Fonte: LacNews24.it
Tiene complessivamente l’impianto accusatorio dell’inchiesta “Martingala”, al vaglio di diversi gip chiamati a pronunciarsi sulla convalida dei provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Reggio Calabria nei confronti di 27 persone con accuse a vario titolo che vanno dall’associazione per delinquere, al riciclaggio, alla fittizia intestazione di beni. Sebbene i provvedimenti non siano stati convalidati, infatti, i giudici hanno comunque emesso in diversi casi ordinanze di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari, oltre che di interdizione dal lavoro.
Scimone resta in cella
Innanzitutto la posizione centrale, quella di Antonio Scimone, ritenuto il fulcro dell’inchiesta tanto a Reggio Calabria, quanto a Firenze. Scimone rimane in cella, così come disposto dal gip di Monza, competente per territorio.
Scarcerata, invece, Saveria Mollica, moglie di Scimone e difesa dall’avvocato Cosimo Albanese.
Canale ai domiciliari
Va ai domiciliari l’imprenditore Pietro Canale, titolare dell’omonima impresa attiva nel settore della distribuzione del gas. Difeso dai legali Massimo Canale e Carlo Morace, Pietro Canale è accusato di associazione per delinquere, aggravata dall’aver agevolato la ‘ndrangheta, nonché dei reati di autoriciclaggio e reimpiego di capitali. Il gip Aragona, però, non ha convalidato il fermo e non ha emesso ordinanza di custodia cautelare per quanto concerne il reato di associazione per delinquere, mentre ha ritenuto sussistenti le esigenze custodiali per i reati di autoriciclaggio e reimpiego di capitali.
Le altre posizioni
Il gip di Reggio Calabria, Domenico Santoro, ha disposto gli arresti domiciliari per Piefrancesco Arconte, Carmelo Caridi (cl. ’73), Giuseppe Pulitanò (cl. ’74). Nei confronti di Domenico D’Agostino (cl. ’85), il gip ha deciso per la misura dell’obbligo di dimora. Domiciliari anche per Teresa Chirico, Pietrangelo Crocè e Domenico Mordà.
Il dipendente di banca
Esce dal carcere, invece Tindaro Giulio Barbitta, dipendente di banca, accusato di aver agevolato con la sua condotta l’imprenditore Mordà. Per lui, il gip Maria Cecilia Vitolla non ha convalidato il fermo ed ha emesso un’ordinanza di divieto temporaneo di esercitare la professione bancaria per il periodo di dodici mesi. Secondo il gip, infatti, bisogna tenere conto che Barbitta, difeso dall’avvocato Pasquale Foti, «poneva in essere le condotte contestate, seppur di significativa rilevanza, esclusivamente nell’ambito dell’attività professionale bancaria svolta dallo stesso». Per il gip, dunque, l’interdizione dal lavoro appare «atta ad impedire all’indagato lo svolgimento della professione nell’ambito della quale maturavano le condotte delittuose e a recidere il collegamento reiterativo e così determinate un concreto effetto dissuasivo e, quindi, una rilevante diminuzione della possibilità di recidiva».
I provvedimenti di Palmi e Locri
A Palmi, il gip Massimo Minniti non ha convalidato il fermo ed ha emesso un’ordinanza di arresti domiciliari per Giorgio Morabito, difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Gianni Piccolo. Il gip di Locri, Mario La Rosa, invece, ha scarcerato Domenico Brizzi, fratello dell’attuale sindaco di S. Ilario dello Ionio, accusato di autoriciclaggio aggravato dall’aver agevolato la ‘ndrangheta. Restano in cella, invece, Giuseppe Pulitanò (cl. ’88) e Ferdinando Rondo (cl. ’74). Domiciliari per Pasquale Barillà e Antonio Lizzi.
Il gip di Locri, Domenico Di Croce, invece, ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere per Giuseppe Nirta (cl. ’76). Vanno ai domiciliari Antonio Nicita e Bruno Nirta. Scarcerati Roberto Simone Argirò, e Francescattilio Scimone.
Fin qui le decisioni dei gip di Reggio Calabria, Palmi e Locri, oltre che quello di Monza che ha deciso per la posizione più delicata ossia quella di Antonio Scimone.
Consolato Minniti -lacnews24