LOCRI L’opposizione consiliare denuncia una serie di presunte illegittimità compiute dall’amministrazione Lombardo e parla di un “caso Locri” votando, provocatoriamente, il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri come vice presidente del civico consesso e invoca l’intervento del prefetto Piscitelli; La maggioranza, invece, rispolvera lo spettro della trasmissione dei verbali del Consiglio alla Procura della Repubblica ravvisando, dunque, una presunta rilevanza penale nella condotta dei cinque consiglieri di minoranza.
E’ il de profundis della dialettica consiliare. Che, si badi bene, con la nuova amministrazione non è mai apparsa esemplare, visto che situazioni di scontro acceso sono tipiche di ogni seduta, con l’opposizione che ha ritirato i propri consiglieri dalle commissioni e l’ex vicepresidente Anna Capogreco che un anno fa abbandonò l’incarico adducendo una mancanza di dialogo col presidente Cavo. L’amministrazione, dal canto suo, ha più volte subito gli attacchi verbali di un’opposizione che, specie con l’ala più a destra composta da Giovanni Calabrese e Francesco Macrì non ha lesinato espressioni anche pungenti e fantasiose all’indirizzo del primo cittadino, del presidente dell’assise comunale e della maggioranza intera. Qualche esempio? Nell’ultima nota diffusa agli organi di stampa si possono leggere, tra le altre, espressioni come: “atteggiamento politico amministrativo “imposto” dal Sindaco Lombardo”; “ennesimo episodio di altezzosità e sfrontatezza istituzionale” riferito a Cavo, e così via.
Ora, al di là del merito delle singole questioni, peraltro ampiamente dibattute in Consiglio, (come la modifica del Prg per la realizzazione di locali destinati all’istituto d’Arte che per la minoranza è un atto illegittimo da parte della giunta, visto che avrebbe dovuto essere votato dal Consiglio, mentre per la maggioranza si trattava di una semplice variante di destinazione d’uso) la verità è che, come accaduto spesso in altri Comuni (un esempio su tutti quello della vicina Siderno nelle ultime consiliature) quello che appare svilito è il ruolo del consiglio comunale come luogo di confronto dialettico, aperto al pubblico oltre che agli organi di stampa, in cui ogni cittadino ha modo di formarsi una propria opinione assistendo ai lavori dell’assise per capire le decisioni che regolano la vita amministrativa cittadina. Per carità: da sempre chi governa vorrebbe far fare più cose possibili alla giunta e chi è all’opposizione sfrutta i consigli comunali per contestare le scelte altrui e guadagnare, di riflesso, visibilità politica. Ma a Locri, chi presiede l’assise, ovvero il giovane avvocato Antonio Cavo, di stretta osservanza “lombardiana” e già tra i leader del movimento “LocRinasce”, sembra disincentivare la partecipazione dei cittadini ai lavori consiliari e, almeno nelle ultime tre occasioni, convoca l’assise solo su richiesta della minoranza, a volte anche modificando a posteriori e unilateralmente un ordine del giorno già concordato in una conferenza dei capigruppo in cui i leader dell’opposizione ci sono quasi sempre.
E come stanno cercando di risolvere il problema inerente la mancanza di una sana e normale dialettica consiliare? Incentivando le occasioni di confronto pubblico? No. La minoranza va dal prefetto e l’opposizione trasmette gli atti in Procura. Alla faccia della democrazia. Gioverebbe ricordare ai cinque consiglieri di opposizione quello che disse loro l’ex prefetto di Reggio Calabria Varratta, quando undici mesi fa furono ricevuti al palazzo del Governo a seguito della richiesta d’invio della commissione d’accesso agli atti comunali. Una richiesta, quest’ultima che ovviamente non venne accolta, mentre Varratta “chiarì le idee” ai consiglieri invitandoli a lavorare per il bene della comunità. Poco più che una pacca sulla spalla, dunque. È questo che cerca l’opposizione? E la maggioranza è davvero convinta che la Procura della Repubblica in un territorio ad alta densità mafiosa debba occuparsi di diatribe consiliari?
GIANLUCA ALBANESE