di Pietro Sergi*
Le Istituzioni si rendano immuni dalle possibili contaminazioni generate da una terra dove è difficile individuare la linea di confine tra bene e male, dove malaffare e società sana convivono quotidianamente in modo più o meno consapevole. È questo a grandi linee il pensiero del Procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, questo almeno quanto si evince dalle sue dichiarazioni rilasciate qualche giorno addietro ai microfoni de “La C News24”, attraverso i quali afferma la necessità di non avere più rapporti al di fuori delle Istituzioni, cioè con i cittadini, neppure quelli “onesti” in quanto potenzialmente potrebbero intrattenere a sua insaputa rapporti con soggetti vicini alle cosche.
Ho molto riflettuto sulle esternazioni del procuratore De Raho che da politico e soprattutto da cittadino calabrese rispetto ma non posso assolutamente condividere. Ho ritenuto, come scrittore impegnato sul territorio, ma anche come politico componente del direttivo nazionale di un partito, di intervenire solo a freddo dopo un’attenta riflessione, esprimendo un mio personalissimo punto di vista scevro dall’emozione del momento, un punto di vista che muove dalla necessità di evitare il silenzio dei cittadini e soprattutto della politica su certi temi, un silenzio ingiustificabile e allarmante che rivela da ormai troppo tempo un preoccupante clima di paura che produce un allineamento di pensiero indirettamente imposto e inaccettabile a cui pochi riescono a sottrarsi.
Trovo il punto di vista del Procuratore di inaudita gravità, perché certe dichiarazioni rivelano le reali dimensioni di un solco sempre più ampio scavato tra la parte sana della società e quelle Istituzioni che proprio della società dovrebbero essere principale garanzia. La forbice si allarga consentendo l’inserimento di chi, in modo subdolo e certamente interessato, si insinua per imporre il proprio potere extraistituzionale. Alimentare la cultura del sospetto e con essa l’odiosa pratica del reato di parentela è esattamente ciò che non mi aspetterei mai dalle Istituzioni.
Ritengo che il meridione in generale abbia bisogno di un nuovo patto tra le Istituzioni e cittadini onesti, da praticare attraverso un abbattimento delle distanze, non certo attraverso il processo opposto. Una riflessione che mi accompagna da tempo, mi convince del paradosso vissuto dai tanti cittadini onesti vittime due volte, dell’oppressione criminale e di quella Istituzionale, e se per la prima si è detto ormai tutto, la seconda viene attuata attraverso la cultura del sospetto e dall’emarginazione, attraverso un modus operandi di matrice culturale ed omologatrice che baypassa la necessaria valutazione di merito da cui invece in uno Stato di diritto non si dovrebbe e non si potrebbe prescindere.
Questa odiosa pratica trova incredibilmente terreno fertile nelle Istituzioni Politiche e Sociali. Una certa Politica, pretenderebbe così di essere considerata presente solo attraverso passerelle elettorali sempre più frequenti e magari in luoghi simbolo, come può essere Polsi con la recente “apparizione” del Presidente Mario Oliverio al Santuario declassato e ormai non più della Madonna, ma a quanto pare esclusivamente della ‘ndrangheta. Ora per carità, tutto contribuisce a creare legalità, ma avremmo gradito che gli stessi rappresentanti istituzionali fossero stati così solerti anche in occasione delle tante emergenze che hanno afflitto e continuano ad affliggere la nostra terra e la nostra montagna, come ad esempio nel caso dell’eccezionale nevicata dello scorso mese di gennaio, quando le popolazioni aspromontane sono rimaste isolate per giorni, bloccate senza medicine, senz’acqua e nel pieno di una epidemia di febbre molto diffusa e particolarmente aggressiva.
Avrei voluto vedere materializzarsi lì le Istituzioni, prima che al santuario di Polsi, una presenza assai più opportuna laddove la sanità è pressoché assente sia materialmente che nei servizi assolutamente insufficienti che ci costringono ad emigrare per curare un raffreddore, per non parlare poi della viabilità, disastrata e insufficiente, o per chiudere in bellezza, laddove l’inquinamento ambientale, piaga assolutamente mostruosa e inumana che sta decimando la popolazione attraverso un’allarmante incidenza tumorale. Insomma, verrebbe da dire, che certe presenze istituzionali, servirebbero di certo, meno alla propaganda e più a dare risposte concrete ai cittadini.
Ritengo che tutti i soggetti impegnati a vario titolo in questo lento e tortuoso percorso di rinascita, abbiano il dovere di ritrovarsi idealmente, facendo ammenda per errori ed inadempienze, con ritrovata e profonda umiltà, rimettendosi in discussione sulle questioni più spinose e non solo su quelle imposte da un’autorità auto proclamatasi incontestabile che vorrebbe come panacea di ogni male l’isolamento dal un territorio che andrebbe invece vissuto quotidianamente mettendo in campo integrità morale e capacità di discernere il bene dal male, quello reale, capacità di cogliere istanze e grida di dolore, cercando nel contempo di dare giuste e tempestive risposte.
*:Politico e scrittore