SIDERNO – Duemila e trentatré pagine di intercettazioni. Di lunghi dialoghi caratterizzati spesso da un linguaggio disinvolto. Nomi, cognomi, soprannomi ed elementi circostanziati, che hanno fornito agli inquirenti tasselli importantissimi per ricostruire i fatti narrati nell’ ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Saggezza”, che ha portato in manette 39 persone. Non pensavano probabilmente di essere nel mirino degli investigatori gli uomini della “Sacra Corona” che, sotto la guida di Vincenzo Melia, si erano associati per acquisire maggior peso specifico nel panorama criminale locale. Tanto meno pensava di avere una microspia nella sua Seat Alhambra Nicola Romano, il capo del “locale” di Antonimina, consigliere fidatissimo di Melia. E’ proprio da quella macchina che provengono le più interessanti intercettazioni ambientali dell’operazione investigativa coordinata dalla DDA di Reggio Calabria e condotta dal comando provinciale dei Carabinieri e dal gruppo di Locri. La “Sacra Corona” appare come una ‘ndrangheta minore, non paragonabile a quella di Siderno, Locri, Marina di Gioiosa, San Luca e Bovalino. Un sodalizio criminoso piramidale comunque ben organizzato, con tanto di attività illecite, ruoli e competenze distribuite a seconda delle caratteristiche dei singoli. Dai dialoghi intercettati si comprende che Vincenzo Melia, il “capo corona”, e i suoi “soci” riconoscevano l’esistenza di un ulteriore livello rispetto a quello della “Sacra Corona” . Ed ecco spuntare dalle carte dell’ordinanza, che porta la firma del Gip Adriana Trapani, un gruppo “di riferimento”, a cui i componenti del sodalizio criminale dovevano essere formalmente presentati. Per gli inquirenti si tratta della Massoneria, che sarebbe articolata tutt’ora sul territorio attraverso le varie logge.La Massoneria era nell’ immaginario degli indagati un trampolino di lancio, il modo più semplice ed ovvio per entrare in contatto con i vertici della società che conta, con lo scopo di ottenerne vantaggi economici e personali, facilitare le condotte illecite ed accrescere il dominio sul territorio.Il gruppo della “Sacra Corona” doveva, pertanto, essere presentato dai suoi promotori, Melia, Nesci e Romano, ad alcuni soggetti, indicati come “Federico,Canale, Cristiano” ed il “Professore”. Quest’ultimo probabilmente era l’organo di vertice della loggia ma la sua identità non traspare.In particolare “Federico”, come emerge dalle conversazioni intercettate tra Romano e Melia, avrebbe intimato a quest’ultimo di portare i suoi adepti al loro cospetto “solo se hanno i coglioni”, ritenendolo responsabile delle problematiche che potevano sorgere qualora costoro si fossero rivelati individui poco seri e affidabili. Un quadro torbido, che apre scenari inquietanti e fa sorgere parecchi interrogativi.
ANTONELLA SCABELLONE