di Redazione
LOCRI – Nei giorni immediatamente precedenti la manifestazione a difesa dell’ospedale di Locri, in programma sabato 17 alle 9 con concentramento davanti al palazzo di Città, continua a tenere banco nella Locride il dibattito sullo stato della sanità nel comprensorio. Nei giorni scorsi abbiamo ospitato le voci delle tante associazioni ed enti che aderiranno alla manifestazione. Oggi diamo voce ad una testimonianza che non depone a favore del nosocomio locrese.
Riguarda la vicenda del sessantenne gioiosano P.C., ricoverato, stando a quanto dichiarato dalla moglie a Lente Locale, «Lo scorso 3 agosto alle 18» con «Forti dolori alla mandibola e la quasi impossibilità ad aprire la bocca e con dolori al torace e alle spalle. Dopo i dovuti accertamenti – ha riferito la moglie di P.C. – durati fino alle ore 6 del 4 agosto, mio marito veniva dimesso con il “consiglio” di andare a farsi una visita otorinolaringoiatrica e odontoiatrica e rimando al medico curante per competenza. Ingresso con codice giallo, uscita con codice verde».
Tuttavia, come evidenzia il racconto della signora, durante la notte la situazione non è migliorata, tanto da indurre i familiari di P.C. a ricoverarlo nel nosocomio di Polistena, laddove comunicano che il paziente «E’ affetto – riferisce la moglie di P.C. – da infezione tetanica». «Le speranze che ci danno – continua il racconto – sono limitatissime, pochissime. ci dicono che è gravissimo. Di prepararci al peggio».
Per fortuna, non è andata così.
Anzi, come spiega la moglie di P.C. «Dal 5 di agosto e per 12 gironi mio marito è rimasto in coma farmacologico, in data 20 settembre c.a. il dottor Forte, primario del reparto di Rianimazione, scioglieva la prognosi dopo un’assistenza a dir poco eccezionale sia come professionalità che come rapporti umani di tutto il reparto. Dopo 48 giorni, il lieto fine, la mattina del 22 settembre mio marito è stato dimesso, anche se necessita di assistenza e riabilitazione domiciliare continua. Ma l’infezione tetanica è stata debellata e quel che più conta è in famiglia con noi».
Dopo il lieto fine della vicenda, però, la signora R.M.G. moglie di P.C., si pone alcuni interrogativi.
«Domando e ci domandiamo tutti i familiari: il personale di turno del giorno 3 e 4 agosto del pronto soccorso dell’ospedale di Locri, ha fatto il proprio dovere? Poteva fare di meglio? Se così fosse voglio risposte precise. Voglio sapere se c’è stata responsabilità, superficialità, noncuranza o altro».
Quesiti, questi, che la signora R.M.G. si pone, aggiungendo che «Non sono certo io a dare suggerimenti, ma che si intervenga per tutelare la sanità del nostro territorio».
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