di Gianluca Albanese
SIDERNO – A pochi giorni dall’edizione del 2013 del Roma Tarantella Festival, abbiamo raggiunto il suo principale organizzatore, ovvero Valerio Filippi (al centro nella foto tra Francesco Loccisano e Mico Corapi), romano di nascita e discendenza ma calabrese d’adozione dopo aver sposato, meno di un lustro fa, una donna di Caulonia e – metaforicamente parlando – la causa della musica popolare e della cultura calabrese. Gli abbiamo rivolto alcune domande, non prima di averlo ringraziato per aver accolto la proposta di partnership tra il Roma tarantella festival e Lente Locale.
Valerio, dopo quattro anni dal primo Roma Tarantella festival, la musica popolare calabrese è una realtà consolidata anche nella Capitale. Quali sono i principali sviluppi e/o cambiamenti sostanziali che hai avuto modo di rilevare nel rapporto tra i romani e la musica popolare calabrese?
“Sì, a oggi e’ consolidata, grazie al lavoro svolto in questi anni da tanti altri appassionati come me. Non vi e’ più diffidenza e siamo, credo, nel picco più alto di interesse verso queste tradizioni”.
Quanto hanno influito il matrimonio con Simona e i dialoghi con tuo suocero (lo scrittore Alessandro Cavallaro) nel tuo percorso che ti ha fatto diventare, di fatto, l’ambasciatore di Caulonia e della Calabria a Roma?
“Il matrimonio ha influito al cento per cento, i dialoghi con mio suocero sono prettamente politici e di carattere filosofico, per quanto riguarda l’essere ambasciatore di Caulonia credo che servirà ancora molto tempo, il tempo necessario a cambiare la forma mentis di tante persone che scambiano ancora la mia passione per qualcosa con un secondo fine”.
Prima di parlare di musica e dei contenuti del festival, secondo te ci sono dei margini per stringere un legame più netto tra la Calabria e Roma e trasformarli in un solido interscambio turistico? E in particolare, cosa ritieni si possa fare nell’immediato, a parte il festival?
“Dunque, nell’immediato e’ praticamente impossibile, in quanto la macchina politica Calabrese ha una dinamica un po’ particolare. Si potrebbero fare decine di azioni a costo zero per i Comuni, avvicinando la popolazione Romana e non solo. Da lontano vedo una Roccella all’avanguardia, molto spesso nel mondo della musica mi capita di sentir parlare del festival jazz “Rumori mediterranei”. A breve sentirò parlare anche di tutto il resto, in quanto so che la stessa cittadina ha siglato un patto di gemellaggio con il Comune di Manziana, piccolo paesino alle porte di Roma. Organizzano bus turistici e tante altre belle iniziative. Con gioia e rammarico allo stesso tempo apprendo anche che un folto gruppo di visitatori/turisti sarà proprio presente ad agosto in quel di Roccella. Felice perche allora qualcuno e’ attivo e non ci consente di cadere nel pensatoio qualunquista, rammarico perche tutti sappiamo che Caulonia dovrebbe fare lo stesso con la 1° Circoscrizione Romana, la più importante al mondo”.
Veniamo ai contenuti della manifestazione di domenica. Sei andato sul sicuro: Francesco Loccisano, Taranproject e Roma Tarantella Festival sul palco. In più, la presentazione del libro di Margherita Catanzariti “Segui sempre il gatto bianco”. Più che un festival sembra una vera e propria festa della musica e della cultura calabrese…
“Direi di si, ma saremmo andati sul sicuro anche con tutti gli altri, l’unica differenza e’ che con Francesco siamo cresciuti assieme nel Festival, Mimmo per quanto mi riguarda rappresenta Caulonia, e ricordo probabilmente fui uno dei pochi ad andare alla Fnac di Napoli per seguire l’uscita del suo primo disco, quindi diciamo dagli esordi dei Taranproject l’ho sempre seguito. Margherita invece, che dire, di lei ho un bel ricordo del primo articolo in assoluto che usci più di cinque anni fa alla Riviera sulla prima edizione del festival e conobbi già all’epoca la sua penna”.
E a proposito di grandi eventi, hai stretto un rapporto di grande collaborazione con Lyras e il suo manager che di grandi manifestazioni se ne intendono. Alla luce della tua esperienza, quanti soldi servono per fare una manifestazione di buon livello spalmata su quattro-cinque serate?
“Se si hanno dei buoni rapporti con tutti, se si ha un direttore artistico dedito a fare di una manifestazione un faro di cultura allora si ha un’esposizione finanziaria minore. Un festival come quello di Roma – gruppi a parte – di base costa circa cinque mila euro di spesa fissa tra palco, service, sicurezza, ambulanza e tutto l’occorrente al giorno. A questo dobbiamo aggiungere una buona promozione tra spot televisivi, radio e quotidiani sull’ordine dei mille euro giorno. Chiaramente artisti a parte. Un Festival di musica popolare a differenza di quelli di Lyras si possono fare anche con 40 mila euro. Piu un festival acquisisce importanza più i costi saranno contenuti.
Quest’anno “Roma Vintage”; in precedenza “Odio l’estarte”, a seguire “Calabriasona”: quanto è importante inserire il Roma Tarantella Festival all’interno di rassegne e manifestazioni così importanti?
“Io sono molto orgoglioso del fatto che queste manifestazioni Romane accettino l’inserimento nel loro programma del Roma Tarantella Festival. E’ molto importante inserirlo in contesti del genere, per un semplice motivo: ho ottenuto in 4 anni quello che altri Festival hanno raggiunto in 15 anni. Di suo ha il nome Roma, carta già vincente”.
Ci sarà anche il logo del Kaulonia Tarantella festival sul palco, a testimonianza di quel filo rosso che lega queste due realtà così distanti e così diverse e che ha portato ad avvicinarsi così tanto. Il tuo amore per Caulonia è noto a tutti: ti senti un innamorato corrisposto?
“Il logo ci sarà, il popolo Cauloniese lo merita. Parte della mia famiglia vive ancora lì, sono convinto che anche quel Pasquale – si riferisce al nonno della moglie, ovvero, Pasquale Cavallaro, leader della Repubblica Rossa di Caulonia – avrebbe portato avanti la sua idea anche se non corrisposta. Io voglio esser d’esempio e voglio continuare a credere in questa idea. Come diceva il grande Nietzsche “Da quando ho imparato a camminare mi piace correre”. Ad majora semper”.