Come ormai noto, gli affari delle mafie non hanno più confini. Se un tempo il giro era ristretto a poche, redditizie attività, ad oggi la situazione è completamente mutata. Le mafie sono ovunque e le infiltrazioni coinvolgono ogni tessuto industriale. Non fa eccezione il mondo del gioco, un grosso contenitore che le ‘ndrine utilizzano ai fini delle attività di riciclaggio, tra l’altro riducendo i rischi al minimo, al netto di attività di controllo che continuano senza sosta.
Indagini dell’ultimo quinquennio dimostrano come il settore scommesse sia uno dei più bersagliati dalle organizzazioni mafiose, tramite quelli che sono i “sottobanchi” collegati a siti di provenienza estera, con dominio .com, molto spesso gestiti da organizzazioni criminali. C’è stato un tempo, sul finire degli anni ’90, che le mafie avevano gli occhi puntati solo sulle slot machine, in particolar modo quando queste erano collegate a SOGEI: è intrinseco alla mafia, il controllo serrato del territorio di competenza. Dopo il 2000 si è registrato un boom del mondo del betting, a cui hanno fatto seguito segnalazioni sempre più frequenti. Chi paga più di tutti sono i PVR – i Punti Vendita Ricarica – che oggettivamente operano sui territori e sono a rischio perennemente.
Dove si trovano i PVR in Italia? Principalmente in Campania e Sicilia, che detengono il record di PVR su territorio (il 75% di questi è nel Sud Italia, sui 25000 totali presenti in Penisola). Proprio in territori a forte densità mafiosa. Va da sé che in questi territori i sottobanchi siano parecchio diffusi e controllati dai clan, che convincono – coi loro metodi – i gestori di PVR. Nelle regioni del Sud, almeno, questa attività spesse volte è redditizia per le mafie e gli operatori, in assenza di alternative, chinano la testa. Volenti o nolenti. Tante volte non arrivano denunce, perché i territori hanno ognuno la sua storia. L’influenza delle mafie, in alcune zone del Belpaese, è ancora fortemente radicata. E dunque l’illegalità imperversa.
Quale futuro ha dunque il mondo dei PVR? Il loro ruolo in Italia, come spiega Gaming Report, è cruciale per la gestione delle transazioni e per il supporto clienti. Questi PVR, infatti, facilitano varie operazioni: ricarica, prelievo e quant’altro. Peraltro, la crescita dei PVR in Italia è evidente, al netto di un calo nell’utilizzo del contante per le ricariche. Ma chi gioca in PVR è strettamente legato all’uso del contante. Ma al di là di una regolamentazione più chiara, stringente e rigida, i PVR hanno solo un’alternativa: l’omni-channel, la multicanalità, per sopravvivere in un contesto che si evolve rapidamente. I canali online e retail sono completamente differenti tra di loro ed una unica concessione per ambedue solleverebbe questioni abnormi. La strategia, quindi, è chiara: diversificare ma includere promozioni e gamification che coinvolgano entrambi i canali. La partita della regolamentazione, invece, si gioca tutto sulla questione conti di gioco, utilizzati sia in sala sia online. È una sfida dura ma che va vinta. Per la sopravvivenza del settore.