di Antonella Scabellone (foto Enzo Lacopo)
LOCRI- Tanti assolti, ma anche tanti condannati. E con pene pesanti, in alcuni casi superiori alle aspettative. Si è concluso così, in un clima di sentimenti contrastanti, ma molto composto e pacato, il primo grado in ordinario del processo Recupero Bene Comune davanti al Tribunale penale di Locri contro oltre cinquanta presunti affiliati al clan Commisso di Siderno.
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In un aula gremita, come da previsione, al cospetto delle forze dell’ordine che hanno condotto le indagini sfociate nell’inchiesta della DDA Reggina che ha dato vita al processo, il giudice Alfredo Sicuro ha letto, intorno alle dodici e mezza, il dispositivo dell’attesissima sentenza, dopo due giorni di camera di consiglio, affiancato dalle dottoresse Maria Teresa Gerace e Francesca Grassani.
Da una prima analisi della sentenza (ma è doveroso attendere il deposito delle motivazioni entro 90 giorni prima di esprimere una valutazione) sembra che, nonostante le 25 assoluzioni (e i due non luogo a procedere per decesso degli imputati Baggetta Cosimo e Domenico Futia), l’asse portante dell’ impianto accusatorio ha retto bene e quegli imputati che secondo il teorema ella DDA reggina avrebbero avuto un ruolo apicale nell’ambito della consorteria mafiosa dei Commisso sono stati tutti condannati.
Addirittura, (ma qui va anche considerata la continuazione del reato e la somma con precedenti condanne) per due di loro, Michele Correale e Francesco Muià, la pena è stata superiore a quanto richiesto dalla pubblica accusa (25 anni per il primo 26 per il secondo a fronte di una richiesta per entrambi di 22 anni).
Considerevolmente ridotta rispetto alle richieste del Pm (24 anni), ma ad ogni modo abbastanza consistente, la pena inflitta a Riccardo Rumbo, che dovrà scontare, salvo capovolgimenti nei restatnti gradi di giudizio, 17 anni di reclusione. E’ andata male anche all’ex sindaco di Siderno Alessandro Figliomeni (12 anni la condanna a fronte dei 16 richiesti dalla pubblica accusa) a cui il Tribunale ha riconosciuto il reato di associazione mafiosa (art 416 bis c.p.), pur non attribuendogli l’imputazione di capo promotore. L’ex primo cittadino, interdetto dai pubblici uffici, è stato poi condannato, in solido con Riccardo Rumbo, Giuseppe Napoli, Domenico Giorgini, Riccardo Gattuso, Muià Francesco e Correale Giuseppe a risarcire alle parti civili Regione, Comune di Siderno e Provincia di Reggio Calabria la somma di euro 500 mila. Anche altri imputati dovranno risarcire il comune di Siderno ma con una somma minore (€ 200 mila).
Si sgonfia invece in gran parte l’impianto accusatorio relativamente al reato di intestazione fittizia di beni immobili con tanti imputati assolti e il dissequestro della impresa edile Ecoambiente che viene restituita, con il relativo patrimonio aziendale, a Antonio Figliomeni classe 66. Confiscata invece la Euroceramiche e il relativo patrimonio aziendale.
Regge anche l’imputazione di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art 74 testo unico stupefacenti DPR 309/90) in riferimento in particolare alle piantagioni di canapa indiana in contrada Lamia e ai soggetti che secondo la DDA vi gravitavano intorno.
Questo il sintetico quadro di quanto accaduto. E mentre gli avvocati dei condannati preannunciano battaglia in appello, ilTribunale ha disposto l’immediata liberazione, se non detenuti per altra causa, degli assolti Paolo Correale, Massimo Pellegrino, Antonio e Carlo Scarfò, Vincenzo Salerno, Figliomeni Antonio classe 49, Figliomeni Antonio classe 66 e Figliomeni Francesco cl 67. Per alcuni di loro le porte del carcere, dopo 4 anni di detenzione preventiva, si sono già spalancate e hanno fatto rientro alle proprie abitazioni.