Le sedi naturali delle rivoluzioni sono generalmente le piazze, Sorbona, Tienanmen, Tahrir tanto per fare un po’ di nomi, ma contrariamente alla consuetudini fortemente consolidate e consegnate alla storia, la “Rivoluzione Civile” di Ingroia a Roccella paradossalmente sceglie l’ex Convento dei Minimi, per presentare i propri candidati. Il primo intervento è di Gabriella Stramaccioni già segretaria nazionale di Libera.
«La mia non è una candidatura paracadutata» tiene a precisare considerato che l’azione sociale di contrasto alla mafia dispiegata dalla sua associazione l’ha molto impegnata in Calabria in questi ultimi anni. Le ragioni dell’impegno politico trovano più che giustificato motivo nella sua attività e soprattutto dalla considerazioni che ne derivano: burocrazia lenta, sanità privata privilegiata, difficoltà degli operatori economici ad accedere al credito, aree grigie tra criminalità organizzata conniventi a politici e amministratori. E’ un fiume in piena la “rivoluzionaria” e alle domande incalzanti dei giornalisti Angelo Nizza e Nicodemo Barillaro risponde con ferma decisione. “Rivoluzione Civile” ha la certezza di interpretare un disagio sociale oramai spinto al parossismo, e di intercettare un elettorato ideologizzato che non si riconosce nel “grillismo” quindi nel qualunquismo, ma interessato alla costruzione di un partito di sinistra cha ha una sua precisa identità. Gli attacchi al “capitalismo bancario” che ha disincentivato l’iniziativa imprenditoriale giovanile è indice di una strategia politica molto chiara che lancia messaggi soprattutto a Vendola, reo probabilmente di dissipare il suo patrimonio elettorale in favore dei banchieri che flirtano con Bersani, e di rispondere alle leggi economiche dettate dalla Merkel. Per “Rivoluzione Civile” è destra tutto ciò che rimane fuori dal suo perimetro, e Conia l’altro giovane candidato, oseremo dire nostrano, analizza il quadro desolante dei trasporti in Calabria. E’ praticamente la sinistra che parla, quella ortodossa, quella sanguigna, quella che incontra il favore dei giovani ed è quella che dopotutto candida i giovani. Il superamento della soglia del 4 per cento è a portata di mano quindi è chiaro che l’utilità del voto si declina con il raggiungimento dell’obbiettivo di dare voce a questo segmento di elettorato rimasto digiuno di rappresentanza parlamentare per cinque lunghi anni. Rinunciare a questa ghiotta possibilità, e soprattutto contrastare e demolire, per quanto sia possibile l’accordo Bersani Monti benedetta dal professore Prodi, è una tentazione maggiore di quella di far perdere Berlusconi.
SIMONA ANSANI