SIDERNO – Per ora è soltanto un tam-tam tra commercianti, che oltre al passaparola si affidano ai social network e alle e-mail, ma ben presto potrebbe diventare una protesta eclatante di tutti gli operatori economici del settore agroalimentare, che si ritengono ingiustamente colpiti dalla nuova normativa che disciplina i contratti che hanno ad oggetto la cessione di prodotti agricoli e alimentari, come dal dettato normativo dell’articolo 62 del Decreto Legge 1/2012, entrato in vigore lo scorso 24 ottobre. E, da quanto siamo riusciti ad apprendere, la protesta nei confronti di un provvedimento a carattere nazionale, intende partire proprio dalla Locride, una delle terre più povere ed economicamente sottosviluppate, i cui commercianti del settore patirebbero le conseguenze più gravi tanto da costringerli a tagliare i già pochi posti di lavoro per quella che definiscono come l’oggettiva impossibilità di adempiere nei termini previsti alle proprie obbligazioni. Ma prima che la protesta per un provvedimento che definiscono come “passato quasi sottotraccia” venga allo scoperto, è il caso di ricordare i contenuti essenziali di questa normativa, approvata in circostanze contingenti che avrebbero impedito, secondo Confcommercio, di compiere un adeguato esame, da parte del Parlamento, delle problematiche sollevate, ed hanno indotto il Governo a ricorrere allo strumento della fiducia ai fini dell’approvazione definitiva del provvedimento in oggetto. Propro così, il Ministero per le Politiche Agricole, nel mirino dei commercianti in fase di organizzazione unitamente ai parlamentari che hanno approvato il provvedimento, ha inteso emanare lo stesso, applicandolo a tutti gli operatori del comparto alimentare, a prescindere dalla posizione rivestita nell’ambito della filiera di riferimento, comprendendo, nell’elenco dei generi utili a includere i commercianti nel comparto agroalimentare, anche le bevande, le gomme da masticare e qualsiasi sostanza, compresa l’acqua, intenzionalmente incorporata negli alimenti nel corso della loro produzione, preparazione o trattamento, escludendo dall’applicazione della norma tutte le fattispecie di vendita al dettaglio al consumatore finale, compresa la modalità cash and carry. Nel prevedere l’obbligatorietà della forma scritta delle transazioni, l’intero provvedimento mira a colpire le cosiddette “condotte commerciali sleali”, quelle per intenderci, tese a imporre direttamente o indirettamente, condizioni di acquisto, di vendita o altre condizioni contrattuali «ingiustificatamente gravose, nonché condizioni extracontrattuali e retroattive, «solitamente imposte dalla grande distribuzione ai fornitori, vietando altresì «la previsione dell’obbligo a carico del venditore di un termine minimo, successivo alla consegna dei prodotti, decorso il quale sia possibile emettere la fattura». Ma da quanto siamo riusciti ad apprendere, al di là dell’impianto generale della normativa, il punto maggiormente discusso sarebbe quello relativo al termine legale per il pagamento, fissato in 30 giorni per le merci deteriorabili e in 60 giorni per tutte le altre merci, a decorrere dall’ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura, il cui mancato rispetto, «oltre a far scattare gli interessi di mora» «viene altresì sanzionato con una sanzione amministrativa pecuniaria da 500 fino a 500.000 euro, in ragione del fatturato del’azienda, della ricorrenza e della misura dei ritardi». Un grosso problema, secondo i commercianti locridei, che ritengono l’imposizione del termine di pagamento così rigido come un’indebita intromissione in un rapporto privatistico tra operatori del settore, che riuscirebbero a tenersi a galla concordando col fornitore i termini di pagamento che , in genere, sarebbero raddoppiati rispetto a quelli imposti dalla normativa. Insomma, c’è tutto un tessuto connettivo fatto di medie e soprattutto piccole imprese che non reggerebbero l’impatto della normativa entrata in vigore da qualche settimana, e che avrebbero grosse difficoltà a far quadrare i conti, considerata pure l’atavica difficoltà di accesso al credito da queste parti. Ecco perchè è partito il tam tam teso, nell’immediato, a coinvolgere i colleghi di tutta Italia nelle varie occasioni d’incontro a livello nazionale (una folta delegazione partirà per Roma il prossimo 21 novembre agli Stati generali del vending di Confida nella sede di Confcommercio), ma è ufficialmente partita la raccolta di adesioni alla manifestazione nazionale che s’intende realizzare prima delle feste natalizie proprio nella Capitale, quando decine e decine di autobus partiranno per condurre i manifestanti sotto la sede del Ministero delle Politiche Agricole, per far sentire la voce di salumieri, macellai, ortolani e tutti i rivenditori e industriali del settore agroalimentare, al fine di ottenere una proroga dei termini o la sospensione del provvedimento stesso, specie della parte che impone termini di pagamento così rigidi. Per aderire alla raccolta firme contro il provvedimento, e soprattutto alla manifestazione che s’intende realizzare a Roma entro il mese di dicembre, è stato predisposto l’indirizzo di posta elettronica protestaagroalimentare@gmail.com e sarebbero già parecchie le adesioni pervenute.
Siderno, storico studio legale assume nuovi avvocati
Lo storico studio legale di Siderno assume avvocati specializzati in diritto civile e penale. Posizione stabile in un contesto prestigioso...