R. & P.
A Roma, il 5 novembre, nella Sala Conferenze NILDE IOTTI del Palazzo Theodoli-Bianchelli dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, si è svolta l’VIII edizione del Premio Cinematografico Internazionale FRANCESCO MISIANO edizione 2021, consegnato al regista Gianni Amelio dal sindaco di Ardore Giuseppe Campisi.
Giovani registi, attori e attrici sono stati presenti per rendere omaggio al regista calabrese che è stato un protagonista tra i più importanti del cinema italiano e non solo, con un percorso che inizia nella sua San Pietro Magisano quando, insieme alla nonna, andava al cinema al Politeama di Catanzaro ( il suo “Cinema Paradiso”) per proseguire poi in attività culturali cinematografiche e in seguito partire per Roma per iscriversi all’Università e iniziare la gavetta cinematografica come aiuto regista di Vittorio De Seta, Andrea Frezza, Liliana Cavani, Gianni Puccini e Ugo Gregoretti.
Da quel momento Amelio inizia una carriera di regista di tantissimi film, con “il vizio del cinema “ come spettatore eccezionale raccontato attraverso varie pubblicazioni.
Nel tempo Amelio acquista la statura di autore, come lo definisce «Goffredo Fofi- citato da Paride Leporace nella sua Laudatio- un autore particolare, cresciuto nelle intemperie del secolo breve. L’opera di Amelio, che qui celebro ed elogio, ha un fondamento noto e imprescindibile. Un elemento contestuale legato ad un padre che parte in Argentina per ritrovare il proprio padre. E il piccolo Gianni, che sogna il cinema, ne trae una materia amniotica che fa della sua fulgida filmografia una costante ricerca del padre da parte di un figlio. Nella filmografia di Amelio c’è una Calabria diretta e una indiretta. Quella indiretta sta nell’Albania de “Lamerica”, nell’Algera di Camus de “Il primo uomo” e sta forse nella sua intera filmografia. Ma non è una nostalgia etnica. E’ il vissuto di Amelio che si riflette nei suoi film. Poi c’è la Calabria diretta. Nel bellissimo “La fine del gioco” il ragazzo protagonista parla lo stesso catanzarese del regista. E c’è la Calabria diretta anche ne “Il ladro di bambini” e in “Così ridevano”. Così come c’è il pensiero calabrese ne “La città del sole”, che la luce alla Dreyer impreziosisce nell’Utopia del monaco rivoluzionario di Stilo».
Il sindaco di Ardore, portando i saluti dell’intera comunità di Ardore, si è detto “orgoglioso che il Comune di Ardore e il Centro Studi, fondato nel 2006, possano celebrare, nello stesso tempo, due grandi calabresi protagonisti del cinema come Francesco Misiano e Gianni Amelio, auspicando che un giorno il regista possa venire ad Ardore per visitare il Paese di Misiano e la casa dove è nato”.
L’incontro è stato introdotto e moderato dal presidente del Centro Studi Ricerche e Formazione Giovanni Scarfò che, insieme al vice presidente Giuseppe Grenci, hanno delineato la figura di Misiano e la sua grande passione politica e cinematografica.
In particolare Scarfò ha ricordato «il grande contributo al cinema sovietico dato dalla Mezrabpom –film, la casa di produzione cinematografica nata con i fondi del SOI (Soccorso Operaio Internazionale), presieduto da Misiano, grazie anche all’appoggio di eminenti uomini di cultura europei. Un impegno tra politica e cinema sempre svolto con grande indipendenza – scrive Scarfò- non senza problemi; ma in questo impegno Misiano ha trovato l’ideale impegno per realizzare le sue scelte di vita. E’ stato un incontro importante, piacevole e divertente- conclude Scarfò -anche grazie alla proiezione del cortometraggio di Vslovod Pudovkin “ La febbre degli scacchi” , prodotto dalla Mezrabpom film, che ha appassionato e divertito i presenti con la convinzione che il cinema muto abbia realizzato dei capolavori che non moriranno mai».