di Antonio Baldari
Il sole sonnecchia ancora nel mentre, stiracchiandosi, prova ad alzarsi nel cielo che va tingendosi d’azzurro, il silenzio rimane disteso sui tetti delle case in festa e profumate di quella sana tradizione che affonda le proprie radici nella notte dei tempi; sfolgora il mattino su Pazzano, all’indomani delle solenni celebrazioni in onore del Santissimo Salvatore, nell’entroterra dell’area metropolitana di Reggio Calabria, cuore pulsante della vallata dello Stilaro, a livello religioso, con Bivongi, Stilo e Monasterace, quest’ultima quale avamposto di mare sulla splendida Costa dei Gelsomini.
Per felice coincidenza sul calendario gregoriano quest’anno la festa è in perfetta simbiosi con giorno 6, Domenica, fissata la “Trasfigurazione del Signore” e con l’arrivo già da diversi giorni dei cittadini di origine pazzanese, emigrati e rientranti da ogni angolo d’Italia ed essendo sparsi per il mondo ma con il cuore in sintonia con la terra madre, da cui mai e giammai si recide il cordone ombelicale; il brulichìo dei passi sul selciato si fa crescente, al pari della fede sgranata sui rosari e tra i banchi di chiesa, sulle gioiose note tanto del “Gloria” quanto dell'”Alleluja”, e con i canti tradizionali offerti all’Altissimo.
Le vie cittadine sono generosamente agghindate e pronte nell’accogliere lo smarrimento e del ritrovamento di Gesù nel tempio, che è il riferimento religioso da cui prende l’ispirazione tale omaggio, e che vede quali protagonisti Maria, Sua madre, e Giuseppe, padre putativo, secondo quanto reca il quinto ed ultimo mistero della Gioia, retaggio antico di un rituale bizantino che esiste a tutt’oggi resistendo quale unicum nazionale, a queste latitudini, non conoscendo l’onta del tempo che passa ma di una storia nella Storia che dà linfa vitale agli uomini di buona volontà. O amati dal Signore che dir si voglia.
Il sangue freme sempre più forte nelle vene, la corsa è più veloce come in un crescendo rossiniano per cui le note sul pentagramma raggiungono l’apoteosi e…inchino! La famiglia si ricompone, dopo tre giorni, Gesù, Giuseppe e Maria prendono il centro della scena con il Figlio in mezzo ai propri genitori, collante amoroso ricomposto dopo momenti di confusione e di amaro in bocca: la “Confronta” estiva è compiuta, e, chinato il capo, si risorge a vita nuova con quel “passaggio” dal buio dell’incerto alla luminosità del certo, di ciò che si può nuovamente toccare con mano, abbracciandosi e diluendo, in mille sospiri, le lacrime dell’ormai sopita tensione.
Attimi di vita vissuta, come quella di genitori che, nel tratto di strada che separa il Santissimo Salvatore, accompagnato da don Enzo Chiodo, reverendo Padre orante; Franco Valenti, primo cittadino incorniciato da cotanta fascia tricolore e la folla in visibilio, offrono i propri pargoli a Lui, Bambino dodicenne oltreché smarrito e ritrovato: ” ‘i zitiedi “, giustappunto i bambini porti sul suo petto, quest’anno con lui, C., che si protende verso verso il Volto Santo: lo sguardo è soave riversandosi nei Sacri Occhi, e le labbra vivide nel raggiungere quella Guancia cui affidare un tenero bacio.
Tanto da giocare con l’illusione che il Salvatore si sia accostato alle labbra del ragazzo. O si è accostato realmente? Mistero della fede! Non quello, certamente, che lo ha visto lì, nella festante domenica di ieri, dopo aver vagato fra le sconosciute vie dell’Altra Vita che, evidentemente, non gli apparteneva. Non ancora, non adesso che, emozionato, insieme ai propri genitori, ha avuto la consapevolezza di essere il dolce frutto di un prodigio inspiegabile. Sì, un vero e proprio “miracolo”, C., ringraziando Colui che tutto può e che tutto salva.