di Gianluca Albanese
LOCRI – E’ stato l’ex primo cittadino di Gioiosa Ionica (all’epoca dei fatti contestati) Mario Mazza uno dei due imputati interrogati nel corso dell’udienza odierna del processo “Black Garden” celebratosi davanti alla corte presieduta dal giudice Alfredo Sicuro.
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Mazza, accusato di aver conferito senza autorizzazione rifiuti solidi di Gioiosa Ionica nella discarica di Casignana, ha risposto in maniera abbastanza tranquilla e sicura alle domande del Pm Sara Ombra, ribadendo alcuni concetti chiave. «Non ho mai fatto un solo atto fuori dalla legalità e da quanto stabilito nelle procedure – ha riferito Mazza in aula – e non conosco nemmeno l’ubicazione della discarica di Casignana o dell’impianto di Siderno».
Un’affermazione, quest’ultima, che ha fatto sobbalzare il Pm ma Mazza non si è scomposto più di tanto ribadendo che «Non ho mai chiesto scorciatoie al mio omologo di allora Pietro Crinò, sia perché non è mio costume farlo e sia perchè il Comune che amministravo all’epoca dei fatti era un Ente virtuoso, che pagava regolarmente sia chi si occupava della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti che l’ufficio del commissario regionale per l’emergenza rifiuti dell’epoca per i conferimenti in discarica».
«Ovviamente – ha proseguito Mazza – nei giorni in cui l’emergenza rifiuti ha toccato il picco, ho soltanto chiesto a Pietro Crinò, che all’epoca era presidente dell’assemblea dei sindaci della Locride, di intercedere presso l’ufficio del commissario per provare a fare aumentare i conferimenti, visto che i cittadini pagano e hanno diritto a non vedere le strade piene di spazzatura. Tra l’altro – ha concluso – per due giorni il mio Comune fu autorizzato perfino a scaricare direttamente nelle discarica di Alli, nel Catanzarese, come dimostrerò esibendo i documenti nella prossima udienza».
Altro imputato sentito oggi è stato l’architetto Massimo Lafronte, difeso dall’avvocato Antonio Russo.
L’udienza è stata aggiornata al prossimo 15 luglio.