di Romano De Grazia*
SAN LUCA – Con un titolo vistoso si legge in pagina di una testata di un foglio regionale che personaggi autorevoli sono intervenuti sulla vicenda del baciamano al boss latitante Giorgi al momento della cattura ed hanno chiesto di dire “da che parte stanno ora i calabresi per bene”. Trattasi del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Lombardo e del prefetto Michele di Bari. A questa domanda noi del Centro Studi Lazzati una risposta l’abbiamo data sin dal 7 Luglio 1993, dopo le stragi di Capaci e di Via d’Amelio e dopo che il 16 Febbraio di detto anno il nostro progetto normativo per recidere all’origine l’intreccio perverso mafia-politica era stato presentato a Montecitorio.La risposta l’abbiamo data proprio a San Luca in Aspromonte, Comune sciolto per mafia. Andare a San Luca a quella data non era di certo agevole e specie per spiegare ai mafiosi una legge-la Lazzati- che vietava loro di raccogliere voti per candidati collusi con il malaffare. Oggi di certo è più agevole ai professionisti dell’antimafia andare a San Luca e fare turismo elettorale. Noi vi siamo stati e tornati più volte con una legge “epocale” come ebbero a definirla giganti del Diritto quali i professori Vittorio Grevi e Federico Stella, il Presidente Emerito della Corte Costituzionale Cesare Ruperto e da ultimo l’avv. Ernesto d’Ippolito calabrese di recente scomparso. “Colma una lacuna del sistema” ha scritto reiteratamente sul Corriere della Sera il prof. Vittorio Grevi dell’Università di Pavia e che ha commentato il nostro Codice di Procedura Penale.Di poi il Centro Studi Lazzati ha affrontato il malaffare in trincea presentandosi alle elezioni amministrative a Platì ( anno 2012 ), a Molochio (anno 2014, ancora vivo il ricordo della nostra Maddalena Del Re), a Scalea (anno 2015 ), a Scicli in Sicilia e da ultimo a Gioia Tauro se detto Comune non fosse stato escluso, come è noto, dalle amministrative dell’11 Giugno 2017. Ciò premesso, chiarita la parte da noi svolta come società civile, ci permettiamo di fare noi alcune domande che riguardano gli illustri interlocutori. Al Prefetto Michele di Bari se ha chiarito o meno la parte a lui attribuita nella vicenda dell’attribuzione della somma di 9942500 euro erogata alla Diocesi di S.E. Erio Castellucci Arcivescovo di Modena in relazione alla prestata accoglienza di profughi e ciò per obbligo di doverosa trasparenza. Al Magistrato di Reggio Calabria di spiegare come sia possibile recidere le collusioni mafia-politica se non si introduce il divieto ai malavitosi sottoposti alla misura della sorveglianza speciale di raccogliere voti per candidati o liste e quale imputazione allo stato può essere elevata a carico del Consigliere Regionale De Gaetano, sulla sola base di essere stato denunciato in un rapporto di polizia per l’appoggio elettorale ricevuto dalla cosca dei Tegano. Senza la legge Lazzati e senza la dimostrazione del rapporto sottostante do ut des e do ut facies. Ci viene in mente, come sempre, il pensiero di altro interlocutore e cioè precisamente dell’On. Magorno segretario regionale del PD. Finora non ha mai spiegato il rapporto da lui intrapreso quale sindaco di Diamante con Franco Muto re del pesce ed oggetto di avviate indagini giudiziarie. Queste argomentazioni meritano senz’altro una risposta e illustrano compiutamente da che parte stiamo noi del Centro Studi, sin dal 1993. Ci fa specie in questo contesto che Klaus Davi si preoccupi solo di intervistare i potenti di turno e non ha scritto un solo rigo sulla legge Lazzati. Questa la realtà più amara, altro che il baciamano a Giorgi. W la legge Lazzati abbasso i personaggi di plastica.
*: presidente e fondatore del Centro Studi Legislativo Lazzati