di Gianluca Albanese
SIDERNO – Al momento, si sa solo che dagli attuali cinquanta, i consiglieri regionali passeranno a trenta. E allora, candidarsi alle elezioni regionali che potrebbero – verosimilmente – avere luogo entro l’anno, e soprattutto sperare di essere eletti, diventa un’impresa difficilissima.
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E così, tra desiderata individuali che riaffiorano e calcoli di segreteria, è già partito il lavorìo sotterraneo in prospettiva dell’ambìto appuntamento elettorale, in anticipo di qualche mese rispetto alla scadenza naturale del mandato della giunta Scopelliti.
Al momento, ovviamente, non c’è nulla di ufficiale, ma qualche considerazione preliminare può essere compiuta, specie comparando la situazione attuale a quella delle elezioni del 2010, in occasione delle quali – è il caso di ricordarlo – nessun candidato della Locride venne eletto, tanto che per “ripescare” Pietro Crinò a palazzo Campanella si sono dovuti attendere tre anni e l’elezione al Senato di Gianni Bilardi.
Orbene, nel 2010 il dato che già saltò agli occhi degli osservatori più attenti fu l’eccessivo numero di candidati nel nostro comprensorio. Spesso, come nel caso di Siderno, ci furono due candidature forti nello stesso paese. Il risultato fu che con la dispersione del consenso, nessuno dei locridei venne eletto in consiglio regionale.
E’ evidente, che alla luce di quella batosta e della decisione di ridurre il numero dei consiglieri regionali, la classe politica comprensoriale,dovrebbe ragionare in maniera diversa, lavorando dunque, per evitare una dispersione del consenso.
Certo, non mancheranno le candidature “di bandiera”, ma pensare di riproporre più di una candidatura da parte di chi pesca, potenzialmente, nello stesso bacino elettorale, sarebbe una strategia suicida.
Staremo a vedere.
Per ora si sa solo che le principali coalizioni non hanno ancora deciso i candidati alla presidenza, con la sola eccezione dell’autoinvestitura di Vittorio Sgarbi, ma questo non impedisce alle segreterie di sondare la disponibilità o meno dei potenziali candidati ad uno scranno a palazzo Campanella.
Il Pd, per esempio, potrebbe scegliere il candidato alla presidenza col metodo delle primarie. Molti sono i pretendenti alla carica e Canale, che avrebbe potuto essere uno di loro, sarà con tutta probabilità eletto al Parlamento Europeo, assecondando quindi uno dei suoi desiderata espressi dopo la sconfitta contro Magorno in occasione del recente congresso regionale.
E se il resto del centrosinistra convergerà verso un’alleanza col principale partito della coalizione, non riusciamo, al momento, a immaginare un candidato locrideo in quota democrat, o comunque nel centrosinistra; o meglio, non ne individuiamo uno che possa candidarsi con fondate speranze di essere eletto. Ovviamente, ci auguriamo di essere smentiti e attendiamo fiduciosi, anche se appare più probabile che la Locride sia terra di conquista dei soliti big reggini.
Un pericolo, quest’ultimo, che il centrodestra dovrà assolutamente scongiurare, pena la sconfitta dopo aver stravinto quattro anni fa. La pesante condanna inflitta in primo grado al presidente Scopelliti nel processo “Fallara”, infatti, lo sta conducendo verso le dimissioni. Se poi si considerano il momento poco felice di pezzi da novanta come Gentile, e le inchieste giudiziarie (processi, nel caso di alcuni) a carico di alcuni consiglieri regionali, si capisce come la parola d’ordine debba essere “rinnovamento”.
Dalla testa ai piedi, però. Partendo da un candidato presidente nuovo e al di sopra di ogni sospetto. La rosa dei papabili non è infinita e un segnale di rottura col passato (anche recente) potrebbe venire da una donna o comunque da una figura capace di raggiungere l’equilibrio tra le varie anime della coalizione, ovvero Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Udc.
E sempre a proposito di equilibri, in un momento in cui il “marchio” del centrodestra tira molto meno che in passato occorre ripartire dai territori e non accentrando la rappresentanza nei capoluoghi, magari ricorrendo a quelle figure di candidati in discontinuità rispetto al presente della maggioranza in consiglio regionale e che raggiungano il delicatissimo mix tra esperienza e novità. Anche qua la rosa dei papabili non è infinita, ma il sospetto è che candidare “le solite facce” non sarà una scelta vincente.
E poi c’è l’incognita M5S. La lezione giunta in occasione delle Politiche del 2013 è chiara: nel movimento di Grillo e Casaleggio non è affatto difficile essere eletti parlamentari o consiglieri regionali. Semmai il difficile è restarci visti i casi, tutt’altro che rari, di epurazioni e/o dimissioni. In ogni caso, la deputazione penta stellata calabrese è folta e qualificata e non mancano gli esempi, nei vari comuni, di figure per lo più giovani, di gente preparata e agguerrita, pronta a scalare le vette delle istituzioni regionali in pochissimo tempo. Anche in questo caso, le sorprese non mancheranno.
Ma scopriremo tutto nelle prossime settimane. Per ora, infatti, si sa solo che le segreterie sono già al lavoro e alcuni sarebbero già a buon punto nell’individuazione dei candidati.