di Isidoro Napoli*
Sarebbe tempo di Urbanistica. Di visioni delle Città future. Di cercare intese prima con i Cittadini e poi con le Comunità del proprio Comprensorio sull’idea della propria Città.
La Città Metropolitana incombe. Con tutte le domande e le contraddizioni che si porta appresso. Prime fra tutte la tutela dell’Ambiente e la Mobilità. Le Amministrazioni Locali vivono, tutte quante, la stagione del rinnovo degli strumenti urbanistici. La nuova LUR( legge urbanistica regionale) contiene importanti novità e qualche elemento di pura propaganda.
“Consumo di suolo zero” è una bella definizione. Peccato che sia solo ad uso propagandistico. Laddove consente ai Comuni, lasciandoli soli in questa decisione, di traslare meramente, i volumi potenzialmente edificabili dei vecchi Piani Regolatori nei nuovi strumenti urbanistici, i Piani Strutturali. I PR sono così vecchi, in un gran numero di casi, da essere stati ispirati da logiche quantitative ed espansive, mentre i nuovi PSC, sono o dovrebbero essere, invece ispirati dalla crescente sensibilità ambientalistica, proveniente in massima parte dalla spinta Europea in tal senso, e quindi legati ad una visione qualitativa più attenta alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente piuttosto che ad incrementarlo, con una particolare attenzione alla introduzione di sistemi più moderni che garantiscano l’efficientamento ed il risparmio energetico degli edifici. L’indirizzo Europeo impone “di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e di contribuire all’integrazione di considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi, al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile, assicurando che venga effettuata la valutazione ambientale di determinati piani e programmi che possono avere effetti significativi sull’ambiente”.
Contiene pure, la nuova LUR delle importanti novità e spinte alla aggregazione per obiettivi. Sollecitazioni al dialogo tra territori vicini e con le medesime problematiche. Vanno in questa direzione le sollecitazioni ai Contratti di Fiumara e di Costa.
La Locride sta sfruttando positivamente queste opportunità. Si sta infatti lavorando, per la prima volta nella Storia di questo comprensorio, ad un Contratto integrato di Costa e di Fiumara, prima esperienza in Calabria, che vede impegnati 11Comuni compresi l’Unione dei Comuni della Valle del Torbido ed i Comuni più grandi, quelli di Siderno e di Locri. Il territorio centrale e strategico di questo comprensorio dove incrociano le grandi infrastrutture di mobilità e trasporto.
Il dibattito su queste strategiche tematiche però, è contenuto tutto dentro l’ambito ristretto degli addetti ai lavori ed alcune tra le Amministrazioni più sensibili.
Fuori da questo circuito, il deserto.
A parte il nobilissimo ed importante contributo da parte della Diocesi di Locri e del suo Vescovo, Mons. Oliva, che sulla ” Cura del Creato” ed usando come libro di testo l’ultima Enciclica di Papa Francesco, “Laudato sii”, ha aperto a Gennaio un Corso di formazione socio-politico rivolto a tutte le Cittadine ed i Cittadini della Locride. Ed è significativo ed emblematico dei tempi che viviamo pensare che solo la Chiesa, ai suoi massimi livelli, sia stimolatrice di dibattito politico, in un Paese nel quale la Politica sembra essere diventata luogo di scorribande di gruppi di potere che si scontrano per la conquista od il mantenimento del potere fine a se stesso.
La città non è un ammasso di case. La città è la casa della Comunità. È questa la nozione base da cui parte E. Salzano, uno tra i più grandi Urbanisti del nostro tempo. E nella Casa ci vivono le Persone. Persone che necessitano dell’armonia dei luoghi dove trascorrono il loro tempo. Tempo di lavoro, di vita, di aggregazione, di socialità.
Ci abiteranno, nella casa della Comunità i nostri Figli sicuramente, ma ci abiterà un nuovo soggetto, portatore di vecchie e nuove istanze. Anche di carattere religioso.
Gli esperti delle Nazioni Unite stimano in 50 milioni gli esseri Umani che si spostano o si sposteranno nei prossimi anni, prevalentemente dal sud del mondo, per cercare nuove residenze, lontani dalle carestie e dalle guerre. Mai, nella storia dell’umanità sono stati registrati spostamenti così enormi di masse sterminate di Persone in cerca di luoghi più sicuri dove provare a sopravvivere.
Chi, come noi vive in aree di frontiera, come le coste ioniche è più in generale mediterranee, non può esimersi dall’affrontare questo problema. Nessuno, che sia sano di mente, può pensare che elevare muri possa in alcun modo impedire questo esodo biblico. In buona parte causato da scellerate politiche di quel l’Occidente che vuole mostrarsi esempio ed esportatore di democrazia e civiltà.
Per decenni abbiamo preferito vendere armi sempre più sofisticate, alle Nazioni da cui provengono questi derelitti, piuttosto che trattori per arare i campi. Oggi raccogliamo soltanto i frutti di queste scelleratezze.
È quindi un fenomeno ineludibile ed ineluttabile. Possiamo solo scegliere come farlo avvenire. Per esempio scegliendo la via dell’integrazione pacifica, come accaduto con la numerosissima comunità turca in Germania, oppure con il tentativo della segregazione come le esperienze delle banlieue francesi, le quali ogni tanto esplodono con conseguenze, il più delle volte, molto drammatiche.
Può la Politica che pensa a come dovranno essere le Città dei prossimi decenni eludere questa domanda ?
Può una Comunità che ha nel proprio DNA i valori ebraico-cristiano, che considera sacro il valore dell’accoglienza e della mano tesa a chi ne ha bisogno, con ciò che ne consegue per le pratiche religiose e per i luoghi di culto, pensare che ciò che viene ritenuto indispensabile per se possa essere invece conculcato ad altri?
Le grandi civiltà che si affacciavano sul mediterraneo hanno sempre visto convivere, magari affacciate sulla stessa piazza, la Chiesa, la Sinagoga e la Moschea.
Possiamo disegnare le future Città nelle quali i luoghi di culto avranno un posto di primo piano, non pensare che i nuovi arrivati col carico di problemi che si portano dietro e con la grande religiosità che li caratterizza, non debbano avere un luogo riconoscibile per le pratiche religiose?
Ci toccherà dare risposte a queste domande, subito.
Altrimenti ci assumeremo la responsabilità di eludere un problema oggi da tramandare ai nostri figli col carico di emergenzialita col quale lo dovranno affrontare domani.
L’8 Marzo i comuni di Gioiosa Ionica e di Marina di Gioiosa Ionica sono stati invitati a dare avvio ad una collaborazione con la facoltà di Architettura dell’Università di Venezia.
In questo prestigioso Ateneo, in una Città, Venezia, storicamente aperta al contagio tra le culture dei Popoli che si affacciano sul Mediterraneo, prenderà l’avvio un importante seminario, un Atelier, per gli studenti che avrà come tema centrale l’Urbanistica in tempo di grandi migrazioni, sull’impatto che avranno questi eventi sul come vivere le città, Sui Cittadini che già ci vivono e su quelli che Cittadini dovranno diventarlo.
Noi intendiamo partecipare a questo importante appuntamento, portando come contributo le nostre esperienze e le nostre sensibilità. Sarebbe bello avere dietro ed essere accompagnati in questo percorso, da un dibattito più largo che coinvolga le classi dirigenti del comprensorio ed ii più diretti interessati, le giovani generazioni a cui sarà destinato vivere e governare i nostri, per il momento, inadeguati territori.
*: Assessore all’Urbanistica Marina di Gioiosa Ionica