di Domenica Bumbaca ed Emanuela Alvaro
LOCRI – Con la notizia dell’avvio della procedura 223, afferente al licenziamento collettivo avviato al call center, coinvolgendo oltre 120 dipendenti, inevitabile lo sconcerto e la paura per il futuro da parte dei diretti interessati, molti dei quali hanno come unico sostentamento economico proprio lo stipendio derivante dal lavoro a Call&Call Lokroi.
“NOI NON SIAMO NUMERI” è l’hashtag che ha iniziato a circolare sui social network e che racchiude preoccupazioni e stati d’animo.
In questi giorni pubblicheremo le storie di alcuni di loro che ringraziamo per averle voluto condividere con noi, ma soprattutto con tutti voi!
Coppia nella vita e a lavoro: ora siamo nei guai. – Anna Maria M.
È iniziato tutto per caso. Ero senza lavoro e mio marito era mal pagato in un autolavaggio lavorando 10/11 ore al giorno. Quando portai il curriculum vitae al call center non ci credevo più di tanto, allora avevo una bimba di due anni e le difficoltà economiche erano molte. Eppure non arrivò tardi la chiamata per il colloquio che andò bene e nel 2007 iniziai a lavorare. Un ambiente sereno e perfetto, da lì a poco anche mio marito ebbe questa possibilità. Siamo stati assunti a tempo indeterminato a novembre 2008 non ci sembrava vero dopo tanti sacrifici avere un lavoro dignitoso. La mia famiglia è cresciuta grazie a Call & Call, ho avuto altri 2 figli e abbiamo finalmente iniziato a vivere serenamente. Qualche intoppo di salute, alti e bassi, ma sempre sicuri che il lavoro ci garantiva tranquillità e momenti di aggregazione e crescita. Fino a quando non abbiamo appreso la notizia. In una terra come la nostra dove troveremo lavoro per dare il necessario ai nostri figli? Mi sento così amareggiata e senza speranze e non voglio pensare che finirà. Cosa dirò ai miei figli che già hanno captato che qualcosa non va? Cosa faremo in casa senza nessun stipendio? Io amo questo lavoro perché è famiglia e vita.
– Senza questo lavoro che futuro potrò garantire a mia figlia? – Nicoletta S.
Sono una mamma di una signorina di dodici anni la quale ha bisogno di crescere tranquilla e spensierata. Grazie all’azienda per la quale lavoro sono riuscita a darle la tranquillità che, da fine giugno, è venuta meno. Mia figlia mi chiede cosa ho ed io non so cosa risponderle e come spiegarle quello che sta accadendo. Se l’azienda per la quale lavoro mi licenzierà mia figlia oltre a perdere la tranquillità, non avrà neanche più una casa nella quale abitare. Con lo stipendio provvedendo al pagamento del mutuo oltre che al sostentamento complessivo della mia famiglia. Attualmente in casa lavoro solo io e la retribuzione che percepisco dal call center è l’unico modo per andare avanti.
Ho visto crescere questa azienda con tenacia e determinazione- Francesca M.
Tutto ha avuto inizio nel lontano 2006. La busta paga non superava i 200 € ma ho tenuto duro con la convinzione che le cose sarebbero migliorate e l’azienda sarebbe cresciuta. Così è stato e da pochi dipendenti Jonitel si è passati alle centinaia di operatori attuali di Call&Call Lokroi. La nostra forza d’animo e il nostro attaccamento all’azienda hanno dato i loro frutti. Grazie a questa realtà in mezzo al nulla di questa terra desolata e abbandonata da tutti, ho avuto la possibilità di creare una famiglia e di sostenerla anche quando mio marito ha perso il lavoro. Questa azienda mi ha permesso anche di affrontare, con una certa tranquillità, le difficoltà che una donna necessariamente incontra quando mette al mondo un figlio.
Non voglio pensare che sia permesso a qualcuno di condannare alla miseria 130 famiglie per “motivi logistici”. Non voglio pensare che, in un mondo dove la gran parte dell’economia ruota attorno al settore dei servizi alla persona, un’azienda di questa portata non riesca a rimediare alla carenza di commesse.
Penso invece che questa decisione estrema possa solo, in breve tempo, portare alla definitiva e totale chiusura del sito produttivo di Locri. Invito infine chiunque abbia la possibilità di porre un freno a questa parabola discendente, a fare di tutto per cambiare le sorti di un’azienda che si è rivelata l’unico faro nella nebbia che ha oscurato l’orizzonte di questo territorio per troppo tempo.
L’armonia lavorativa che ti permette di regalare una vita normale ai tuoi figli- Teresa C.
Sottopagata, stanca, nervosa e insoddisfatta. Questa era Teresa prima del call center, prima di iniziare a lavorare in questa azienda. Un luogo che oggi che ho 41 anni apprezzo più di quando sono arrivata tanti anni fa. E’stato un percorso in salita ma ricco di soddisfazioni principalmente perché ai miei figli non faccio mancare nulla, posso permettermi di mandarli in gita scolastica, acquistare loro ciò di cui hanno bisogno e riuscire a garantire loro gli studi. Uno stipendio regolare e un ambiente armonioso che mi fa stare bene quando sto con i colleghi. Quindi mi rivolgo a chi di competenza affinché si mettano una mano sul cuore per poter vivere e lavorare dignitosamente in questa terra.
Call e Call Lokroi e i suoi punti di forza – Teresa D.
Dopo 10 anni di lavoro, sacrifici e soddisfazioni, oltre a crescere io stessa come persona, donna e mamma ho apprezzato sempre il fatto che all’interno di questa grande famiglia ci fossero sempre punti di riferimento! Sai quanto è importante in qualsiasi campo sentirsi incoraggiato, ascoltato e sostenuto nei limiti del possibile? Ti fortifica, aumenta la stima di te stesso e ti sprona a fare sempre meglio, migliorandoti! Sono fiera di esserci ancora, perché questo posto me lo sono guadagnata! La presenza di alcune persone mi hanno incoraggiata nuovamente e le parole del vescovo, intervenuto giorni scorsi, sono state di grande conforto, ora ci affidiamo in primis alla fede, alle aziende che credono nel lavoro onesto. E mentre sei indaffarata nelle faccende di casa, mentre stai con i tuoi bimbi, il pensiero è sempre al lavoro anche se sei in ferie, perché questa azienda è parte di me, di noi!
Roma mi ha riportato a Locri. Qui il lavoro e la famiglia. In casa tante piccole donne serene. Ma adesso come potranno crescere? – Patrizia V.
Tutto è iniziato nel Giugno 2010: 750 km Roma – Locri. Non per scelta ma perché costretta, costretta per dare una serenità alla mia bambina. Dopo anni di indipendenza si torna a casa da mamma e papà. E’ stata dura ambientarsi in un paese rispetto alla vita di città ma alla fine lo devi fare. Abituata sempre a lavorare provo a entrare a far parte di un call center. Presento il curriculum e attendo. Nel frattempo continui a chiederti perché ti ritrovi nel paese dove sei nata, che futuro puoi avere tu e la tua bambina e ti ritrovi a rimpiangere la Capitale. Ma la sera eccoti li a pensare al bene di una creatura di neppure 3 anni che già ne ha viste tante. Arriva la chiamata, poi il colloquio e allora inizi a credere in un cambiamento, una rinascita…
Inizi con il contratto a progetto… beh meglio di niente almeno hai di cosa vivere perché hai come poter mandare avanti una bambina senza gravare sui genitori che sono l’unica fonte economica che ti aiuta.
Arriva l’assunzione a tempo indeterminato! Un sogno che si avvera: tutto procede, il lavoro, le amicizie.
Incontro la persona che mi cambia la vita da cui nascono due bambine stupende ad oggi di quasi 2 anni una e 5 mesi l’altra… Il mio compagno ha anche lui una bimba di 4 anni avuta dalla relazione precedente, quindi in casa ci sono 4 principesse. Il lavoro scarseggia nel settore dove lavora il mio compagno, quindi come si suol dire a mandare avanti la baracca è dura, ma per fortuna io lavoro al call center, dove lo stipendio è sempre puntuale. Ma ecco che arriva l’amara sorpresa. E ogni minuto ti chiedi di cosa vivranno queste bambine… io posso anche andare avanti ad acqua ma loro??? Loro NO.. Loro hanno bisogno del medico, delle cure, dell’istruzione. Come faremo?? Le guardi dormire serene… ma chissà forse questa serenità è finita!!!