di Gianluca Albanese
SIDERNO – Sembra assumere i contorni di un vero e proprio delitto di ‘ndrangheta l’omicidio del 45 enne (avrebbe compiuto 46 anni a luglio) Carmelo Muià, detto “Mino”, l’imprenditore e sorvegliato speciale di P.S. ucciso questa sera dopo che da un paio di lustri non succedevano fatti di sangue a Siderno, città a vocazione commerciale e comune più popoloso della Locride nel quale vige (o vigeva) una vera e propria “pax” mafiosa e le cui principali consorterie criminali erano state pesantemente colpite dalle indagini compiute dalle forze dell’ordine e dalla magistratura ( in particolare dalla DdA di Reggio Calabria) a seguito delle operazioni condotte dal 2010 ai giorni nostri.
La foto che abbiamo tratto dal profilo Facebook della vittima, ritrae Mino Muià in un momento di serenità familiare, dopo che nel giugno del 2016 era tornato in libertà su decisione della Corte d’Appello di Reggio Calabria a seguito dell’istanza prodotta dagli avvocati Antonio Speziale, Alfredo Gaito e Angelica Commisso.
Muià, che secondo le intercettazioni acquisite nel processo che prese le mosse dall’operazione “Morsa sugli appalti pubblici”, avrebbe tentato d’imporre l’acquisto di carne a un importante supermercato cittadino, negli ultimi tempi faceva il macellaio sempre nel settore della grande distribuzione a Siderno, ed era solito spostarsi in bicicletta.
Proprio mentre rincasava in bici, è stato colpito mortalmente sottraendolo all’affetto della sua giovane famiglia.
La stessa vittima, nel corso delle indagini del processo “Crimine” era stata più volte intercettata mentre raccoglieva le confidenze del boss Giuseppe Commisso classe ’47 detto “il mastro”, captate dagli inquirenti all’interno della lavanderia “Ape Green” del centro commerciale “I Portici” , che avrebbero messo in luce il suo presunto ruolo di boss della ’ndrina della periferica contrada Ferraro.
Un agguato mortale, quello compiuto questa sera, che getta ombre di viva preoccupazione a Siderno, laddove gli omicidi di ‘ndrangheta sembravano un lontano ricordo. Nei mesi passati, un terreno di sua proprietà era stato destinato dal Comune, dopo essere stato confiscato, ad accogliere un canile municipale.
Saranno le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Locri, in stretto contatto con la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a chiarire il movente dell’omicidio, sulla cui matrice mafiosa sembrano esserci pochi dubbi.
mi sto domandando dov’è andato a finire LUNGOMARE di Siderno ?qualcuno sa qualche cosa .Zona sbarre fogna a mare …..