LOCRI – Si scrive Leone, si legge Grillo. E giuriamo che è l’ultima volta che facciamo giochi di parole sul cognome dell’ex consigliere comunale di maggioranza con le amministrazioni Lombardo e Macrì. Ma il contenuto del documento diffuso stamattina, ha parecchi punti in comune coi toni usati dal leader del movimento Cinquestelle, e sembra preludere, come abbiamo anticipato ieri, alla costituzione di un nuovo soggetto politico cittadino, diverso dal centrodestra che da tempo ha acceso i motori in vista del prossimo appuntamento elettorale e dallo stesso centrosinistra, finora silente nonostante la presunta vicinanza del voto amministrativo, che dovrebbe chiamare i locresi alle urne già a febbraio. Ma andiamo per ordine, iniziando proprio dal documento diffuso questa mattina da Piero Leone.
I RINGRAZIAMENTI AI COMMISSARI CREA E PUTORTI’
Proprio così. Leone esordisce ringraziandoli «per aver evitato il dissesto» ed essere riusciti ad approvare «l’equilibrio di bilancio»; due mosse che sono conformi alla «Linea del rigore nella spesa e della cosa pubblica, e delle reinternalizzazione dei servizi comunali, da erogarsi con il personale presente e malgestito». Cose che Leone ricorda di aver sempre detto, anche se, come ha scritto nel documento «Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, e così, tutte le mie idee, che avrebbero potuto essere promosse ed attuate dalla politica degli eletti, hanno dovuto aspettare il riconoscimento del timbro prefettizio». Fin qui la premessa, da parte dell’ex consigliere comunale che, insieme all’ex assessore Francesco Galasso non sottoscrisse il documento col quale il resto della maggioranza che sosteneva Pepè Lombardo dichiarò pubblicamente le dimissioni e le ragioni di quel gesto.
L’ATTACCO “GRILLINO” ALLE AMMINISTRAZIONI DEGLI ULTIMI VENT’ANNI
Piero Leone non fa sconti a nessuno. «Non mi resta – ha scritto – che registrare il fallimento politico delle amministrazioni che si sono succedute in quest’ultimo ventennio e che oggi detto fallimento politico si vede apporre il timbro della gestione commissariale che, è bene puntualizzare, è riuscita, in un solo mese e mezzo e con una presenza dei commissari di sole due volte alla settimana, a fare tutto quello che era necessario a rimettere l’Ente in carreggiata, là dove la politica aveva fallito in questi ultimi 18 mesi. Mi riferisco – ha proseguito Leone – specificamente all’approvazione del bilancio, alla reinternalizzazione dei servizi e ai riequilibri di bilancio chiesti dalla Corte dei Conti». Quindi, nel ribadire che lui aveva proposto più volte i provvedimenti poi presi dai commissari, insiste nell’attacco alla classe dirigente del recente passato, composta, secondo Piero Leone da «I suoi vecchi campioni che non sono mai stati campioni, ma marpioni. Si sono rifatti il trucco ed hanno indossato nuove gabbane. Ma sono rimasti quelli di prima, professionisti di una politica che aveva bisogno più di galantuomini al servizio dei cittadini che di furbastri al servizio di sé stessi». Toni decisamente forti, quelli di Leone. Che nel prosieguo del documento si alzano ulteriormente. «La politica – è scritto nella nota – che, fino a prova contraria, dovrebbe organizzare la comunità e farla funzionare, ha trovato in questi gagà i suoi peggiori rappresentanti, facendo trame di ogni valore, vendendo fumo di ogni colore, promesse fatte in campagna elettorale che dovevano cambiare il mondo, ma offendevano solo la grammatica e la sintassi». Quasi un “vaffa-day”, quello di Leone che poi si augura che «Le prossime urne le spazzino via, e le restituiscano a quella società civile che tanto si aspettava da loro e così male è stata ricambiata».
L’APPELLO AI LOCRESI
L’estensore del documento, alla fine, si rivolge ai suoi concittadini, definendoli «Un popolo intelligente, un popolo di cultura; è la storia – ha scritto Leone – che lo dice e certamente avranno la forza di rialzarsi, soprattutto i giovani che devono essere i garanti del prossimo futuro, che invito a riappropriarsi della politica, quella vera, e della loro città, ridotta in queste condizioni da pigmei che si sentono giganti, da arrivisti che si credono arrivati, da primedonne che si comportano da poveruomini. Io – conclude la nota di Leone – auspico un futuro migliore per la mia città, che si potrà avverare solo se i cittadini di questa comunità responsabilmente lo vorranno».
LE PROSPETTIVE
Fin qui la nota diffusa stamani da Leone, che non rinnega i ruoli di governo rivestiti per alcuni periodi limitati nel tempo, ma vuole cambiare compagni di viaggio e tornare subito a spendersi in politica e a sottoporsi al giudizio degli elettori, forte di un consenso personale a tre cifre raccolto con una certa costanza quando si è candidato. E allora non crediamo di sbagliare se pensiamo a una lista civica da lui capeggiata, d’ispirazione un po’ grillina e un po’ arancione. Proprio come l’idea manifestata, appena tre settimane fa, dal costituendo movimento politico “Il ciliegio” di Pino Sansotta che nel preannunciare l’incontro costituente di domenica 25 mattina al lido “La playa” scriveva nel suo manifesto: «I locresi onesti devono prendere in mano le sorti del paese, ridotto allo sfacelo da decenni di amministrazioni comunali condotte da professionisti della politica incapaci, intrallazzisti di ogni genere che si sono arricchiti alle nostre spalle» «lasciando il Comune in un mare di debiti, spazzatura dappertutto, strade e marciapiedi distrutti e maleodoranti, e accusandosi l’un l’altro facendo della politica un teatrino vergognoso». Anche i toni usati da Sansotta e dal suo “Ciliegio” sono di rottura e “grillini”. Già, lui e Leone dicono cose simili. E se i loro fossero “due destini che si uniscono”?
GIANLUCA ALBANESE