di Oipa
TRENTO – Quello di sabato scorso di cui è stato vittima a Mezzana (Trento) l’orso M90 è solo l’ultimo di una lunga serie d’investimenti di orsi in Trentino. I dati ufficiali dei Rapporti Grandi carnivori, redatti dal Servizio Faunistico della Provincia Autonoma di Trento dal 2007 al 2022, attestano 52 investimenti. Dei plantigradi non uccisi nell’impatto spesso non si sa nulla: in molti casi i Rapporti si limitano a dichiarare “l’orso si è allontanato”.
Lo rende noto l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).Questa è una delle conseguenze dei deficit di gestione del Progetto Ursus, dichiara l’Oipa. Di certo l’allestimento di ecodotti, passaggi riservati alla fauna selvatica che permettono di evitare molti incidenti stradali, avrebbe ridotto i danni agli automobilisti e soprattutto avrebbe salvato molte vite animali.
Spesso non si sa più nulla dei plantigradi che, dopo l’impatto, si allontanano rientrando nei boschi con probabili ferite, fratture, emorragie.Nel caso di M90, incidentato sabato scorso, la Provincia autonoma di Trento si limita a dichiarare in una scarta nota che “gli accertamenti compiuti dal Corpo forestale trentino hanno consentito di appurare l’allontanamento dell’animale nei boschi. Resta attivo il monitoraggio dell’orso”.
Si legge nel Rapporto Grandi carnivori 2022 (pag. 43): “Gli investimenti di orsi costituiscono situazioni potenzialmente emergenziali, in quanto plantigradi eventualmente feriti che stazionano nei pressi delle strade possono creare condizioni di pericolo. Per tale motivo, le segnalazioni di investimento necessitano di immediate verifiche della squadra di emergenza e dell’unità cinofila”.In questo contesto “emergenziale”, l’Oipa chiede all’Amministrazione guidata da Maurizio Fugatti di sapere l’esito del monitoraggio annunciato, dato che M90 è dotato di radiocollare, grazie al quale è stato identificato.
«Torniamo a evidenziare quanto sia incoerente, da parte del presidente Fugatti, affermare di volere una migliore convivenza con i grandi carnivori diminuendo la presenza gli esemplari e, dall’altro, dice ‘no’ ai corridoi faunistici, aree di connessione ecologica che permettono agli animali di spostarsi tra diverse zone, evitando l’isolamento delle popolazioni e, nelle aree in cui l’urbanizzazione e le infrastrutture possono interrompere le rotte naturali di spostamento degli animali, diminuirebbero gli incidenti come quello di cui è stato vittima sabato, da ultimo, M90», commenta il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.