di Gianluca Albanese
SIDERNO – Piazza Tabarano completamente riqualificata, i murales sulle vecchie casupole a ridosso della ferrovia e tanta arte e colore nei pittoreschi vicoli. È l’utile d’esercizio della tre giorni del festival “Immersi nel Blu” andato in scena nel rione Sbarre di Siderno, che ha registrato numeri importanti di visitatori e un grande successo di pubblico e…di critica. Già, perché al di là del ricco programma che ha cercato di accontentare tutti i gusti, l’aspetto più bello che è emerso è la moltitudine di talenti riaffiorata da un secolare oblio, in quello che fino a una settimana fa era poco più che un ghetto e ora assurge a quartiere simbolo della rinascita di Siderno, facendo respirare i colori, i profumi e l’eco dei vicoli di Napoli e dei carrugi di Genova tanto cari a De Andrè.
Quelle viuzze umiliate dal marrone del fango che entrava in casa durante l’alluvione del 2000 ora rimangono vestite a festa, anche in un day after in cui non è rimasta una carta per terra. Tutto ripulito in fretta e a lasciare una testimonianza del festival ci pensa la piazzetta con le sue aiuole nuove di zecca, le vele colorate a tema e i richiami di vecchie illustrazioni di arrivi e partenze, a ricordare i tanti mariti partiti per mare: marittimi e marinai, oltre i pescatori e quell’anima anarchica e all’apparenza indolente che diventa estro creativo, impegno collettivo, fiesta e patchanka. Lo sa bene il direttore artistico del festival Ercole Macrì, che in quei vicoli ci è cresciuto e ha scelto di viverci. Oggi lui e l’amministrazione comunale fanno il pieno di complimenti per la riuscita della manifestazione, ma preferisce schermirsi e ricordare l’impegno di tutti, lo spirito di condivisione e l’euforia collettiva che ha risvegliato l’orgoglio di appartenenza a un rione che ora fa gola agli acquirenti del mercato immobiliare.
Potenza della festa di quartiere, con le strutture ricettive che aprono le porte per ospitare eventi, col robusto tessuto associativo cittadino che risponde al meglio e lascia a chi percorre l’estremità sud del lungomare e la pista ciclopedonale un colpo d’occhio della “Sbarra” completamente rinnovato. Con la benedizione di “cumpari Cola”, il vecchio pescatore ricordato da chi oggi ha i capelli bianchi e la pelle resa ruvida e rugosa per il sole e la salsedine. A lui è dedicato uno dei murales creati per l’occasione e che fa bella mostra di sé anche ai viaggiatori dei “pochi” treni che continuano a transitare sulla ferrovia a binario unico. Con una scritta: “Abbasta ‘u ventu pe’ navigari”. E il vento in poppa, il rione Sbarre, ora ce l’ha.