“La Città dell’Utopia” di Roma, laboratorio sociale e culturale del Servizio civile internazionale, ospita giovedì 7 febbraio alle ore 19.30 la presentazione del libro Calabria ribelle di Giuseppe Trimarchi, edito da Città del Sole Edizioni.
Il volume, che racconta sotto forma di intervista storie di resistenza civile alla ’ndrangheta in Calabria, sarà al centro di un dibattito che vedrà la partecipazione dei giornalisti Alessio Magro e Vincenzo Imperitura e le testimonianze di due protagonisti del libro, Gaetano Saffioti, imprenditore calabrese vittima del racket che ha avuto il coraggio di denunciare i suoi estorsori, e Irene Carbone, sorella di Massimiliano, ucciso dalla mafia in provincia di Reggio Calabria.
Le storie raccolte da Giuseppe Trimarchi sono storie di ordinaria ribellione e speranza che raccontano una Calabria diversa. In questi ultimi anni, in particolare dall’omicidio Fortugno vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria nel 2005, e dalla strage di Duisburg nel 2007, una nuova attenzione nazionale e internazionale si è focalizzata sulle cosche calabrese e sulla loro pervasività. Il mondo ha scoperto la ‘ndrangheta, con il conseguente clamore mediatico che ne è seguito. Tra i fiumi di inchiostro che si sono riversati in questi ultimi tempi mancava però uno sguardo in particolare, una prospettiva viva e costante, quella delle vittime della criminalità calabrese che da anni combattono la loro solitaria battaglia con dignità e sofferenza. Il libro del giovane giornalista della Locride racconta proprio queste vite interrotte da fatti violenti, accaduti diversi anni fa, e le ferme e travagliate opposizioni di chi in questa terra è rimasto e continua a portare avanti un ricordo, un impegno, una promessa. Sono figli e figlie, padri e madri che hanno visto cadere sotto una mano assassina un loro congiunto, esistenze irrimediabilmente segnate dal lutto e dall’ingiustizia, alla ricerca della verità.
Così nelle lunghe interviste presentate, scopriamo Deborah Cartisano, figlia del fotografo di Bovalino rapito e ucciso nel 1993; don Pino De Masi, prete coraggio, esponente di Libera nella martoriata Piana di Gioia Tauro, ispiratore delle esperienze di lavoro nelle cooperative sulle terre confiscate alla criminalità; Stefania Grasso, figlia un meccanico della Locride ucciso perché non voleva pagare il pizzo, Mario Congiusta, padre del giovane Luca ucciso perché aveva ficcato il naso in affari che non lo riguardavano, Liliana Carbone, madre di un giovane che aveva la colpa di essersi innamorato della donna sbagliata; gli imprenditori Michele Luccisano, e Gaetano Saffioti, che hanno visto la loro attività prima taglieggiata dal racket e poi quasi distrutta dalla mafia e dalle difficoltà economiche, dopo le denunce.
Un testo onesto, limpido, che, scegliendo la formula intervista, consente ai protagonisti di parlare senza reticenze, e al lettore di entrare nel vivo dei fatti raccontati, senza indugiare a facili patetismi.