R. & P.
ROCCELLA IONICA – Sono ormai centinaia gli appassionati che chiedono insistentemente notizie sulla 41esima edizione del Festival Internazionale del Jazz Rumori Mediterranei di Roccella. E chiedono se si potrà ripetere il miracolo dello scorso anno quando, in piena pandemia, l’Amministrazione Comunale si assunse la responsabilità di organizzare la manifestazione che poi risultò destinataria del Marchio Grandi Eventi, pensato e voluto dalla Giunta regionale della compianta governatrice Santelli.
Diciamo subito che l’organizzazione di questa 41esima edizione è a rischio. Anzi, dopo la pubblicazione da parte della Regione Calabria dell’Avviso Grandi Eventi 2021, che definisce i criteri di selezione e finanziamento delle manifestazioni da sostenere, le possibilità che il Festival si tenga sono assolutamente minime.
E la ragione è semplice. Non c’è alcuna possibilità, per come è strutturato l’Avviso, che il nostro Festival si possa candidare ad ottenere il sostegno finanziario previsto. E il perché è presto detto.
L’Avviso è rivolto ad eventi che comportano spese minime pari a 350 mila euro, con un sostegno finanziario pari al 60% se tutti i concerti saranno gratuiti e del 40% se è prevista la vendita di biglietti. Numeri che vanno bene per l’organizzazione di eventi che godono di altri finanziamenti pubblici che coprono la parte di spesa mancante o di iniziative spot, che faranno probabilmente della nostra regione terra di conquista di format riproposti (uguali e spesso migliori) in tutta Italia.
È un avviso che aiuta le agenzie di promozione e le imprese private dello spettacolo per le quali qualsiasi contributo è positivo perché alleggerisce il normale rischio di impresa. È un avviso che va bene per le partite del cuore, per i concerti di Capodanno e per tutti quei format estivi che vediamo in questi giorni in TV. Tutte attività legittime e che hanno una loro dignità, ma che nulla hanno a che fare con la produzione originale di contenuti culturali.
Il nostro Festival da 40 anni fa parlare della Calabria tutta Italia e tutta Europa. E lo fa per motivi positivi, legati a produzioni originali e sperimentazioni che spesso hanno fatto la storia della musica jazz nel nostro Paese. Anche quest’anno la rivista Down Beat – una sorta di Bibbia per gli appassionati di jazz statunitensi – ha anticipato il programma che avevamo messo in piedi per questa estate. Solo Roccella e Umbria Jazz sono citati come festival da seguire in Italia.
Francamente dubitiamo che la tipologia di eventi che si è scelto di privilegiare lasceranno una traccia nella nostra regione, se non la fatua soddisfazione di qualcuno di essere intervistato al momento della consegna dell’agognato premio al “divo” di turno (che per ritirarlo chiede anche il cachet!).
Il Comune di Roccella non fa di mestiere il promoter e il Festival Jazz non è una delle 50 tappe che un artista fa in Italia. Il Festival è altro. È produzione di contenuti originali, musiche che nessuno ascolterà altrove, incontri di cui si parla a lungo.
Potremmo partecipare ad un altro avviso che la Regione ha messo in campo. E sul quale, però, è previsto un contributo massimo di 40 mila euro: buono per una piccola rassegna, ma inutile per organizzare, come ogni anno, un festival che dura 10 giorni e che tocca 5 comuni della Città Metropolitana. E partecipando toglieremo chance di finanziamento a piccole produzioni che devono avere una loro valorizzazione, ma che non possono confrontarsi con manifestazioni come il nostro Festival.
Prendiamo atto, con rammarico, della scelta operata dalla Regione in relazione ai Grandi Eventi da selezionare per il riconoscimento del sostegno finanziario per il 2021. Prendiamo atto che l’idea del Marchio Grandi Eventi cara alla compianta presidente Santelli è tramontata a favore di eventi spot. Prendiamo atto che si è scelto di non considerare le produzioni culturali come grandi eventi capaci di attrarre turismo (nessuna produzione culturale si può autofinanziare per il livello richiesto dall’Avviso, a meno di godere o di altri finanziamenti pubblici o di cospicue sponsorizzazioni, evenienza impossibile a queste latitudini).
Sappiamo che quanto sopra denunciato non interesserà a chi ha deciso questa nuova strategia di sostegno dei grandi eventi (e che forse qualcuno gioirà del fatto che una rassegna che da 25 anni è sempre stata selezionata come evento culturale da finanziare finalmente esca dai piedi), ma non ci rassegniamo, però, al fatto che il Festival non si faccia.
E per questo abbiamo lanciato un appello ad altre istituzioni sovracomunali affinché si eviti il rischio concreto che dopo 40 anni questa straordinaria esperienza finisca.
Per questo diciamo alle centinaia di appassionati che fremono per avere notizie di pazientare ancora un pochino. Perché a brevissimo assumeremo le decisioni definitive in merito.