di Gianluca Albanese (ph. Enzo Lacopo)
LOCRI – «34 sindaci sui 79 di tutta la provincia di Reggio Calabria hanno aderito al Nuovo Centrodestra, segno che la nostra proposta politica è convincente e sono orgoglioso che vi faccia parte anche l’amico Giovanni Calabrese».
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Peppe Scopelliti fa il pieno di consensi e marca il territorio a suo modo.
E arriva a Locri da trionfatore, non mancando di fare una seria autocritica sul suo recente passato, in cui è stato il coordinatore regionale di un partito che ora sembra sconfessare.
«Fu un errore quando An confluì nel Pdl – ha detto – perché finimmo per annacquare i valori e gli ideali della destra in un contenitore più grande».
Ripensa ad Alleanza Nazionale e dice che «Il nostro era un partito che aveva delle regole, una classe dirigente degna di tal nome e un reale radicamento nel territorio. Sapevamo parlare coi cittadini, ed io mi vergognavo di condividere l’appartenenza con un ministro che diceva che gli avevano acquistato degli immobili “a sua insaputa”».
Scopelliti spiega pure che il suo non è un abbandono polemico, ma intende ricostruire una presenza politica in un soggetto partitico più consono alla visione di un centrodestra moderno «basato su un modello federalista capace di valorizzare i singoli territori, senza mortificarli come avveniva in passato», non senza spiegare che comunque nel Pdl era molto considerato, anche se quel partito (o meglio la sua componente berlusconiana poi ridiventata Forza Italia) non gli stava più bene.
«Se chiamavo Berlusconi – ha detto – dopo due ore venivo ricevuto da lui e la spuntavo quasi sempre dopo ogni confronto, anche se mi pesava dovermi relazionare con uno come Denis Verdini che era sempre incline allo scontro. Questo centrodestra – ha aggiunto – aveva bisogno di uno scossone ed ora, finalmente, sta tornando l’entusiasmo tra la nostra gente».
L’idea di Peppe, Giovanni, e di tutti i “camerati” del tempo della gioventù, dunque, si vuole realizzare in un soggetto politico dai più considerato “moderato”, in antitesi ai “falchi” rimasti in Forza Italia.
Meno male che Silvio non c’è. Appunto.