(foto e video di Enzo Lacopo)
di Carabinieri Gruppo di Locri
Nelle prime ore di stamane, in San Luca (RC), i Carabinieri del Gruppo di Locri, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” e della Compagnia Speciale e del Nucleo Cinofili del Gruppo Operativo “Calabria” di stanza in Vibo Valentia, hanno dato esecuzione a un provvedimento di custodia cautelare emesso dal Giudice per le Indagini per Preliminari del Tribunale di Locri, su richiesta di quella Procura della Repubblica, nei confronti di altrettante persone da sottoporre, rispettivamente, 2 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e uno all’obbligo di presentazione alla P.G. e di dimora, indagate, a vario titolo ed in concorso fra loro, per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope. Si tratta di:
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Giuseppe Brancatisano, cl. 1960 – custodia cautelare in carcere;
Sebastiano Pelle, cl. 1997 – custodia cautelare presso istituto penale minorile;
Antonio Brancatisano, cl. 1981 – arresti domiciliari;
Domenico Pelle, cl. 1965 – arresti domiciliari;
Sebastiano Pelle, cl. 1994 – arresti domiciliari;
Michele Strangio, cl. 1986 – arresti domiciliari;
Giovanni Giorgi, cl. 1980 – obbligo di dimora e di presentazione giornaliera alla p.g..
DI SEGUITO LE FOTO
L’operazione – convenzionalmente denominata “Jamaica” proprio per la florida attività di coltivazione che, per estensione, è stata assimilata dagli operanti a quella tipica dell’omonimo Paese caraibico:
trae origine da un’indagine avviata nel 2014 dalla Stazione Carabinieri di San Luca, condotta in stretta sinergia e collaborazione con i militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”;
ha consentito, anche grazie all’ausilio specialistico di personale dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, di localizzare in pieno Aspromonte, in zone impervie e difficilmente accessibili, numerose piazzole realizzate dagli odierni arresati per coltivarvi piante di canapa indiana.
Le piantagioni, facilmente mimetizzabili e occultabili tra la fitta e rigogliosa vegetazione tipica dell’Aspromonte, oltre che dotate di ogni accortezza finalizzata ad evitare l’accesso di “estranei” – maggiormente utilizzati per lo scopo erano sistemi di videosorveglianza con “foto-trappole” (sistema di controllo mutuato dal “fototrappolaggio”, tecnica utilizzata per realizzare foto o video di animali – tipica dei documentari – mediante apparati dotati al loro interno un sensore a infrarossi passivo che rileva il passaggio di un animale o di una persona davanti all’obbiettivo, provocando lo scatto della foto o l’inizio di un filmato) e punti di osservazione realizzati su promontori molto distanti e avvolti da folte piante – erano organizzate in “filari” di minimo 20 piante ciascuno ed irrigate con impianti c.d. “a goccia”, alimentati da sorgenti naturali di acqua distanti anche 4 Km (tale sistema riduce notevolmente la necessità di doversi recare in loco per innaffiare e, di conseguenza, di esservi sorpresi all’interno).
L’attività di indagine, condotta prevalentemente con metodi tradizionali, quali servizi di osservazione, pedinamento e rastrellamento, ha consentito nel complesso di:
localizzare, rinvenire e sottoporre a sequestro 9 piantagioni di canapa indiana – in totale 1042 piante – e complessivi 21 Kg di sostanza stupefacente del tipo marjuana, già essiccata e pronta ad essere immessa sul mercato;
trarre in arresto in flagranza di reato per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope 4 soggetti – di cui 2 stranieri assoldati per 30€ – sorpresi a curare 3 piantagioni di canapa indiana (Ahmad Riaz e Asgar Mudassar, nonchè Giampaolo Francesco Pelle Giuseppe);
deferire alla Procura della Repubblica di Locri 11 soggetti, la maggior parte dei quali parenti fra di loro [di essi, 2 sono fratelli (Pelle Domenico e Giuseppe), altri due sono, rispettivamente, padre e figlio (Pelle Domenico e Sebastiano – all’epoca ancora minorenne), e due zii e 3 nipoti (nell’ordine, Brancatisano Giuseppe zio di Brancatisano Antonio, nonché Pelle Giuseppe zio dei 2 Pelle Sebastiano);
quantificare in 173.662 le dosi ricavabili dallo stupefacente sequestrato che, qualora immesso sul mercato, avrebbe fruttato oltre un milione di euro.
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