RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
A seguito della notizia del possibile arrivo di profughi nel Comune di Portigliola, la cui Amministrazione si era espressa in modo sfavorevole già qualche mese fa, il sindaco Rocco Luglio ha riunito – lunedì scorso – il Consiglio comunale per discutera la faccenda.
I dubbi della comunità sull’attivazione di un Centro Cas (cioè di prima accoglienza) si basavano sul timore dell’insorgenza di problemi sanitari e ordine pubblico – essendo il piccolo centro preaspromontano privo di presidi di polizia – e per il gran numero di profughi che gli si chiedeva di accogliere, sproporzionato rispetto agli abitanti. Ma, a causa della disponibilità comunicata alla Prefettura da una struttura alberghiera gestita da una cooperativa esterna, Portigliola si è ritrovata a vedere annullata la decisione presa in modo democratico.
È un articolo, in cui si riporta il contenuto del Consiglio comunale, a scatenare dei commenti che avrebbero voluto mettere in dubbio la serietà amministrativa del sindaco.
Rocco Luglio, che oggi chiede più chiarezza e meno insinuazioni quando si fanno dei commenti pubblici, dichiara: «Non ho scheletri nell’armadio, la mia amministrazione è trasparente come una “casa di vetro”. Chi crede di avere informazioni e documenti compromettenti riguardo il mio operato li pubblichi e li porti pure in Procura».
Questa la precisazione rilasciata stamattina dal sindaco: «A seguito di un post pubblicato su un profilo face book che ha visto coinvolta la mia persona nella qualità di sindaco, sento il dovere morale e politico di precisare alcune cose, sia a seguito del chiarimento telefonico intercorso con lo stesso titolare del profilo facebook e sia perché, a tutela della mia immagine, devo eliminare i dubbi e le insinuazioni circa la chiarezza del mio comportamento in relazione alla vicenda dell’accoglienza degli immigrati che in questi giorni ha dato “materiale” ai soliti malpensanti per esercitare il loro gioco preferito: la calunnia.
A tal proposito è doveroso precisare alcune cose.
Innanzitutto mi ritengo semplicemente un amministratore pubblico e un po’ “politico”, e da politico ho il dovere civile e morale di valutare tutte le azioni della mia amministrazione con la massima cautela, sondando ogni strada esistente, confrontandomi con le istituzioni e con la popolazione, valutando tutti gli scenari possibili: quelli lampanti e quelli meno scontati. Premesso questo, sono vere alcune considerazioni riportate nel post, e mai negate, circa la mia volontà di aderire ai programmi di accoglienza di immigrati, anche perché l’evoluzione della normativa in materia stava portando, come in effetti ha poi portato, ad obbligare i comuni all’accoglienza .
Il progetto di ospitalità per cui mi sono adoperato sin dall’inizio prevedeva l’accoglienza di famiglie di immigrati con bambini in età scolastica per favorire una integrazione vera, regolamentata (come la nostra comunità sa fare e lo ha dimostrato in tante circostanze), costruttiva, ricca di attività culturali e sociali con ricadute occupazionali sul territorio (con l’assunzione di giovani portigliolesi) a cui è richiesto lo sforzo dell’accoglienza. (A riguardo si ha ragione quando si dice che non c’è nessuna nobiltà nel fare valutazioni economiche, solo tristi motivazioni “terrene”; ed io, che ho una attività avviata a Roma, ma che testardamente torno a Portigliola ogni settimana, avrei potuto anche evitarmi “l’incombenza”, ma è una questione di scelte quella di… restare.)
Era questa il tipo di accoglienza che, prima come uomo e anche come sindaco, avrei voluto fin dall’inizio.
E in questa fase che mi sono interfacciato con le realtà del mio territorio facendo qualche incontro in Regione prima e in Prefettura in un secondo tempo, confrontandomi con privati, operatori economici con le attività economiche esistenti, informandomi come dei progetti di questo genere avessero avuto successo nel processo di integrazione con la popolazione locale.
Nel frattempo sono intercorse diverse comunicazioni, dalla semplice telefonata a messaggi, trasmissione di documenti (alcuni dei quali sono depositati in comune), incontri istituzionali (sia in Comune che in Prefettura dove è stato redatto anche un verbale) con tutti i soggetti con cui mi sono relazionato.
Cose mai negate e mai nascoste.
A seguire è pervenuta una richiesta formale presentata al Comune in cui si chiedeva la collaborazione nella gestione dell’ospitalità degli immigrati, per la massima trasparenza politica ed amministrativa e in uno spirito di collaborazione con il Consiglio comunale che ha sempre contraddistinto il mio mandato, è stato convocato il Civico consesso il quale si determinò con il rigetto della proposta di collaborazione perché si trattava di centro di prima accoglienza per minori.
Così come ho sottoposta recentemente all’approvazione del Consiglio comunale anche la richiesta inviataci dalla Prefettura di Reggio Calabria di aderire agli Sprar, altra forma di gestione dell’accoglienza diversa dalla cosiddetta prima accoglienza.
In questi cinque anni da amministratore ho imparato molte cose.
Il Comune non è il mio ufficio, è l’ufficio del Sindaco. Portigliola non è la mia azienda, bensì il patrimonio che ogni Sindaco deve tutelare. E un sindaco media continuamente tra le esigenze della comunità, quelle delle istituzioni, l’umanità e i problemi quotidiani della cittadina.
Preciso un’ultima cosa: non ho scheletri nell’armadio e, essendo stato il mio mandato contraddistinto dalla massima trasparenza amministrativa e morale, non posso permettere che dei commenti diano adito a fraintendimenti ed invito chi vorrà fare discussioni o altro ad usare toni garbati e civili, e, qualora si faccia riferimento a fatti realmente accaduti o documenti, chiedo di supportare quanto si sostiene e la descrizione precisa e circostanziata dei fatti onde evitare strumentalizzazioni e comportamenti tesi a screditare la mia persone con illazioni o insinuazioni e far cadere i lettori nei soliti “luoghi comuni della politica”. Diversamente sarò costretto a tutelare la mia immagine e onorabilità nelle sedi opportune».