di Adelina B. Scorda
SAN LUCA – Strade, territorio dissesto idrogeologico, parole chiave che sottendono una presa d’atto e riflessioni condivise perché possano realizzarsi interventi concreti volti alla salvaguardia e messa in sicurezza del territorio. Idee e progetti concreti da realizzare in un’area, quella del Bonamico, che da più di cinquantenni necessita di presenza fattiva e concreta e ancor di più di progetti e sicurezza. Ad aprire il tavolo di lavori che questa mattina ha interessato il comune di San Luca, scelto come luogo che più di altri incarna l’assenza di progetti, lavoro e sicurezza.
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Un convegno, voluto dal movimento Nuova Calabria, che in certi punti ha assunto le peculiarità di un dibattito fra un pubblico attento e desideroso di ascoltare non le tediose chiacchiere ma di veder portato sul tavolo di discussione interventi possibili e realizzabili per la messa in sicurezza della fiumara Bonamico.
Le cause che hanno condotto di anno in anno ad una situazione oggi definibile d’emergenza è sicuramente il disboscamento selvaggio e l’abbandono della montagna come sottolineato a più riprese dal presidente dell’Ente Parco Nazionale d’Aspromonte Giuseppe Bombino. “Il problema del dissesto idrogeologico della Calabria è legato alla storia di questa regione. I disastri in Calabria sono in fase con lo spopolamento della montagna, col disboscamento anche in epoca remota, con l’eliminazione di quell’epidermide vegetale che ne proteggeva l’ossatura. Fattori socioeconomici come la crisi agraria e alimentare hanno col tempo scoraggiato la permanenza delle popolazioni nelle aree montane grazie alle quale si garantiva il presidio massimo alla difesa del suolo. Ora il secondo punto da comprendere sta nella capacità di azione: se la mia necessità è di mitigare un effetto a valle devo necessariamente intervenire a monte. Fino ad oggi si è fatto il contrario”.
Una capacità di azione che ha causato solo un’enorme “spreco“ di fondi pubblici che non supportati da una logica scientifica d’intervento ha solo tamponato e temporaneamente risolto i danni che le piene del Bonamico hanno creato negli anni. Un dato significativo è stato riportato dal segretario generale dell’Autorità di Bacino Salvatore Siviglia “sono 750 i milioni di euro che la regione spende per interventi strutturali d’emergenza ben 330 milioni in più rispetto a quello inseriti nel bilancio di previsione regionale per interventi di manutenzione ordinaria programmata. La rotta che deve essere invertita è questa. Solo la prevenzione e opere serie di messa in sicurezza potranno garantire una totale risoluzione delle criticità oltre che un notevole risparmio per le casse Statali prima e regionali poi”.
L’errore di destinare in modo scorretto e scollegato le risorse disponibile ha infatti portato ad una totale assenza di sicurezza per le aree ricadenti all’interno della fiumara oltre ad aver generato una condizioni di emergenza endemica. Le soluzioni? Molte ma solo in teoria per adesso. Si parte dalla proposta che il consigliere regionale Pietro Crinò ha avanzato in conclusione del tavolo di concertazione “Un protocollo d’intesa per iniziare a lavorare insieme seriamente e sinergicamente tutti gli enti interessati. Purtroppo è nota a tutti la difficoltà del nostro territorio in teme di dissesto idrogeologico e questo a causa delle difficoltà di fare previsione e programmazione. Da questa presa d’atto il nostro secondo passo sarà quello di individuare i fondi per la messa in sicurezza dell’area”.
Un tavolo tecnico è infine la proposta avanzata dal commissario Rosaria Maria Giuffrè che interessi tutti gli attori che ruotano attorno all’emergenza Bonamico:Comune, Provincia Regione, Autorità di Bacino, Ente Parco e Consorzio di Bonifica. Dall’iniziativa di Nuova Calabria si aprirà forse un più ampio progetto di tutela e messa in sicurezza di un’area che attende da anni un’opera definitiva.