di Redazione
REGGIO CALABRIA – Si è tenuto nella giornata odierna, il presidio all’ingresso del Gom, indetto dall’Unione Sindacale di Base, per denunciare la grave situazione di precarietà nella quale è costretto a lavorare il personale sanitario assunto con forme contrattuali atipiche durante l’emergenza pandemica.
“Infatti, già dalla prima ondata pandemica – si legge nella nota USB Sanità Calabria – oramai più di 2 anni fa, la maggior parte dei lavoratori che hanno risposto alla chiamata dell’Azienda (parliamo di quasi 50 unità tra medici, infermieri e OSS) mettendo a repentaglio la propria salute e quella dei propri familiari, si trovano costretti a lavorare con forme contrattuali a Partita Iva, che non garantiscono loro le più basilari tutele lavorative, come malattia e ferie pagate, indennità turnistiche, avanzamenti salariali o il riconoscimento all’infortunio lavorativo. Non rari sono stati infatti i casi di persone che avendo contratto in Covid sul luogo di lavoro, hanno dovuto fare intere settimane o spesso mesi di convalescenza a casa senza avere garantita la retribuzione”.
“Proprio mentre il Parlamento sta per emanare una norma all’interno del decreto Mille Proroghe che permetterebbe la conversione ad un contratto a tempo indeterminato – continua il sindacato – il commissario e i direttori del Gom, hanno rifiutato qualsiasi forma di dialogo con i lavoratori, senza fornire agli stessi nessuna certezza sul proprio futuro lavorativo. Questa assenza di dialogo ha portato alla manifestazione odierna che ha avuto come immediato risultato la disponibilità del commissario Scaffidi, oggi impossibilitato a essere presente, a incontrare già nei prossimi giorni una delegazione sindacale”.
“Un primo segnale di dialogo importante che accogliamo positivamente – conclude la nota – ribadendo che la presenza in servizio dei lavoratori assunti durante l’emergenza pandemica, è vitale per il funzionamento di un ospedale già fortemente in sofferenza per la vistosa carenza di personale e sulla cui stabilizzazione, non faremo un passo indietro”.