di Gianluca Albanese
LOCRI – C’era anche un testimone extracomunitario nell’udienza del processo “Crimine” che si è conclusa da poco. Proprio così, uno di quegli operai dell’impresa facente capo all’imputato Francesco Gattuso, ai quali, secondo la testimonianza resa dal parroco don Antonino Vinci nell’udienza dell’otto aprile scorso, il patriarca di Croce Valanidi «Dava pane e lavoro» oltre a «civilizzarli».
E così, con accento reggino e un italiano frammisto a dialetto dello Stretto, il teste a discarico Singh Nabdeep ha innanzitutto detto che «Ho lavorato nell’impresa di Francesco Gattuso che è una brava persona sempre puntuale con tutti i suoi doveri di datore di lavoro, sia con me che con gli altri operai». Quindi, su domanda dell’avvocato difensore Armando Veneto, l’operaio indiano ha detto che usava annotare in un calendario le giornate di lavoro e di ricordare che «il 19 agosto del 2009 Francesco Gattuso era sul posto di lavoro». Fin qui tutto abbastanza fluido. Poi, su domanda del PM Musarò, che ha voluto sapere chi gli avesse chiesto di controllare sul calendario cosa stesse facendo il 19 agosto del 2009, Singh ha risposto dopo parecchie esitazioni che «E’ stato il mio principale Demetrio Gattuso – figlio dell’imputato – a chiedermelo». Quasi a voler sminuire l’efficacia probatoria delle annotazioni nel calendario di Singh, sempre il pubblico ministero gli ha chiesto se effettivamente usasse annotare le giornate di lavoro prestate e non la presenza o meno del titolare dell’impresa e qui Singh ha ritrovato maggiore sicurezza rispondendo prontamente che «Quando lavoriamo c’è anche il principale: è lui che deve controllare noi, non noi lui». E’ seguito un breve brusio di risate in aula per l’umana simpatia suscitata dal giovane testimone durante l’escussione.
Prima di lui era stato sentito il maresciallo dei Carabinieri Luigi Isgrò, a capo della stazione di Valanidi dal 1996 al 2008, che ha ricordato come in diverse occasioni si fosse opposto al rinnovo del porto d’armi di Gattuso Francesco per via dei numerosi precedenti penali, enumerati in aula. Così fu nel 2003. Mentre Isgrò ha aggiunto che «Mi risultava una frequentazione con Zumbo Giovanni e Zoccali Rocco, all’epoca dei fatti soggetti a misure restrittive». Quindi, ha avuto luogo la breve escussione di Rocco Cannizzaro, vicino di casa di Gattuso che ricorda che «Il giorno dopo di quando fu dimesso dall’ospedale lo andai a trovare e si vedeva che stava male perchè non riusciva a camminare bene». Se non che il PM gli ha chiesto se avesse competenze mediche tali da avere contezza dello stato di salute dell’imputato e il teste ha risposto che «No, io ho la quinta elementare, ma da come l’ho visto mi sembrava malato».
Prima dell’escussione dei testi di Gattuso era prevista quella dei testimoni di Bonarrigo Francesco, ma gli imputati Rocco Aquino (in videoconferenza dal carcere de L’Aquila), Saverio Minasi (collegato in videoconferenza dal carcere di Milano) che Michele Oppedisano (tradotto in aula) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Prima della sospensione della seduta, aggiornata al prossimo 2 maggio, quando si procederà, secondo le intenzioni del presidente Alfredo Sicuro, all’esame di tutti gli imputati, il PM Musarò ha prodotto un nuovo documento che è stato acquisito agli atti, ovvero dei verbali di intercettazioni ambientali tra l’imputato Saverio Minasi e Carmelo Novella, un mese prima dell’omicidio di quest’ultimo.