di Antonella Scabellone
LOCRI-La sua deposizione era attesissima all’udienza odierna del processo Recupero-Bene Comune, che si sta celebrando innanzi al Tribunale penale di Locri, e che vede alla sbarra 54 persone ritenute appartenenti a vario titolo al clan Commisso di Siderno, tra cui l’ex primo cittadino Alessandro Figliomeni. Proprio in riferimento alla posizione dell’ex sindaco di Siderno il Pm della Dda, Antonio De Bernardo, ha ritenuto opportuno citarla, ritenendola una teste chiave per l’impianto accusatorio. Così, a salire sul banco dei testimoni, è stata oggi il vice-prefetto Rosalba Scialla, che dal giugno 2010 al maggio 2011 ha svolto le funzioni di commissario straordinario del Comune di Siderno, subito dopo la caduta dell’ultima giunta Figliomeni.
La teste, che ricopre attualmente il ruolo di Commissario straordinario del Comune di Corigliano, rispondendo alle domande del Pm, ha delineato un quadro abbastanza “desolante” di quanto riscontrato all’interno del comune di Siderno in un anno appena di mandato, in cui ha detto di essersi sentita poco coadiuvata dal personale amministrativo, da parte del quale ha avvertito spesso una certa resistenza, tanto da arrivare a conferire incarichi ad alcune persone ritenute di sua fiducia che la supportassero nel difficile compito di cui era stata investita. Uno di questi, più volte citato nella deposizione di stamattina, era il capo dell’area economica –finanziaria Sergio Sciglitano (preferito dalla Scialla a Francesco Scarano con analoghe funzioni nella precedente amministrazione) con il quale il vice-prefetto intrattenne da subito uno stretto rapporto di collaborazione, testimoniato da una copiosa corrispondenza, acquisita agli atti del processo, da cui emergerebbero varie anomalie della burocrazia comunale sidernese, frutto di “una gestione amministrativa abbastanza scellerata”. A parte l’ambiente poco collaborativo, la Scialla avrebbe riscontrato nel comune di Siderno poca cura dell’interesse pubblico, con “attività amministrativa svolta più per favorire singole persone che per tutelare gli interessi dell’ente”. In questo contesto si inserirebbero varie irregolarità nei procedimenti burocratici, spesso incompleti nella documentazione essenziale ma comunque portati a termine, come quello conclusosi con il rilascio della licenza a vendere generi alimentari al centro commerciale i Portici senza che fosse stata acquisita l’ autorizzazione sanitaria regionale; e ancora, gli affiidamenti diretti (metodologia anomala) di incarichi a progettisti sopra la soglia massima di spesa; il rilascio di concessioni edilizie senza riscossione dei corrispettivi comunali; affitti di beni immobili comunali irregolari; finanziamenti pubblici dalla dubbia destinazione. In particolare la Scialla ha riferito di un finanziamento regionale di oltre tre milioni di euro di cui non si conosce il reale impiego, che la stessa non trovò nelle casse comunali al suo arrivo a Siderno. Uso e assetto del territorio, commercio, lavori pubblici, settore finanziario: questi gli ambiti in cui il vice prefetto avrebbe riscontrato la maggior parte delle criticità e anomalie. Ma anche l’attività della giunta comunale a detta della Scialla è risultata spesso “anomala” non essendosi limitato l’organo esecutivo a svolgere funzione di indirizzo, sostituendosi, invece, spesso, con le sue delibere, agli organi preposti in compiti di gestione che non le competevano (ad esempio riguardo all’utilizzo di beni immobili comunali). Insomma, un quadro di illegalità diffusa quello dipinto dal vice-prefetto, che sarebbe riuscita comunque a portare a termine il suo mandato, seppur tra mille difficoltà, grazie alla collaborazione di alcuni dirigenti comunali e le segnalazioni di diversi cittadini e imprese creditrici del comune che spesso, anche in forma anonima, indicavano le irregolarità. Di quanto riscontrato la Scialla avrebbe dettagliatamente relazionato al Prefetto e al Commissario di pubblica sicurezza.
Ma quella odierna non è stata solo l’udienza di Rosalba Scialla che tra l’altro, prima di andare via, è stata sottoposta a controesame dagli avvocati Nobile e Albanese. A deporre davanti al Tribunale sono stati anche altri sette testi: gli agenti di polizia Giordano e Perrone; il maresciallo Rocco Russo dell’anticrimine di Milano; il tenente colonnello Paolo Stroni dei Ros di Genova; il maresciallo Maurizio Palafri; il brigadiere Vincenzo Cannone e, infine, l’amministratore giudiziario della Euroceramiche ed Ecoambiente l’Ing.Barreca. I testi hanno ricostruito i rapporti tra la criminalità calabrese e quella ligure e lombarda. Si è parlato anche dei collegamenti tra il clan Commisso e il “locale” di Antonimina, in particolare soffermandosi sulla figura di Romano Nicola e le indagini dell’operazione “Saggezza”. Su richiesta del Pm de Bernardo verranno acquisite altre intercettazioni relative all’ex sindaco Figliomeni tratte dall’operazione “Falsa politica”. L’udienza è stata infine rinviata al quindici marzo per sentire in video conferenza l’ultimo teste dell’accusa, Domenico Oppedisano.