E’ il giorno della rabbia per militanti e simpatizzanti del Pd locridei e dell’autocommiserazione a nove colonne. Sì, il Pd regionale ha dimenticato la Locride, riservando alle due candidate alle primarie due posti in lista alla Camera che non danno speranze: 14^ la rappresentante dei Giovani Democratici Cristina Commisso e 19^ la renziana Elisa Cannizzaro.
E allora, via, col pistolotto della terra reietta e negletta, sedotta e abbandonata, dimenticata da Dio e dagli uomini. Noi che nella Locride ci viviamo, però, vogliamo compiere una modesta analisi da un’altra prospettiva; da quella, cioè, di chi non pensa che la colpa dei propri chili di troppo sia da attribuire alla multinazionale piemontese che produce una gustosa crema di cioccolato e nocciole, ma che, piuttosto, sia da addebitare a chi ne abusa. Già, perché leggiamo che l’amico Angelo Nizza, sulle colonne odierne di Calabria Ora, dà notizia della probabile composizione di un coordinamento di amministratori e dirigenti del Pd locrideo per fare sentire la voce di un territorio che, come diciamo dal primo giorno di vita di questo giornale, troppo spesso non ha voce. Il punto è che di coordinamenti postumi ne è piena la storia della politica, specie di quella locridea. Già, ci si mette insieme quando la frittata è fatta, quando resta poco da fare, quando bisogna farla pagare a qualcuno. Nella seconda metà del ‘700 le colonie inglesi nell’America del Nord iniziarono a ribellarsi alla Corona in nome del “No taxation without representation”, ovvero “Niente tassazione senza rappresentanza”. Lo fecero in tempo utile, creando i prodromi per la dichiarazione d’indipendenza del 1776. Qui invece no. Prima i circoli della Locride hanno pagato la “tassa”, ovvero il tributo di voti e tessere, e poi sono rimasti senza rappresentanza “che conta”, come dice un vecchio proverbio locale secondo il quale “cu’ paga avanti mangia pisci fetenti”. E qui la traduzione appare superflua. E allora, tornando al coordinamento, forse era meglio farlo prima, magari prima di Natale, preparando al meglio le Primarie del 29 dicembre, che oltre a registrare un fisiologico calo di affluenza alle urne, hanno fatto emergere un dato disomogeneo al momento dello spoglio. Ogni circolo, insomma, ha deciso a modo suo, senza convogliare i consensi su una delle candidate locridee. O meglio, i renziani sono stati compatti nel sostenere la Cannizzaro, ma hanno sofferto il calo di affluenza alle urne. E i bersaniani? In ordine sparso. Qualcuno forse aspettava che certe promesse più o meno velate venissero mantenute, altri tenevano il broncio verso un coordinamento provinciale che non aveva assecondato, in fase di preparazione delle liste delle Primarie, i loro desiderata. E quindi, nemmeno una candidata giovane e bersaniana come Cristina Commisso è stata capace di mettere d’accordo tutti, pur ottenendo in tutta la provincia solo 148 voti in meno di Consuelo Nava, che nella lista dei candidati alla Camera occupa l’undicesima posizione, preceduta dall’uscente Franco Laratta. Ecco, per fare un esempio, a Siderno 200 militanti del Pd hanno espresso un consenso plebiscitario a Rosy Bindi con preferenza unica. Se avessero votato la quasi compaesana Commisso (bersaniana come loro) questa avrebbe superato la reggina Consuelo Nava, sia alle Primarie del 29 che nel posto in lista per la Camera. Certo, mi si dirà che questa considerazione è dettata dal senno di poi. E quella di fare un coordinamento territoriale dopo che i giochi sono stati fatti cos’è? Un’illuminante intuizione frutto di lungimiranza?
GIANLUCA ALBANESE