R. & P.
Continua la lenta agonia dell’ospedale di Locri.
Se nella nostra nazione esistesse il diritto all’eutanasia, probabilmente il nostro ospedale sarebbe il primo “paziente” ad usufruirne.
In verità, è ormai chiaro a tutta la collettività locridea che il desiderio di chi lavora nell’ombra sarebbe proprio quello di chiuderlo definitivamente.
Assistiamo ad un costante depotenziamento, alternato da fugaci e maldestri tentativi istituzionali che, seppur mossi da nobili presupposti verbali, risultano essere “piccole iniezioni di morfina” ad una struttura allo stadio terminale.
Purtroppo, quello che doveva essere un presidio fondamentale per la sanità pubblica sembra essersi trasformato nel perenne palcoscenico di chi, da anni e a cadenza stagionale, propina battaglie mediatiche incentrate sull’urlo libero, senza ottenere nessun risultato.
Fino ad oggi è mancata una visione strategica e programmatica, come se la sanità non fosse un interesse legittimo di tutti, ma piuttosto un diritto ad orologeria di chi, sfortunatamente, ha la necessità di accedere alle cure mediche.
In un territorio simbolo a livello nazionale della lotta dei diritti e dei valori, la tanta agognata normalità sembra essere un miraggio.
Nella sintomatica e cronicizzata “Italia a due velocità”, il nostro territorio è riuscito ad essere l’eccezione negativa in ambito sanitario e sociale.
Dimostrazione di questo fenomeno, è il recente atto di danneggiamento perpetrato nei confronti dell’automobile del dott. Antonio Musolino, nominato dirigente della Pediatria di Locri, al quale va la nostra piena solidarietà.
Nonostante le continue battaglie contro la deriva culturale, ci rammarichiamo che esistano ancora oggi individui capaci di tali deplorevoli gesti.
Condanniamo fermamente quanto avvenuto, denunciando con forza la necessità che si faccia luce su tali avvenimenti che, purtroppo, ancora si verificano nel nostro territorio.