SIDERNO – Ci sia perdonata la battuta, ma, a conti fatti, non possiamo non constatare come la mancanza di istituzioni democratiche a Siderno (in regime commissariale dallo scorso mese di giugno) comporti un grosso risparmio per le casse dell’Ente di piazza Vittorio Veneto.L’indennità mensile del commissario straordinario Luca Rotondi, infatti, ammonta a 2.788,87 euro (92,96 euro in meno dello stipendio dell’ultimo sindaco della città), mentre il suo “vice”, ovvero il sub commissario prefettizio Salvatore Gullì prende al mese 1.952,21 euro. In tutto, Rotondi e Gullì costano ogni mese 4.741.08, in luogo dei 10.230,52 euro al mese che l’Ente pagava al sindaco (2.881,83 euro), al vicesindaco (1.585,01 euro) e ai quattro assessori dell’ultimo esecutivo (1.440,92 euro a testa). Se poi a questi aggiungiamo le indennità del presidente del consiglio comunale (1.440,92 al mese) e il gettone di presenza dei sedici consiglieri (20,66 euro ogni seduta del civico consesso) il risparmio cresce ancora di più. Ovviamente, le nostre sono solo considerazioni semiserie sui freddi numeri, e che non intendono sminuire il ruolo dell’istituzione comunale che, in quanto tale, necessita di poter procedere appena possibile al rinnovo del proprio organo elettivo e di quello esecutivo. Piuttosto, chi intenderà competere alle prossime consultazioni amministrative non potrà, a nostro avviso, sottrarsi alla nuova (non per noi, che scriviamo queste cose da anni) sfida del taglio dei costi della politica, anche a livello comunale. In tempi in cui i soldi trasferiti dallo Stato agli enti locali sono sempre di meno, e con le nuove norme di chiara impronta federalista, che impongono ai Comuni il principio dell’autosufficienza finanziaria, non si può più guardare all’incarico di assessore, presidente del consiglio comunale o sindaco come a un’opportunità di reddito. Così come, non si può continuare a distribuire incarichi di consulenza ad amici e sostenitori se non giustificati da effettive esigenze di natura istituzionale. In tempi di “vacche grasse” lo hanno fatto tutti. Ora, i tempi sono cambiati, e sarebbe il caso di tornare alla vita politica e soprattutto a quella della comunità con spirito di servizio verso i cittadini. Ecco perchè, in vista del voto amministrativo della prossima primavera chiederemo, come abbiamo sempre fatto, degli impegni precisi a tutti i candidati, specie agli aspiranti sindaci. Lo abbiamo fatto anche nella tornata elettorale del 2011 e nessuno, specie a Siderno, disse in campagna elettorale che avrebbe tagliato gli incarichi di consulenza in ossequio ai principi del federalismo fiscale. A Locri, chi mise in guardia dai nuovi vincoli finanziari per gli enti comunali perse le elezioni. Da allora ad oggi, però, c’è una grossa novità, costituità dal governo dei tecnici guidato da Mario Monti, una sorta di “male necessario” per il Paese, per farlo uscire dalle secche di una situazione finanziaria quasi disperata per l’Italia. Con tutti gli errori commessi dal Professore (alcuni dei quali ammessi dallo stesso nel discorso pronunciato al festival della Famiglia di Riva del Garda) il suo merito principale è quello di aver dato un indirizzo agli enti pubblici minori, fornendo loro, ad esempio, gli strumenti per recedere immediatamente dai fitti passivi per immobili che ai Comuni non servono più (vedi palazzo Lanzafame e il primo piano della stazione FS a Siderno) e dando indirizzi chiari e tetti di spesa sulle uscite comunali. Ecco, vorremmo che chi si candiderà ad amministrare la cosa pubblica nei prossimi anni non si scostasse da questi indirizzi dati da Monti. Vorremmo amministratori che, per le trasferte istituzionali, usino la propria auto (facendosi rimborsare, al limite, il costo del carburante) e non una Giuletta Alfa Romeo 1.400 cc turbo diesel presa in leasing dal Comune; vorremmo che ai rilievi della stampa libera e indipendente non si rispondesse che “abbiamo risparmiato sull’auto di rappresentanza perchè prima il Comune pagava il leasing per un Suv Bmw”, ma con atti concreti di rinuncia al superfluo, con una gestione oculata della spesa pubblica come impone la situazione economica della stragrande maggioranza delle famiglie italiane. E vorremmo un impegno in politica che non sia quello dei “professionisti” che hanno diritto alla retribuzione, ma con lo spirito di servizio verso la collettività, alla quale vanno mantenuti i servizi essenziali, quelli per tutti e non solo per la “casta” o gli amici destinatari di incarichi fiduciari di consulenza. Vorremmo tutto questo, per non dover rimpiangere, un giorno, il commissario straordinario che arriva da lontano, costa meno di un sindaco, delibera con i poteri della giunta prendendo decisioni coraggiose e rivoluzionarie (tagli all’utilizzo delle entrate per tasse di occupazione suolo alla festa patronale, che non vanno più tutti al comitato feste; riapertura della piscina comunale mediante l’indizione di un nuovo bando; seria azione di recupero dell’evasione tributaria, utilizzo degli oneri di urbanizzazione per rifare le strade e riparare le scuole, ecc.). Fatti, insomma, e non parole da parte di chi, politicamente, prova, facendo leva solo sulla sua capacità di seduzione dell’elettorato, a spacciare la propria verità a chi i fatti non li conosce.
GIANLUCA ALBANESE
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