RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“Le istituzioni devono far sentire i cittadini ascoltati e capiti. Noi interveniamo dove lo Stato non c’ è stato.” Con questo intento la senatrice Laura Bignami (Movimento X- Gruppo Misto) ha organizzato in Senato l’incontro “Sinergie di sostegno scolastico al disabile… speranze”, al quale hanno partecipato 5 associazioni (tra cui l’ADDA) impegnate nella difesa dei diritti delle persone affette da autismo.
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Protagonisti speciali dell’evento- spiega Bignami – sono stati i bambini calorosamente accolti per l’occasione dal presidente del Senato Pietro Grasso e dal sottosegretario all’istruzione Angela D’Onghia, sempre sensibili alle istanze dei più deboli.
I responsabili delle associazioni hanno raccontato le proprie esperienze e avanzato proposte ai senatori presenti per: migliorare l’integrazione scolastica dei ragazzi disabili, garantire la continuità didattica, l’assegnazione degli insegnanti di sostegno dal primo giorno di scuola, docenti formati e specializzati sulle diverse disabilità e la possibilità di ricusare l’insegnante di sostegno con l’avallo del neuropsichiatra. La disabilità, invece, non va vista come un mondo a parte ma come una parte del mondo.
Non siamo alla ricerca di scienziati o professoroni, crediamo semplicemente che gli insegnanti debbano essere adeguatamente formati affinchè dispongano degli strumenti e dei metodi efficaci per raggiungere obiettivi che migliorino realmente la vita dei ragazzi e delle loro famiglie.
Ogni risorsa utilizzata nel sociale – afferma Bignami – va concepita come un investimento e non come una spesa.”
Il Presidente dell’Adda,Vito Crea, ha esposto le problematiche e le soluzioni delle battaglie condotte oltre a consegnare al sottosegretario all’istruzione Angela D’Onghia il dossier sulla “Gita di Francesca”
DI SEGUITO L’INTERVENTO
On. Senatori, Autorità presenti e colleghi delle Associazioni,
Dieci anni fa, quando mia figlia Francesca aveva solo due anni, ho ricevuto la sua diagnosi di autismo.
Dieci anni fa sono entrato in un vortice che più mi risucchiava, più – clamorosamente – provocava re-azioni.
La diagnosi è stata frettolosa e come succede a molti genitori ho avuto la sensazione, da subito, che sarei stato solo.
Ho affrontato anche me stesso e sono riuscito a superare tutti i dubbi e le titubanze e, perché no, i rifiuti di una condizione che non volevo, come genitore, appartenesse a mia figlia.
Confidavo nella scuola. La consapevolezza che spesso le cose non vanno come dovrebbero, non mi ha fatto perdere la fiducia nel nostro sistema di inclusione scolastica, unico in Europa. nel suo valore.
Ero convinto che in quel luogo in cui torniamo tutti con la memoria, non potesse accadere nulla di male, anzi.
Ero convinto che seppure con dei limiti mia figlia avrebbe avuto i suoi ricordi, la sua vita fuori dalla famiglia, il primo approccio con la società, il suo status di “alunna” l’avrebbe resa cittadina, titolare di diritti soggettivi e destinataria di diritti oggettivi.
Valutata nel profitto scolastico “ai sensi di legge”, avrebbe ricevuto i suoi attestati.
E lo Stato avrebbe potuto vantare ancora una volta il primato delle sue sane prassi sulla ineluttabilità di una condizione, quella di disabilità intellettiva e relazionale, che affligge tanti alunni delle nostre scuole.
Alcuni di essi sono bene accolti, altri come Francesca si scontrano da piccolissimi con l’ignoranza (nel senso letterale del termine) e, di conseguenza, con l’arroganza e la supponenza di ritorno.
La storia della gita di Francesca è emblematica e indica che tutto l’ approccio alla sua condizione di alunna, è sbagliato.
Giorno 12 Maggio u.s. mentre accompagnavo,come ogni giorno,la bambina a scuola all’ingresso della stessa i compagni di Francesca felicemente la salutavano e l’insegnante prevalente la baciava e si apprestavano a salire sul Pulmans,chiesto informazioni all’accoglienza mi affermavano candidamente che la classe si recava in uscita didattica!Cio’ che e passato nella mia mente lo lascio immaginare ma ho salutato e me ne sono andato.Quel giorno sono successe cose irripelenti.
Tutto quanto è adesso oggetto di ispezioni. Dunque mi astengo da ulteriori commenti.
Me ne riservo solo uno: che chi dentro la scuola – docente, dirigente scolastico, personale ata – maltratta un alunno con disabilità o semplicemente omette di esercitare tutte quelle attenzioni necessarie al suo benessere nell’ambiente scolastico, commette un abuso anche sullo Stato che ha investito su questi bambini risorse importanti attraverso i professionisti della riabilitazione e i diritti dei familiari finalizzati all’assistenza del minore con disabilità.
Chi non esegue con scrupolo il proprio mandato non danneggia solo l’alunno con disabilità, danneggia anche l’intera società ma privandola di quel feedback che è il felice esito della vita scolastica di quell’alunno.
Per questo è nata l’associazione che presiedo. Perché tutto questo patrimonio di principi e leggi sia maggiormente conosciuto e tutelato. Perché più è ampia la fetta di società civile che conoscerà questo patrimonio, maggiore sarà la sua capacità di tutela dei diritti costituiti,.
legislativamente, cioè de iure, all’avanguardia, ma concretamente, de facto, soprattutto nella realtà in cui l’ADDA opera, molto in retroguardia.
Le battaglie che, come associazione ADDA, ci hanno visti protagonisti a far data dalla nostra nascita nel marzo 2014 sono innumerevoli, a partire da quella per l’assistente educativo che gli enti locali ci continuano a lesinare, per ragioni spesso finanziarie ma talvolta, con la complicità delle istituzioni scolastiche, oscuramente didattiche, oscurità data dal fatto che facciamo fatica a capirne la logica su cui si pretende di sostenerle. Ma non posso non dire delle unità multidisciplinari delle ASL, che nell’anno scolastico appena concluso sono state congelate per quasi tutto il primo quadrimestre e che abbiamo durato molta fatica a riportare fuori dal freezer, scontrandoci con situazioni tra il grottesco e il surreale.
Altro tema col quale siamo perennemente alle prese: accanto a dirigenti ed insegnanti bravi, professionali, in toto dediti alla causa di questi bambini, ce ne sono altri che assolvono il delicatissimo compito come se fossero impiegati del catasto – sia detto con tutto il rispetto per questi ultimi- senza alcuna consapevolezza di avere a che fare con problematiche umane che, come tutte le problematiche umane, esigono un approccio empatico, emozionale, lontanissimo dall’idea della pratica da sbrigare. Per citare, rapidamente, le altre iniziative: l’incontro con la commissione regionale affari sociali,la presentazione della Guida dedicata a genitori ed amministratori,la mostra di Daniele Chiovaro, un ragazzo disabile che è un grande talento artistico, il convegno con l’onorevole Laura Coccia,la raccolta di firme per l’insegnante di Educazione motoria nelle scuole elementari e altre che sarebbe troppo lungo citare che avevano e hanno lo scopo di sensibilizzare le persone e gli enti oltre che far capire che la diversità è anche una opportunità.
Non potrei concludere senza citare rapidamente le nostre proposte, dalla creazione di database comunali sulla disabilità alla istituzione di punti di ascolto nelle scuole all’assistenza indiretta riabilitativa alla razionalizzazione delle spese in campo sanitario con la gestione diretta del pubblico. Ancora, la possibilità di sfiduciare l’insegnante di sostegno e avere insegnanti per ogni area di disabilità, la garanzia della continuità didattica,l’ applicazione delle direttive europee e la spesa oculata dei fondi comunitari,l’inserimento mirato nel mondo del lavoro tramite percorsi di formazione nelle scuole.
In questa battaglia noi del profondo Sud non siamo soli: sappiamo di poter contare sulla Sen. Bignami, sui deputati Coccia,Nesci,Dieni,sul capogruppo del Pd alla Regione Calabria Sebi Romeo,sul Presidente della provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa, sul garante On .Marilina Intrieri su molti sindaci, su innumerevoli Dirigenti Scolastici (Mariarosaria Russo e Vito Pirruccio in primis). E poi, tanti giornalisti della carta stampata e del web tra cui meritano una speciale menzione Simona Musco e Salvatore Larocca del Garantista Katy Galati de Il Quotidiano della Calabria, che sempre con grande tempestività hanno riportato le nostre iniziative. Poi non posso non ringraziare Domenico Distilo compagno di viaggio,il FIABA, il Patto di Solidarietà e con essi tante altre associazioni che ci consentono di sognare, perché se sogno da solo resta un sogno, se sogniamo insieme il sogno può diventare realtà.
E il nostro sogno è di vivere e far vivere i nostri angeli in una società che li accolga,li tuteli e, soprattutto, li rispetti!