di Patrizia Massara Di Nallo (foto fonte Wikipedia)
Il 6 ottobre 2024 la radio italiana compie cento anni. Infatti il 27 agosto 1924 nacque l’Unione Radiofonica Italiana (URI), con sede a Roma, che, però, cominciò a trasmettere il 6 ottobre dello stesso anno. Con un Regio decreto del 1° maggio 1924, fu definito il contenuto delle trasmissioni che comprendevano teatro, notizie, conversazioni e concerti. Nel 1927 l’URI diventa EIAR e lo Stato Italiano le affidò, in concessione esclusiva, le trasmissioni radiofoniche che rimasero esclusivo appannaggio dello Stato fino al 1974, quando la Corte Costituzionale consentì ai privati di trasmettere localmente via cavo. Nel 1976 una seconda sentenza della Corte Costituzionale liberalizzò la trasmissione via etere in ambito locale cosicché con gli apparecchi radiofonici si incominciò a ricevere sia la Modulazione di ampiezza (AM) che quella di frequenza (FM). Una conquista che tecnologicamente si è perfezionata via via con il trascorrere degli anni, mentre è rimasto sempre uguale il metodo di fruizione e soprattutto il rapporto quasi familiare degli utenti con il mezzo.
La radio può fare sia da sottofondo alle nostre occupazioni distraendo in minor misura essendo solo fonte sonora e, al contempo,proprio per lo stesso motivo, può richiedere da parte dell’utente una maggiore concentrazione e un ascolto attento rispetto alla televisione esigendo talvolta uno sforzo di fantasia e quindi un maggiore coinvolgimento. Non ci induce a riflettere nell’immediato come il giornale, ma le sue peculiarità, quali l’attualità e una sorta di intimità di comunicazione e di fruizione, la accomunano alla stampa, mentre altre, quali l’immediatezza e la spontaneità, alla televisione. Originariamente ha riempito lo spazio comunicativo nel periodo intermedio fra giornali e televisione, ma in seguito è riuscita a rinnovarsi e a trovare un suo spazio nelle nostre preferenze proprio per quel suo carattere colloquiale e poco invasivo, discorsivo nei ritmi ed spesso attraente nei contenuti. Ci continua ad accompagnare quasi con discrezione ed equilibrio e, in alcuni casi, con una poetica estranea ai nostri tempi anche se, a seconda del target di pubblico che coinvolge, può permettere anch’essa l’interazione in tempo reale diventando così anche un mezzo estremamente attivo.
Il giornale nacque nel Seicento come mezzo di comunicazione destinato alla classe borghese urbana contribuendo a promuovere la democrazia e il cambiamento sociale e il cinema nacque a fine Ottocento come mezzo di intrattenimento popolare divenendo presto strumento di propaganda o di educazione e forma d’arte. Si può affermare, quindi, che dagli anni Trenta del Novecento prima la radio e poi la televisione hanno acquistato particolare importanza per loro capacità di diffusione e molteplicità delle funzioni, per la possibilità di entrare nelle case e, in mancanza di esercizio critico del pubblico, di permeare e indirizzare, come nel caso della pubblicità politica o di quella commerciale, la società. I messaggi radiotelevisivi, inoltre, potevano superare barriere sociali e culturali, mentre le diverse tecniche di trasmissione consentivano di attraversare grandi distanze e frontiere nazionali. La radio, quindi, iniziò quel processo, tuttora in continua evoluzione,che porterà ad accorciare le distanze e a dare origine ad un mondo globalizzato. Alla fine del Novecento, infatti, l’incontro di informatica e telematica ha trasformato il computer, con la rivoluzione di Internet, in un terminale che ha permesso un processo di comunicazione di tipo interattivo e di dimensioni prima inimmaginabili. Comunque la cara e vecchia radio resiste avendo, tra le sue principali funzioni sociali, quella di fornire informazioni in tempo reale su fatti e situazioni del mondo proponendo al contempo tutto ciò che concerne lo svago e il divertimento, compito che, dopo cento anni, esegue ancora egregiamente senza timore di essere soppiantata..
Nulla di tutto questo sarebbe successo se, a Pontecchio Bolognese, Guglielmo Marconi, appena ventenne, non avesse intrapreso i suoi esperimenti. Nell’inverno del 1895, in qualche mese, riuscì a potenziare il segnale del suo apparecchio tanto da far passare un segnale da un versante all’altro di un’ampia collina. Non avendo, però, le autorità italiane, intuito le potenzialità delle ricerche di Marconi, l’inventore dovette trasferirsi a Londra per proseguire il suo lavoro. Il 5 marzo 1896 Marconi presentò la prima richiesta provvisoria di brevetto, con il numero 5028 e con il titolo “Miglioramenti nella telegrafia e relativi apparati”, anticipando, di 21 giorni, Popov, lo scienziato russo che stava lavorando, contemporaneamente a lui, sulla trasmissione delle onde radio. Naturalmente il primo apparecchio non era molto potente, ma l’italiano, che nel 1909 vinse il Nobel, provvide a miglioralo tantoché il 12 dicembre 1901 riuscì a far oltrepassare a un segnale l’Oceano Atlantico, inaugurando la comunicazione che costituisce il primo segnale radio transoceanico. Il messaggio, costituito da tre punti della lettera S del codice Morse, partì da Poldhu, in Cornovaglia, da un grande trasmettitore dotato di un’antenna alta 130 metri, e viaggiò per più di 3000 chilometri fino a raggiungere l’isola canadese di Terranova dove Marconi e i suoi assistenti Kemp e Paget erano in trepido ascolto. La Rai celebrerà l’anniversario radiofonico, e quindi si autocelebrerà, con una trasmissione in prima serata sulla Rete ammiraglia a cui unirà i festeggiamenti per i 70 anni della televisione italiana, sempre targata Rai, che il 3 gennaio del 1954 mandò nell’etere il suo primo annuncio di inizio trasmissioni.