di Simona Ansani
ROCCELLA JONICA – «Se a fronte di queste disponibilità il “mostro che uccide” – come da queste stesse pagine Vincenzo Staiano, direttore artistico insieme a Paola Pinchera, di quest’ultima edizione del Roccella Jazz Festival, definisce la burocrazia regionale – si presta a disegni perversi che potrebbero o vorrebbero affossare il festival ecco che tutta l’architettura di una organizzazione viene implacabilmente ad essere minata dalle fondamenta».
Sono le parole del senatore Sisinio Zito, presidente dell’Associazione Culturale Jonica, durante la conferenza stampa, alla vigilia dell’ultima serata della trentaduesima edizione del Roccella Jazz Festival. Parole, quelle di Zito, che sembrano assumere un carattere finalmente liberatorio, merito dei tanti sforzi che hanno permesso così la sopravvivenza della regina degli eventi estivi di tutto il panorama calabrese. Il Presidente dell’AcJ, Zito, parla degli slittamenti a settembre dell’erogazione dei fondi, da parte del Ministero dei Beni Culturali, «è stato un incidente di percorso che ha creato una situazione emergenziale nella quale anche la politica e la sensibilità di una comunità come quella di Roccella, non potevano non essere coinvolte. Manifestazioni così importanti, che hanno una loro dimensione internazionale tanto da trovare spazio e voce nel Wall Streat Geornal di New York, trovano difficoltà ad affermare il loro diritto di cittadinanza in Calabria, in cui non si riesce a recuperare uno straccio di investimento privato, o un mecenate che sappia coglierne, la reale importanza e il valore. Tutto continua a pesare per l’ottanta per cento su fondi pubblici. E quindi sulla responsabilità della politica a sostenere un modello culturale di riferimento». Ma quando si alza il sipario dando vita al gran finale della trentatreesima edizione del Roccella Jazz Festival, la parola Shalom, più che mai assume un valore forte, senza tempo, che va oltre i confini italici, per giungere in Palestina, in Siria, in Egitto. La voce della cantante Noa incanta il pubblico, che assiste a un concerto senza precedenti. Ritmi, energia, musica, note e interpretazione grazie anche alla cantante e attrice Mira Awad, coinvolgono la platea cantando “Shalom Shalom”. E poi la dolcezza della canzone “Eye in the sky” cantata dall’artista israeliana, rende ancora più unico l’evento internazionale che ogni anno raduna a se giornalisti, musicisti e critici del settore jazzista nazionale e mondiale.