di Antonio Baldari
STILO – La domanda del cronista è stata semplice e diretta: “Cosa farà la diocesi per quanto riguarda l’invito lanciato da Papa Francesco di accogliere una famiglia di profughi per ogni parrocchia? E le confraternite, in tutto questo, che ruolo avranno?”; di primo acchito monsignor Oliva, vescovo della diocesi di Locri-Gerace, è rimasto in punta di piedi, quasi non si aspettasse che gli venisse rivolta una tale domanda, nell’ambito dell’incontro con le Confraternite diocesane per il 15mo cammino di fraternità, ma poi ha paternamente inteso rassicurare dell’impegno di tutti “Sin dal prossimo incontro, lo mettiamo in agenda dal prossimo mese di ottobre perché non possiamo voltarci dall’altra parte, l’invito di papa Francesco va certamente accolto” – ha affermato il presule.
E quindi anche la diocesi locridea si prepara ad accogliere i profughi di cui dovesse presentarsi necessità su scala nazionale, come del resto si sostiene giorno dopo giorno in tutto il continente, la Vecchia Europa che, finalmente, ha preso coscienza del reale problema che attanaglia tutte le nazioni e non, come si era provato a far passare quale negativo messaggio fino ad un paio di mesi fa, soltanto l’Italia visto che i cosiddetti “viaggi della speranza” si concludevano in Italia, a Lampedusa, in Puglia o sulle coste della Calabria; oggi si ragiona in termini molto più ampi ma, a tale riguardo, colui il quale ha voluto assumere un atteggiamento chiaro e senza interpretazione alcuna è stato ancora una volta lui, papa Francesco, il Sommo Pontefice che qualche domenica fa ha rivolto un invito che o lo si accetta o non lo si accetta, con tutte le conseguenze del caso visto il ruolo caritatevole a cui è chiamata proprio la Chiesa.
E che in ogni circostanza pubblica anche il vescovo Oliva non manca di sottolineare ogni qualvolta ne ha la possibilità, e sono stati veramente tanti i momenti in cui il pastore delle anime locresi è stato presente all’accoglienza di profughi e/o migranti nei vari Comuni del comprensorio, a cominciare da Stilo pochi giorni dopo la sua intronizzazione quale vescovo di Locri-Gerace, nella struttura di contrada Caldarella dove vennero accolti 50 uomini provenienti dal Bangladesh e curati grazie anche all’apporto dell’associazione “Ricominciare a vivere” di Camini; oggi, Oliva desidera incentivare soprattutto il ruolo della delle parrocchie, della Caritas diocesana, delle associazioni ed in ultimo, ma non per questo meno importanti, le confraternite, organizzazioni formate da laici e quasi tutte nate a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo “Con lo spirito della carità e della fraternità – ha sottolineato Oliva proprio a Stilo nel sopraccitato meeting con le confraternite – valuteremo anche il loro coinvolgimento quale impegno anche in vista del Giubileo della Misericordia, che sarà aperto il prossimo 8 dicembre e avrà la durata di un anno, che ci porterà a prenderci cura soprattutto dei più bisognosi, nel corpo e nello spirito”.
Per una diocesi di Locri-Gerace sempre più accogliente e disponibile verso i più deboli.