di Emanuela Alvaro
PALIZZI – A contendersi lo scranno più alto, una donna, Mariella Bevilacqua che, nell’intervista che segue si è raccontata e ha spiegato cosa per lei è importante perché il paese cambi prospettiva.
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Ci parli di lei: Passato, presente e futuro, da candidato a Sindaco, ma prima di tutto da cittadino.
Subito dopo essermi laureata in Scienze Politiche all’Università di Messina, mi sono trovata a prendere una decisione molto difficile: lasciare la Calabria e la mia Palizzi e costruirmi una carriera professionale o rimanere in questa terra bellissima, ma sfortunata e dileggiata. Ho scelto a tempo pieno nell’impresa più importante della mia vita: formare una famiglia e stare accanto a mio marito che, nel frattempo, aveva trovato un posto di lavoro a Reggio Calabria. Dopo pochi anni sono nate le mie due figlie, Irene e Ilaria, che mi danno ancora la forza di adempiere con serenità al dovere di cittadina attiva nella nostra piccola comunità. La formazione politica è quella del mondo cattolico: sono stata responsabile per il Meridione della Fraternità Preziosina del Preziosissimo Sangue di Monza per molti anni, dirigente della DC, del PPI e poi segretaria del circolo di Palizzi della Margherita. Ho concorso, insieme a molti amici, alla creazione del Partito Democratico al quale, poi, non mi sono iscritta per il perdurare di una sorta di guerra tra bande che non mi appassionava e ancora non mi appassiona.
Quali sono state, a suo avviso, le occasioni perse in passato, quello su cui si dovrà lavorare nel presente per ottenere un futuro diverso per la Città.
Non riuscire ad accompagnare la trasformazione di un’economia prevalentemente agricola in quella dei servizi, specialmente il turismo che con il boom economico degli anni sessanta avrebbe potuto coinvolgere e sostenere i settori tradizionali che stavano andando in crisi. Abbiamo subito l’impatto devastante della seconda ondata dell’emigrazione perdendo in quarant’anni metà popolazione residente e il nostro capitale umano da risorsa è diventato il maggiore dei problemi. Lentamente, ma inesorabilmente, sono calati i consumi interni a danno del commercio, il settore dell’artigianato è assestato in prossimità dello zero e tutta l’economia di Palizzi si è messa a ruotare intorno all’edilizia. Il risultato è stato l’abbandono del patrimonio storico urbano, lo sviluppo caotico delle seconde e terze case sulla fascia costiera, la polverizzazione dei servizi primari e secondari, sempre più sovradimenzionati e con costi di gestione insopportabili per un bilancio comunale povero di entrate finanziarie autonome e ordinarie. Lo spopolamento delle campagne, oltre a privare il nostro territorio del presidio umano ha contribuito a mettere in crisi tutta l’economia urbana. Un effetto a cascata che, nei tempi medio lunghi, si è rivelato mortale.
Il punto di partenza da cui (ri)partirà la sua lista, se otterrà la fiducia dei concittadini.
Cercare di invertire la tendenza che ci ha portato sull’orlo del fallimento sociale, prima che economico e finanziario. La proiezione demografica su Palizzi è sconfortante. Tra dieci anni avremo il raddoppio della popolazione anziana e con nuclei familiari con meno di due persone. Già si può fare una previsione attendibile per i prossimi anni: pochi nati comprometteranno la permanenza delle classi della scuola dell’obbligo, almeno a legislazione vigente. Questo significherà maggiori oneri per il trasporto scolastico, servizi di assistenza e, soprattutto, un ulteriore carico finanziario per le famiglie. Bisogna riportare al centro del dibattito politico e dell’impegno amministrativo la ricostruzione del tessuto sociale sfilacciato, strutture e infrastrutture che servono alla comunità dei residenti facendo una mappatura veritiera dei problemi da affrontare in campo socio-sanitario e assistenziale, incentivare l’economia locale con la creazione di nuovi servizi di supporto tecnico e tecnologico (la rete informatica è quasi inesistente nel territorio), sviluppare il terzo settore che già oggi è l’impresa economica con il maggiore tasso di occupazione, basti pensare che le cooperative che gestiscono una casa per anziani e una per disabili hanno in organico il doppio del personale della stessa amministrazione comunale. Bisogna cominciare a parlare il linguaggio della verità: non serve buttarsi a corpo morto su ogni filone di investimento per compilare una lista di soli appalti se poi le opere non servono all’economia e alle persone, distruggendo territorio e ambiente.
Un obiettivo da raggiungere nel primo anno e che per Lei cambierà nel complesso l’immagine esterna della Città e la percezione interna degli abitanti.
Un’opera imponente di manutenzione straordinaria della rete idrica urbana, completare il ciclo della raccolta dei rifiuti solidi urbani con l’innesto della differenziata, ripensare il sistema depurativo per tutti i centri abitati del comune e riorganizzare il settore della fiscalità, rendendola più trasparente, equa e sostenibile. Troppe disattenzioni portano a costi più alti, conflitti sociali latenti, aumentano la distanza tra istituzione amministrativa e cittadinanza, coprono privilegi e rendite di posizione inaccettabili. La trasparenza, come la verità può anche avere un costo elettorale per chi propone queste piccole grandi cose da fare immediatamente, ma non si rincorre il risanamento e la stabilità camminando su un labile filo di lana sospeso nel vuoto della paura. Poi, ci sono i grandi temi della programmazione urbanistica ed economica da affrontare nell’ambito del nuovo Piano Strutturale Associato, il completamento delle opere pubbliche che necessitano di corposi investimenti per renderli fruibili alla cittadinanza, rompere l’isolamento fisico del territorio comunale con il completamento della viabilità verticale mare monti e affrontare immediatamente con l’Anas il problema della ripresa dei lavori della variante di Palizzi che, dopo il crollo di una canna di galleria, sono diventati più un annuncio che un progetto. Gli svincoli del lotto Palizzi avranno un impatto sulla programmazione degli interventi sulla viabilità di accesso al centro abitato di Palizzi Marina che vanno ad aggiungersi a quelli della sistemazione della rete interna. Il programma è un work in progress. Non tutto sarà possibile realizzare nell’arco quinquennale del mandato amministrativo e non tutte le opportunità possono essere previste in largo anticipo con un ambiente giuridico ed economico in grande trasformazione. Palizzi sarà forte se la costa e collina sapranno integrarsi nell’idea che lo sviluppo ha bisogno del sostegno e la partecipazione attiva di tutta la comunità, politica, economica e culturale. Di questo cominceremo a parlare da subito anche nelle nostre scuole, perché la formazione è il punto nevralgico di ogni connessione con il futuro.
Unione dei Comuni, Servizi associati, assemblea e comitato dei sindaci, società miste e partecipate: servono davvero o c’è qualcosa di cui si potrebbe fare a meno?
L’esperienza del recente passato ci induce ad una grande cautela. L’unione dei comuni, in un territorio come il nostro, imposto dalla legge sfugge alla logica economica e rappresenta, ad oggi, un’altra forzatura politica. Sarebbe più utile incentivare l’unione volontaria in ambiti veramente ottimali per creare le economie di scala alle quali mira. I servizi associati sono, invece, la soluzione più idonea per garantire la quantità e la qualità delle prestazioni. Il fallimento di tutto il resto è pane quotidiano. Meglio stendere un velo pietoso.
Rispetto a qualche anno fa i soldi trasferiti dal governo ai Comuni sono sempre meno, e gli enti pubblici minori si dovranno mantenere con l’imposizione fiscale, spesso vestendo i panni, come nel caso dell’Imu, dei semplici “esattori”. Lo state spiegando in maniera chiara durante la campagna elettorale?
E’ proprio vero. Il centro scarica in periferia la propria responsabilità politica del debito pubblico, però finanzia interventi di dubbia utilità e crea un sistema parallelo per continuare a scialacquare risorse sulla base dei commi alle leggi dai roboanti titoli in neretto. Bisogna anche riconoscere l’inadeguatezza di una struttura politica e burocratica locale ad interpretare efficacemente la responsabilità derivante dall’autonomia anche fiscale ed impositiva. Ritornano gli annosi problemi del conservatorismo burocratico e la saldatura con quello politico che per definizione dovrebbe essere innovativo.
Incarichi e consulenze saranno bandite durante la sua amministrazione o comunque vale la pena far spendere qualcosa in più al Comune pur di migliorare il lavoro della macchina burocratica?
Bisogna concordare un modello organizzativo burocratico basato sulla flessibilità. Diciotto persone a tempo interminato non possono garantire l’efficiente gestione dei servizi e il raggiungimento degli obiettivi programmatici se rimangono ancorati ad una struttura rigida come quella attuale del Comune di Palizzi. Il nostro obiettivo e organizzare uffici temporanei fino al raggiungimento delle finalità del progetto. Dal risultato ottenuto dipenderà anche l’incentivo finanziario che è importante per chi lavora con passione e dedizione. Bisogna riconoscere che si renderà necessario rafforzare alcuni servizi essenziali alla cittadinanza coinvolgendo le cooperative locali e il volontariato. Dove mancano le professionalità si adotteranno i necessari provvedimenti integrativi che dovranno rispondere al criterio della massima economicità. Nel corso di questo mandato saremo costretti ad affrontare il problema del pensionamento di figure apicali e, con la normativa vigente, bisogna pensare per tempo ad una soluzione che non comprometta l’efficacia della gestione amministrativa.
Un errore che non commetterà mai.
Quello di non dire la verità ai cittadini di Palizzi e quello di non riconoscere la bontà delle proposte anche diverse dalla mia. Si viene eletti sindaci per amministrare al meglio il proprio Comune. Alla gente non interessa se sei il più bravo o il più istruito; si accontenta ed apprezza quando riconosce che sei stata utile alla comunità.