di Antonella Scabellone (foto Enzo Lacopo)
LOCRI- Non era, a detta degli inquirenti, una persona di interesse investigativo eppure, dal 2010, si trova detenuto in regime di carcerazione preventiva con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso e una richiesta di pena di 15 anni di reclusione.
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Per lui, oggi, l’avvocato Giuseppe Oppedisano si è dato un gran da fare per cercare di convincere la Corte, presieduta dal magistrato Alfredo Sicuro, davanti a cui si sta celebrando il processo Recupero Bene comune contro il clan Commisso di Siderno, che con la ‘ndrangheta non è mai entrato in affari, che nella vita, fino al giorno che è stato arrestato, si è limitato a fare il geometra, occupandosi della costruzione di appartamenti che venivano venduti per conto terzi. Per la pubblica accusa, invece, Massimo Pellegrino era la longa manus di Riccardo Rumbo nel mercato immobiliare sidernese, nel quale la consorteria dei Commisso riciclava denaro comprando, attraverso società fittizie fatte da prestanomi (Ecoambiente ed Euroceramiche), terreni per costruire appartamenti che poi venivano venduti sul mercato.
Su due palazzine, di cui una in via Gramsci e l’altra in via Misuraca, si sarebbe concentrate l’ attenzione degli inquirenti indagando sull’imputato, direttore tecnico dal 2007 dell’ impresa edile Ecoambiente. ”E’ inverosimile –ha detto l’avvocato Giuseppe Oppedisano- che una cosca che ha denaro da riciclare investa in posti dove quello che fa è sotto gli occhi di tutti. Se si ricicla denaro non si chiedono sconti, non si contestano le fatture. A carico di Massimo Pellegrino vi sono solo delle intercettazioni in cui si parla sempre dei lavori nei cantieri, della posa in opera di appartamenti, dell’acquisto di materiali”. Tutte cose che dimostrerebbero, a detta di Oppedisano, la reale attività che Pellegrino svolgeva; non un paravento, un prestanome, ma direttore tecnico della Ecoambiente srl dedita alla costruzione e vendita di immobili.
Per l’avvocato Oppedisano a favore di Pellegrino,e a dimostrazione della mancanza di vincolo associativo (gli viene contestato l’ art 416 bis cp), vi sarebbe la circostanza che non vi è alcuna prova che il geometra sia stato mai vicino a persone mafiose, né che lavorasse per loro; tanto meno che partecipasse a summit o riunioni segrete. A ciò si aggiunga che, dalle perizie di parte a firma della dott.ssa Anna Maria Riggio e dell’ingegner Fazzari, e dalle deposizioni dei testi della difesa, emergerebbe l’assoluta trasparenza delle operazioni di costruzione e vendita degli appartamenti, con la documentazione della tracciabilità dei pagamenti, dei contratti preliminari, degli acquisti che avvenivano prima sulla carta e poi proseguivano con la rateizzazione delle spettanze fino al saldo finale.La richiesta conclusiva del legale è stata l’assoluzione con formula piena per il geometra sidernese per non aver commesso il fatto.
Oppedisano ha poi chiesto l’assoluzione anche per gli imputati Figliomeni Vincenzo e Commisso Antonio classe ’83.
Ma oggi è stata anche la giornata della difesa dei fratelli Figliomeni (Antonio classe 66; Domenico cl.62; Franco e Massimo) e delle rispettive mogli (Agostino Maria, Loiero Daniela, Mittica Maria Teresa e Racco Maria) difesi dagli avvocati Francesco Loiacono e Francesco Commisso. I primi, titolari della Ecoambiente srl; le seconde intestatarie di lotti di terreno su cui sono stati costruiti gli immobili incriminati. Per tutti la contestazione del reato di intestazione fittizia di immobili e riciclaggio di denaro. Ad insospettire gli agenti della polizia di Siderno, che all’epoca condussero le indagini, il fatto che tutti i soggetti coinvolti nelle operazioni imprenditoriali immobiliari erano legati in qualche modo da rapporti di parentela. Ciò avrebbe avvalorato la tesi dell’intermediazione fittizia.
L’avvocato Commisso a tal proposito, nel chiedere l’assoluzione dei suoi assistiti, ha rimarcato sulla circostanza che a settembre 2013 il Tribunale di Reggio Calabria-musure di prevenzione- ha disposto il dissequestro della Ecoambiente srl escludendo ogni riconducibilità della stressa a Franco Rumbo e facendo cadere l’ipotesi del reato di intestazione fittizia per i fratelli Figliomeni e le rispettive mogli.
Interessante anche l’arringa dell’avvocato Armando Gerace che ha completato la difesa a favore di Michele Costa, detto “bic”, già iniziata in data 9 giugno dal codifensore Antonio Severino, chiedendo l’assoluzione per l’imputato a cui viene contestato il reato associativo e quello finalizzato al traffico di stupefacenti . Mancanza di prove oggettive, trascrizioni poco chiare e in parte inutilizzabili al centro della difesa messa in piedi dal noto penalista che ha chiesto l’assoluzione con formula piena anche per Carmelo Fimograri e i fratelli Antonio e Domenico Baggetta.