello (anch’egli di professione avvocato) tanto che ha detto che «Trasmetterò quanto di mia conoscenza sulla vicenda a tutti i membri della commissione parlamentare antimafia, al fine di fare riaffiorare quegli elementi di assoluta rilevanza per troppo tempo sommersi».
A quali elementi si riferisce Pino Mammoliti? Non si tratta di cose inedite, ma lui le ribadisce. «Dai tre soggetti d’interesse investigativo ripresi e fotografati a Reggio Calabria il 16 ottobre del 2005, giorno dell’omicidio Fortugno: anche se non c’è l’audio del filmato, ritengo – ha detto Mammoliti – che dalla lettura dei loro labiali possono emergere elementi nuovi», alle dichiarazioni rese dal pentito Annunziato Zavettieri «Che riferì – ha detto Mammoliti – che i mandanti dell’omicidio Fortugno erano da ricercare tra le cosche della Reggio che conta», fino a quanto dichiarato in un’aula di tribunale dal ristoratore di Mammola Nicodemo Spatari, che riferì che il 16 ottobre del 2015 Giuseppe Marcianò e i suoi familiari erano a pranzo nel suo ristorante nelle ore più prossime al delitto».
Quanto basta, insomma, per riaccendere l’attenzione mediatica sulla vicenda, secondo quanto dichiarato dall’avvocato Mammoliti nel video integrale della conferenza stampa, che proponiamo alla vostra visione: