di Gianluca Albanese
SIDERNO – La trasmissione “Presa diretta” andata in onda ieri sera su RaiTre in prima serata, condotta dall’ottimo Riccardo Iacona ha portato alla ribalta nazionale le infiltrazioni della ‘ndrangheta anche nelle principali logge massoniche italiane, specie nella provincia di Reggio Calabria e – manco a dirlo – nella Locride.
Con i dovuti omissis dettati dall’esigenza di tutelare la privacy degli iscritti alla massoneria, l’inchiesta di Riccardo Iacona e del suo inviato Danilo Procaccianti ha fatto emergere quello che la presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi ha appena accennato, pur rivelando la certezza della presenza di affiliati all’organizzazione criminale più pericolosa al mondo nella massoneria.
Straordinari il montaggio e la fotografia dei servizi filmati, tutt’altro che inedito il contenuto delle inchieste, già ampiamente trattate dalla stampa locale nei mesi scorsi e anticipati in larga parte (e in tempi non sospetti) dal libro inchiesta “Il sistema Reggio” del collega reggino Claudio Cordova, edito da Laruffa nel 2013.
Insomma, per una volta, la stampa locale è arrivata prima e meglio della Tv di Stato, che nell’ora e mezza abbondante di programma ha risentito, a nostro modestissimo avviso, dell’esigenza di rendere didascalico un servizio che disegna in maniera fin troppo semplicistica una Calabria in cui sono nettamente distinte le posizioni dei “buoni” (consorzi e cooperative sociali trattati negli ultimi servizi) e dei “cattivi”, ovvero faccendieri e politici accusati di pericolose commistioni tra ‘ndrangheta, servizi segreti e pezzi di massoneria deviata.
E’ davvero così semplice la realtà calabrese? Noi che in Calabria ci viviamo crediamo di no. E, se vogliamo dirla tutta, da garantisti autentici, crediamo che bisognerà attendere l’esito dei processi (tra cui Mammasantissima) unificati nel maxi-procedimento “Gotha”, attualmente in corso, prima di dichiarare una sentenza di colpevolezza dei vari soggetti rinviati a giudizio.
C’è, però, un dato allarmante: il silenzio, a dir poco reticente, delle principali logge massoniche sull’inchiesta condotta da una commissione parlamentare antimafia che a un certo punto ha deciso – a nostro modesto avviso, giustamente – di mandare i finanzieri dello Scico a sequestrare gli elenchi degli iscritti alla massoneria nella nostra regione e in altri territori ad alta densità criminale.
Da noi, infatti, come ha rivelato la presidentessa Rosy Bindi, il numero degli iscritti alla massoneria è molto maggiore rispetto alle altre regioni in rapporto alla popolazione residente.
Siamo, infatti, una regione ad alta densità massonica.
Un quadro poco confortante, se si pensa che da noi la massoneria è talmente diffusa e “tollerata” che i suoi incontri vengono ampiamente propagandati dalle stesse logge, come accaduto lo scorso maggio quando il capo del Grande Oriente d’Italia Bisi ha preso parte a Gerace alla commemorazione dei Cinque Martiri leggi articolo
In altri casi, è stata concessa perfino la sala delle adunanze di palazzo di città, come accaduto a Locri qualche anno fa e che provocò la reazione di una sola voce pubblica contraria all’adunanza per ovvie ragioni di opportunità leggi articolo
Ora, conosciamo alcuni dei massoni presenti alla commemorazione dei Cinque Martiri di Gerace lo scorso maggio e ripresi nel programma di Iacona. Professionisti inappuntabili e amabili, dai quali però ci saremmo aspettati una maggiore collaborazione con gli inquirenti e la commissione parlamentare antimafia in un periodo molto delicato come questo in cui si annida qualche ombra sulle presenze in logge massoniche storiche e diffuse in tutto il territorio nazionale.
Perché i “nostri” massoni stanno assecondando così supinamente la linea del gran maestro Bisi contraria a ogni collaborazione con gli inquirenti? Secondo noi, una maggiore collaborazione e, in generale, una maggiore trasparenza, sarebbero l’unico modo per tutelare l’onorabilità delle logge massoniche e dei loro numerosi (da noi) iscritti.
Il resto è folklore ad uso e consumo di telecamere e microfoni della Tv di Stato: dalle minacce di due ragazzotti che hanno intimato alla troupe della Rai di cancellare parte delle riprese fatte a San Luca, alla difesa strenua e incondizionata che l’anchorman di una Tv locale ha fatto della massoneria (da cui questa redazione si dissocia nella sua interezza), di fronte alla giornalista della Tv di Stato.
Riportiamo di seguito, per chi non lo avesse visto, il link della trasmissione andata in onda ieri sera: