In occasione della Giornata Internazionale della donna, si celebra il riconoscimento alla stessa dei diritti sul piano civile, politico ed economico all’esito di lotte che, per secoli, sono state portate avanti dalle donne e dai relativi movimenti. Naturalmente, si ricordano anche le discriminazioni e le violenze di cui sono state oggetto, e sono ancora, in tutte le parti del mondo.
Il dibattito politico più recente, sia a livello nazionale che regionale, ha dedicato grande attenzione al tema delle donne e delle gravissime divergenze che esistono tutt’oggi quando si tratta di accostare il “gentil sesso” alle problematiche del lavoro, di rapportarlo a posizioni ed incarichi di supremazia – anche in politica – ed alle lacune e difficoltà economiche che variano in ragione del territorio.
Nel frattempo, l’opinione pubblica manipola coscienze intorpidite allorquando si tratti di Omosessualità & Dintorni, quali “madri surrogate” e “uteri in affitto” e si finisce col minimizzare od oscurare lo scempio delle aggressioni sessuali di Colonia, delle bambine vendute come spose, di donne ridotte in schiavitù e costrette alla prostituzione o vittime di pratiche che trovano “fondamento etico” in arcaiche interpretazioni della religione. Vergognoso!
Aggiungasi ancora che, oggi, a quasi 40 anni dall’approvazione della legge che, nel nostro Paese, disciplina l’interruzione di gravidanza, l’aborto è tornato ad essere clandestino per troppe. L’obiezione della stragrande maggioranza dei medici ginecologi nelle strutture sanitarie pubbliche determina di fatto la negazione del diritto alla salute delle donne. E’ vero che è necessaria un’opera di prevenzione ma è innegabile la gravità della cancellazione di un diritto sancito da una legge dello Stato; un diritto raggiunto alla fine di un percorso di lotte durissime. Si nega il diritto alla scelta delle donne, mai fatta né vissuta a cuor leggero.
Le riforme – pur in atto – non possono eludere questi dati drammatici, che ci dicono che puntare alla crescita vuol dire, soprattutto qui al Sud, leggere il punto di vista, le potenzialità ed i problemi delle donne.
Non si tratta di problemi di parte – geografici, di genere o anche generazionali – ma di istanze che chiedono di rimodulare complessivamente la strategia e la qualità dello sviluppo, puntando anche sulle infrastrutture immateriali, rilanciando la costruzione di un welfare moderno (pensiamo al caso degli asili nido e di quanto sarebbe necessario che questi investimenti uscissero dal patto di stabilità), lavorando sulle condizioni non economiche dello sviluppo, sul terreno dei diritti, della legalità, della sicurezza.
La crisi non è stata di certo un incidente di percorso, ma il frutto di impostazioni sbagliate, di riforme mancate. Le donne hanno pagato il prezzo della crisi e stanno sostenendo i costi del risanamento. Un gran numero di esse rimane in casa e spende tutte le sue energie -fisiche e spirituali- nella sfiancante, monotona ed esclusiva ripetizione dei lavori domestici.
La donna che lavora fuori casa, poi, non per questo ha una piena vita sociale: quando esce dalla fabbrica o dall’ufficio, inizia il suo lavoro domestico. Un lavoro che fa gravare sulle sue spalle non solo i “doveri pratici” connessi alle cure familiari, ma anche quelli “morali”: preoccupazioni e attenzioni per figli e marito, residuando poco o nulla per l’eventuale integrazione sociale o politica della stessa.
Per questo sarebbe importante affrontare il capitolo delle donne, a partire dal Mezzogiorno, attraverso la convocazione di un tavolo con le forze sociali, sindacati, enti locali e aprendo una grande discussione politica. Perché non provare a costruire, ad esempio, una vera Conferenza Nazionale sul lavoro delle donne in grado di andare oltre le analisi e capace di offrire strumenti concreti capaci di aggredire il nodo dell’occupazione, delle discriminazioni, dei pregiudizi?
Solo la politica, a modesto e romantico parere di chi scrive, può garantire alle donne il superamento di una tensione tra universi assoluti, per provare a vivere al crocevia di due mondi, abitando la dimensione dell’impegno lavorativo e politico, senza mai dimenticare l’altra dimensione intima, fatta di famiglia, amicizie, ecc.
Alle donne, nella politica e nei partiti, spetta il compito di accompagnare, orientare e costruire partecipazione e consenso intorno a questo processo, stuzzicando le radicalità patriarcali e reagendo, ostinatamente, ai ritmi, alle liturgie ed agli stereotipi di una società tutt’altro che laica.
Al Circolo del Partito Democratico di Siderno l’onere e l’onore di consegnare questi spunti di riflessione, augurando alle donne un sereno 8 marzo 2016.
Il Circolo del PD di Siderno
Il gruppo consiliare Pd
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