di Antonella Scabellone (ph. Enzo Lacopo)
LOCRI- Al Processo Recupero-Bene Comune, che si sta celebrando davanti al Tribunale penale di Locri contro oltre cinquanta imputati, ritenuti appartenenti a vario titolo al clan Commisso di Siderno, oggi è stata la giornata del pentito Antonio Cossidente.
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Collegato in videoconferenza da una località protetta, l’ ex boss dei “Basilischi” ha riferito dei buoni rapporti tra la criminalità lucana e quella calabrese, in particolare degli affari tra la famiglia Cassotta di Melfi e la consorteria sidernese facente capo a Franco Rumbo. Affari legati principalmente al traffico di droga ed armi, di cui Cossidente avrebbe appreso da Marco Cassotta, capo dell’omonimo clan dominante a Melfi, e da alcune confidenze di Guido Brusaferri, suo compagno di prigionia a Bellizzi Irpino. Una serie di testimonianza dunque de relato, quelle di Cossidente, non il racconto di situazioni viste o vissute direttamente, come ha stigmatizzato il legale di Rumbo, Giuseppe Calderazzo, incalzato dal quale il pentito ha ammesso di non conoscere personalmente l’imputato né di avere avuto mai con lui rapporti di affari.
Cossidente ha raccontato che le persone a Siderno a cui il boss di Melfi si rivolgeva per l’acquisto della droga erano Marco Macrì e Franco Rumbo. Ha parlato poi dell’amicizia nata nel carcere di Bellizzi Irpino con Guido Brusaferri il quale gli spiegò il ruolo di Franco Rumbo nel mediare la presunta pace tra le famiglie Cordì e Cataldo di Locri ai tempi della faida; ha raccontato poi dell’incontro avvenuto all ’inizio degli anni 2000 (non ha saputo però dire esattamente quando)nel carcere di Secondigliano tra Cassotta e Rumbo da cui sarebbe nata un’amicizia tradottasi in affari comuni.
L’udineza si è conclusa con l’intervento dell’avvocato Calderazzo che, nel depositare una memoria di 70 pagine a favore del suo assistito, ha in sintesi illustrato il significato di alcune eccezioni in essa contenute relative alla acqusizione di alcune intercettazioni ritenute non necessarie né urgenti.