R. & P.
La candidata Sindaco al Comune di Platì con Lista “PLATI’ Res Publica” e i candidati tutti condividono pienamente i principi che ispirano l’attività della Commissione Antimafia e, quindi, lo svolgimento delle sue funzioni d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali.
Tuttavia, a seguito della pubblicazione della relazione della Commissione Antimafia relativamente alle elezioni amministrative del 5 giugno p.v. e, udita la conferenza stampa della Presidente On. Rosy Bindi e del Vicepresidente On. Claudio Fava ritiene doveroso esprimersi nel merito
L’On. Fava ha affermato che a Platì, nonostante l’assenza tra i candidati di persone incandidabili secondo la legge Severino o secondo le disposizioni del codice di autoregolamentazione adottato dalla Commissione Antimafia, vi sono decine di sottoscrittori delle liste e di candidati che hanno “comprovati rapporti di amicizia, intimità e frequentazioni con la cosca di riferimento dei Barbaro e altre cosche, con il rischio “che ci troveremo in un Comune governato per interposta persona dalle cosche e che possa essere sciolto”.
La lista Res Publica ritiene le parole pronunciate dall’On. Fava di una gravità inaudita. Anzitutto, l’On. Fava dimentica che Platì fa parte della Repubblica Italiana dove vige una Costituzione il cui articolo 27 afferma che “la responsabilità penale è personale”. Dunque, ognuno deve rispondere esclusivamente delle proprie azioni e non di quello che fanno o hanno fatto i propri parenti. Se così non fosse potremmo allora dire che un Ministro della Repubblica sarebbe in qualche modo responsabile delle truffe perpetrate ai danni di migliaia di risparmiatori da una banca dove un familiare ricopriva la carica di vicepresidente. Ma noi questo non lo diciamo e nemmeno lo pensiamo.
Inoltre, l’On. Fava dimostra di non conoscere la giurisprudenza amministrativa sullo scioglimento dei Consigli comunali. Infatti, i giudici amministrativi hanno più volte annullato lo scioglimento dei Consigli comunali decretato per ragioni di parentela, come ad esempio lo scioglimento del Consiglio comunale di Bagaladi (TAR Lazio, sent. n. 12021/2014). E ancora, il Consiglio di Stato (sent. n. 748/2016) ha affermato che per poter sciogliere un Consiglio comunale è necessario avere la prova del condizionamento di stampo mafioso sulla volontà dell’organismo, cioè la consapevolezza degli amministratori del loro agire con volontà viziata a causa delle pressioni criminali. Dunque non si può sciogliere un Consiglio comunale per ragioni di parentela e, ancor più grave, non si può preannunciare uno scioglimento prima ancora che si svolgano le elezioni. Le parole dell’On. Fava sono, di fatto, un invito all’astensione in quanto la gente penserà che andare a votare sarà inutile perché tanto poi il Consiglio comunale verrà sciolto. Tutto questo lo troviamo mortificante perché così un’intera comunità viene estromessa dalla vita politica del proprio Paese, in paese violazione dei principi che sono alla base della nostra Carta Costituzionale.
A Platì sono andate a vuoto le elezioni amministrative del 2014 (mancato raggiungimento del quorum) e del 2015 (mancata presentazione di liste): se le cosche avessero voluto governare il Comune avrebbero sicuramente presentato una o più liste “amiche”. Ma questa considerazione pare sia sfuggita alla Commissione Antimafia.
Un nuovo scioglimento del Consiglio comunale (che sarebbe il terzo e non il sedicesimo, in quanto la legge sullo scioglimento dei Consigli comunali per infiltrazioni mafiose è stata introdotta solo nel 1991) sarebbe inaccettabile, soprattutto se paragonato al mancato scioglimento del Consiglio comunale di Roma dopo la nota vicenda di mafia capitale. Provate ad immaginare cosa sarebbe successo se i signori Buzzi e Carminati avessero fatto i loro “affari” non a Roma ma a Platì. Le leggi o valgono per tutti o per nessuno.
Il Comune di Platì è commissariato ininterrottamente dal 2011 e nessun problema è stato risolto: l’acqua nelle abitazioni scarseggia (e nella Frazione Senoli l’acqua è disponibile solo per due ore al giorno), le infrastrutture sono carenti, la raccolta differenziata dei rifiuti non è stata avviata, non esiste un parco giochi, non esiste un oratorio, non esiste un centro di ritrovo per anziani, etc. etc. Dunque si può ben dire che in questo Paese le Istituzioni non sono state mai presenti, se non per fare passerelle come quella del 2 giugno 2015.
In caso di vittoria alle elezioni del 5 giugno, la lista Res Publica guidata da Ilaria Mittiga amministrerà il Comune di Platì nella legalità e con la massima trasparenza. Ma per fare questo occorre una reale presenza delle Istituzioni. Quando la Commissione Antimafia si è recata a Locri, la Presidente On. Rosy Bindi ha pronunciato delle parole che noi condividiamo in pieno e che facciamo nostre: “Affinché la ‘ndrangheta venga combattuta, serve la presenza dello Stato, non solo mediante le forze di polizia, ma anche attraverso il lavoro, l’economia, la scuola, la salute, le infrastrutture; l’idea di un Piano Calabria da parte del Governo è uno degli intenti della nostra Commissione”. La lista Res Publica chiede che si passi dalle parole ai fatti.
I giorni che ci vedono impegnati nella campagna elettorale proseguiranno in modo onesto, nel rispetto dei principi Costituzionali e della legge Lazzati.
I candidati per la lista “PLATI’ Res Publica”