di Gianluca Albanese
LOCRI – Sono trascorse 48 ore dalla denuncia presentata ai Carabinieri dai responsabili della Re.Co.Sol. Calabria, che sono stati costretti a chiudere la sede di via don Vittorio a Locri, e a sospendere tutte le attività di sostegno ai richiedenti asilo e rifugiati, dopo le ripetute minacce subite e un danneggiamento ai danni dell’auto di una propria operatrice.
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E non sono mancate le polemiche, che hanno lambito anche i comunicati stampa dell’amministrazione comunale di Locri e quello di un partito politico strutturato come Sinistra, Ecologia e Libertà.
Per saperne di più abbiamo intervistato il responsabile di Re.Co.Sol. Calabria Giovanni Maiolo.
Innanzitutto, come va? La sede è ancora chiusa o ci sono stati sviluppi dopo la denuncia che avete presentato?
«Nel giorno in cui ricevo la splendida notizia che una famiglia gioiosana ha deciso di “adottare” uno dei ragazzi migranti in uscita dal nostro progetto di accoglienza, mi trovo anche costretto ad annunciare che purtroppo la nostra sede locrese non riaprirà».
Nel suo comunicato stampa, il sindaco Calabrese parla di «Problemi organizzativi e di gestione del progetto non derivanti dai migranti, ma da incomprensioni all’interno dello staff della Re.Co.Sol». A cosa si riferisce secondo lei?
«Non abbiamo nessun problema coi migranti né col nostro attuale staff a cui vanno i miei ringraziamenti per il lavoro quotidiano e per la compostezza dimostrata in questa fase di difficoltà e cambiamenti. Per quanto riguarda i nostri ospiti posso affermare che hanno tenuto in questi mesi una condotta esemplare che ha favorito un inserimento dolce all’interno di una comunità, quella locrese, che li ha accolti al meglio, senza mai nessun episodio di razzismo o di rigetto. I problemi derivano da un clima di tensione e paura che è stato prodotto da minacce e da un episodio di danneggiamento. E su questo spero saranno le forze dell’ordine, nelle quali abbiamo totale fiducia e alle quali abbiamo fornito tutti gli elementi in nostro possesso, a fare luce. Riesco però a dare la giusta interpretazione a quello che il sindaco afferma, ma essendo stata fatta una denuncia ai Carabinieri non ritengo opportuno fornire ulteriori dettagli»
Fa anche cenno a un incontro tra voi e le amministrazioni comunali di Locri e Gioiosa per discutere di questi problemi. Cosa vi siete detti in quella sede lo scorso 2 gennaio?
«La riunione del 2 gennaio si è aperta con la richiesta di Recosol, che già temeva determinate reazioni avendone avuto sentore, di chiudere il progetto a Locri. Ci è stato chiesto di continuare e ci abbiamo provato, addirittura provando a lanciare con entusiasmo delle nuove iniziative e lavorando ad altre attività che non sono mai state annunciate né avviate perché nei giorni immediatamente successivi sono arrivate le minacce e il danneggiamento a confermare i nostri timori».
E’ vero che avete concordato di rivedere le locazioni delle case prese in affitto per ospitare i migranti e anche la posizione di qualche collaboratore ritenuto inadeguato?
«Certo. Abbiamo faticato molto a trovare delle case da affittare per l’ospitalità dei migranti ed è assolutamente normale nell’avvio di un progetto complesso e delicato nel quale non ci si occupa di scartoffie ma della vita di persone deboli che il personale venga messo alla prova per un periodo di tempo per verificarne la corrispondenza tra le attitudini e l’attività da svolgere. Avevamo stampato dei volantini per cercare case libere da affittarci, abbiamo fatto il passaparola e ci siamo rivolti anche a due agenzie a c’è voluto del tempo per trovarle».
Cambiamo versante. Il referente cittadino di Sel Antonio Guerrieri parla invece di «Responsabilità in capo all’amministrazione comunale che non avrebbe fatto una manifestazione pubblica d’interesse legata alla disponibilità di risorse umane e di fabbricati da locare e concedere ai migranti». Insomma, il Comune non avrebbe dato adeguata pubblicità al progetto, presentandolo solo a cose fatte. Qual è il vostro punto di vista?
«Non intendo commentare polemiche politiche, nella mia qualità di coordinatore dei progetti di accoglienza non è questo il mio compito. Conosco Antonio Guerrieri da tempo ed ha la mia stima così come devo necessariamente riconoscere che la scelta fatta dal sindaco Calabrese di sperimentare l’avvio di un progetto di accoglienza per richiedenti asilo è stata una scelta coraggiosa. Dico coraggiosa perché in tempi di crisi economica, di disoccupazione dilagante e in una regione depressa come la nostra sostenere un progetto di accoglienza significa attirarsi le critiche di quella parte di popolazione che per scarsa informazione non comprende subito che si tratta di una opportunità per la comunità che accoglie, sotto molti punti di vista, e non di un peso.
Abbiamo comunque ricevuto sostegno da diverse persone e gruppi che in questi giorni ci sono stati vicini e ringrazio tutti per la solidarietà e la vicinanza».
Sapevate che esiste a Locri l’associazione Xenia, che da anni si occupa di integrazione e inclusione sociale dei migranti?
«Il nostro esperimento locrese è durato poche settimane e nelle fasi iniziali le attività sono sempre frenetiche e richiedono grande impegno quindi non abbiamo fatto in tempo a creare connessioni con le altre realtà associative presenti in città. Sono dispiaciuto per l’opportunità mancata»
Alla fine, quanto contano queste schermaglie per la permanenza della sede Re.Co.Sol. a Locri?
«Le schermagli politiche locali contano zero perché non ci riguardano. Gli atti commessi probabilmente da singoli individui e non di certo da una comunità civile e accogliente, invece contano molto. Il progetto di Locri può da oggi considerarsi chiuso, così è stato deciso dall’Ente titolare e personalmente, anche se con enorme dispiacere perché questo significa penalizzare quella parte di comunità che si è rivelata sensibile al grande tema delle migrazioni oltre che gli ottimi operatori sociali coi quali avremmo voluto proseguire a lungo una collaborazione, credo che in questo momento sia una scelta inevitabile. Faremo comunque tutto quanto in nostro potere per continuare la collaborazione col personale che in questi mesi si è speso senza limiti per impegnarsi a garantire un servizio di qualità. Chi opera nel sociale sa di quale carico emotivo bisogna rendersi partecipi ogni giorno e quando manca la necessaria serenità non esistono le condizioni oggettive per garantire un servizio di qualità. Tuttavia voglio ringraziare di cuore la Locri solidale che in questi due mesi ci ha ospitato».
In base a quali criteri sono stati scelti i collaboratori?
«Non essendo noi un’amministrazione pubblica abbiamo la facoltà di scegliere autonomamente il personale che ci sembra appropriato a ricoprire determinati ruoli. E abbiamo privilegiato persone che sapevamo essere disoccupate ed avere bisogno di lavorare. Però abbiamo effettuato delle assunzioni a tempo determinato, con scadenza al 31 dicembre 2014, per avere il tempo di valutare sul campo i collaboratori coi quali non avevamo precedentemente mai lavorato. A tal proposito alla scadenza dei contratti ne abbiamo rinnovati alcuni ed altri no, pur ringraziando tutti per il lavoro fin lì svolto. Avevamo anche deciso, per le posizioni che al 31 dicembre erano rimaste scoperte e per strutturarci meglio vista la richiesta di proseguire le attività, di disporre un avviso pubblico che era in preparazione per cercare delle figure più corrispondenti alle esigenze del servizio e valutare tra diversi curriculum, che è poi la modalità utilizzata a Gioiosa Ionica. Di questa intenzione si era discusso anche nella riunione del 2 gennaio in presenza del sindaco di Locri e di quello di Gioiosa che approvavano questa modalità. Ma gli episodi accaduti subito dopo hanno bloccato ogni attività».
Avete avuto pressioni di tipo politico clientelare?
«In una terra che ha un disperato bisogno di lavoro succede che quando ti appresti a fare delle assunzioni si viene contattati da una miriade di persone che si propongono, e lì comprendi che si tratta di un bisogno reale di lavoro e capisci bene la triste realtà sociale che ci circonda. E tra queste persone ho appreso per esperienza che c’è quasi sempre qualcuno che si fa avanti vantando conoscenze altolocate, conoscenze che non è mai stata mia cura verificare perché questo atteggiamento effettivamente influenza le nostre scelte, nel senso che questi soggetti vengono automaticamente scartati».