di Antonella Scabellone
LOCRI- E’ durata circa dieci ore, divisa in due giorni, l’arringa dell’avvocato Giuseppe Calderazzo, legale di fiducia di Riccardo “Franco” Rumbo, uno dei 55 imputati del processo Recupero-Bene Comune giunto oramai alle battute finali. Il legale ha concluso questa sera intorno alle 21 la sua discussione, iniziata lo scorso 20 giugno, davanti al Tribunale penale di Locri presieduto dal magistrato Alfredo Sicuro.
{loadposition articolointerno, rounded}
Le arringhe continueranno fino al 4 luglio dopodichè la Corte si ritirerà in camera di consiglio e verosimilmente emetterà da li a pochi giorni l’attesissima sentenza.
Alla sbarra, in attesa di giudizio, in regime di carcerazione preventiva oramai da 4 anni, anche l’ex sindaco di Siderno Alessandro Figliomeni. Per lui il Pm Antonio De Bernardo ha chiesto una condanna a 16 anni di reclusione contestandogli il vincolo associativo mafioso. Ma la pena senz’altro più eclatante, 24 anni di carcere, la pubblica accusa l’ha richiesta per Franco Rumbo, considerato ai vertici della ‘ndrina Rumbo-Figliomeni-Galea, gravitante nell’ambito della cosca Commisso di Siderno, a cui vengono contestati i reati di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti e intestazione fittizia di beni.
La posizione di Rumbo nella intensa due giorni è stata sezionata e analizzata al millesimo dall’avvocato Calderazzo, coadiuvato dal collega Davide Lurasco, che ha passato al setaccio tutti gli elementi messi insieme dell’accusa, per contestarli e confutarli. In estrema sintesi, a detta del legale, Rumbo non sarebbe- e lo ha sottolineato più volte- quel personaggio di vertice, quel capo promotore che la pubblica accusa vorrebbe far credere. “Non partecipa a un solo summit di mafia, non incontra mai Giuseppe Commisso “il mastro” (così ha dichiarato anche l’ispettore Silipo chiamato a testimoniare) né il mastro, nelle conversazioni captate dagli investigatori, gli attribuisce mai un ruolo, una carica nella organizzazione criminale-ha dichiarato Calderazzo-. L’ispettore Sortino afferma, a un certo punto del processo, che c’è un’ambientale che riprende un incontro ai Portici tra Giuseppe Commisso e Franco Rumbo ma, poiché incomprensibile e irrilevante, quella intercettazione non viene acquisita agli atti di causa. Poi però entra nel processo su richiesta del Pm De Bernardo- aggiunge Calderazzo- perché ritenuta improvvisamente rilevante e comprensibile. Rumbo non ricorda tale incontro-continua il legale. Ma, ad ogni modo, nel sotterraneo dei Portici non c’è solo l’Ape green, la lavanderia di Commisso, ma anche altri esercizi commerciali e il video girato riprende solo l’ uscita da quel negozio, non l’ingresso, di un soggetto che, ingrandendo l’immagine, si capisce non essere Rumbo”.
L’imputato, secondo la difesa, non ha il calibro criminale né il ruolo di un capo, anche se la richiesta di condanna fatta dal Pm farebbe credere il contrario. Viene video ripreso soltanto in una riunione al Gourmet dove, a detta di Calderazzo, si sarebbe recato, non per partecipare a un summit di mafia, come ritengono gli inquirenti, ma ad un pranzo di addio per un amico che partiva per il Canada. “Ma che riunione di ndrangheta era quella? –ha stigmatizzato l’avvocato-.Non erano state prenotate sale appartate o riservate. Rumbo non sa l’oggetto di quella riunione; ma che razza di capo è se partecipa a un summit dove è stato già tutto deciso? “.
Infondata, per la difesa, sarebbe anche l’accusa per Rumbo di traffico di sostanze stupefacenti smentita, tra l’altro, da alcune intercettazioni che sarebbero state collocate dall’ accusa in sequenza inesatta.L’imputato inoltre fino ad oggi non sarebbe stato mai indagato per droga.
L’arringa dell’avvocato sidernese è finita alle ventuno. Prima però, a partire dalla mattinata, erano stati di scena altri difensori.
L’avvocato Davide Lurasco, che ha contestato il reato di intestazione fittizia di immobili, non solo per Rumbo ma anche per diversi altri imputati, tra cui Gattuso Sara, Raffaella Migliore, Pietro Ieraci, Figliomeni Rosa Maria e Figliomeni Maria. Lurasco ha spiegato tutte le posizioni degli imputati dimostrando i redditi e le operazioni immobiliari che li hanno riguardati. “Non c’è un solo elemento che non ci quadra-ha detto il legale.Dopo undici anni di galera come faceva Rumbo a uscire dal carcere e organizzare l’esercito degli intestatari fittizi, ben 17 persone, in pochi mesi?”.Prima di lui erano intervenuti: l’avvocato Giovanna Araniti per Antonio Scarfò; Cosimo Albanese per Francesco Muià, Gennaro Tedesco e Baggetta Cosimo.
La richiesta per tutti è stata assoluzione per non aver commesso il fatto e il dissequestro della ditta Euroceramiche.