R. & P.
Il consigliere regionale Raffaele Sainato, sentita la presidente Jole Santelli, ha messo a punto una proposta di legge regionale, per il riequilibrio della rappresentanza di genere, proponendo modifiche alla legge regionale n. 1 del 7 Febbraio 2005 sulle norme per l’elezione del presidente della Giunta regionale e del Consiglio regionale, dimostrando così una particolare sensibilità verso il principio comunitario volto a realizzare la promozione della parità tra donne e uomini nel processo decisionale.
Un adeguamento più volte sollevato nella scorsa legislatura da più parti politiche e largamente atteso dalla cittadinanza, nonché sollevato in un recente invito ufficiale dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha scritto ad alcune Regioni per chiedere di intervenire, in vista delle prossime elezioni, sulle leggi elettorali regionali per garantire la parità di genere. In questo senso incide la proposta protocollata lo scorso 8 luglio dal consigliere Sainato, che intende introdurre nuove misure per il riequilibrio della rappresentanza di genere nel sistema elettorale calabrese, adeguandolo alle istanze sociali emergenti ed ai principi legislativi nazionali ed europei.
Il disegno di legge parte dalla necessità di modificare l’impianto della vigente normativa (Legge regionale 1 del 2005), che all’art 6 prevede: “Al fine di assicurare la parità di accesso alle cariche elettive degli uomini e delle donne, ai sensi degli articoli 51 e 117, comma 7, della Costituzione, le liste elettorali debbano comprendere, a pena di inammissibilità, candidati di entrambi i sessi”.
“Un principio – specifica la proposta a firma di Sainato – che appare debole nell’odierno contesto e pertanto merita di essere rafforzato per rispondere più compiutamente a quanto previsto dalla Costituzione Italiana e dalla norma introdotta in ambito nazionale dalla legge 20/2016, nonché dalla normativa Comunitaria”. “Già – si legge nella relazione illustrativa alla proposta di legge regionale – la legge 20 del 2016 considera, che qualora la legge elettorale preveda l’espressione di preferenze in ciascuna lista, i candidati debbano essere rappresentati in modo che nessun sesso rappresenti oltre il 60% del totale (c.d. quota di genere), quindi nel caso fosse consentita l’espressione di almeno due preferenze, una deve essere assegnata al candidato di sesso diverso pena l’annullamento delle preferenze successive”.
Nel complesso la proposta di Sainato è composta da 5 articoli ed incide sulla legge regionale 1 del 2005, introducendo la c.d quota di genere, ovvero un vincolo alla formazione delle liste elettorali, quale strumento di riequilibrio di genere (in ottemperanza anche a quanto proposto dalla legge 165/04 come modificata dalla legge20/2016). La principale novità prevede come su accennato la riforma dell’art. 6 della legge 1/2005, introducendo un nuovo testo che recita: “al fine di promuovere la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive, in ciascuna lista circoscrizionale, a pena di inammissibilità, nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60% del numero dei candidati; in caso di quoziente frazionario si procede all’arrotondamento all’unità più vicina”. Altre modifiche vengono apportate anche all’art. 2 della legge 1/2005, rafforzando il concetto che ove si preveda, nelle liste circoscrizionali, l’espressione di due preferenze, esse devono riguardare candidati di generi diversi della stessa lista, pena l’annullamento della seconda preferenza.
“La proposta di legge regionale da me messa a punto come atto prioritario, – sottolinea il consigliere Raffaele Sainato – si pone come un provvedimento contemporaneo, molto atteso e richiamato da anni dalle donne e non solo in Calabria, che ora è divenuto necessario ed imprescindibile, coniugando ragioni di equità sostanziale, civiltà e democrazia nel quadro delle garanzie costituzionali. La finalità perseguita è, che attraverso la storicizzazione di tale misura, si possano correggere e rimuovere gli eventuali ostacoli all’effettiva partecipazione e rappresentanza delle donne alla vita politica della Regione. Si tratta di colmare un gap culturale, che affonda le sue radici in motivi di ordine economico e sociale per i quali le donne versano in una posizione di maggiore svantaggio ancora oggi nella nostra società”.