RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
REGGIO CALABRIA – I pazienti calabresi non possono più aspettare proprio per questo abbiamo deciso di scrivere questa lettera aperta.
Noi che viviamo la sanità dal di dentro ed in prima persona possiamo dire quale è la reale situazione nella nostra regione ed in particolare nella provincia di Reggio Calabria in uno dei settori cardine del vivere civile.
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Gli ospedali sono al collasso per la carenza di personale medico e paramedico ed, a volte, anche di attrezzature. Non sono fiabe i gridi di aiuto che arrivano dai vari presidi ospedalieri: dagli ospedali di Reggio Calabria, di Polistena, di Melito Porto Salvo, di Locri e Gioia Tauro. Purtroppo è tutto vero con buona pace dei livelli essenziali di assistenza. E’ da quasi un anno, da quando, cioè, il Ministro della Salute è stato ospite presso la nostra sede, che è stato annunciato lo sblocco del turnover, le improcrastinabili assunzioni di personale medico e paramedico. Ad oggi, invece, ancora si discute circa le modalità con cui reclutare il personale. Vogliamo ricordare, altresì, che se oggi, l’assistenza viene garantita lo si deve all’enorme spirito di sacrificio e senso di responsabilità dei medici e dei paramedici rimasti in servizio attivo come dipendenti o come precari. Si sente dire che attraverso l’imminente concorso i precari verranno stabilizzati ma vorremmo richiamare la vostra attenzione per evitare che ciò si risolva, in una bella quanto inutile bolla di sapone. Se, infatti, le reclamizzate assunzioni si dovessero fermare alla sola stabilizzazione dei precari, il personale in servizio presso gli ospedali rimarrebbe, di fatto, numericamente identico a quello attuale. Di fatto, quindi resterebbero le gravissime carenze organiche legate al pensionamento di numerose unità lavorative ed, al contempo, continueremmo ad assistere alla migrazione della gran parte dei nostri giovani medici che dopo essere stati formati nella nostra regione, sono obbligati ad offrire le loro capacità altrove.
E’ pur vero che bisogna far quadrare i conti ma è parimenti vero che vi sono dei diritti che la Costituzione mette ai primi posti e fra questo il diritto alla salute cristallizzato all’articolo 32. Sulla salute e sulla vita dei cittadini non si può fare cassa senza dimenticare che, così continuando, non si fa altro che incentivare il fenomeno dell’emigrazione sanitaria che tanto pesa sulle finanze della sanità nostrana. La salute non ha prezzo, ed i calabresi non sono cittadini di serie D. Inoltre, è lapalissiano che per risparmiare si può fare ben altro rispetto ai tagli lineari ed indiscriminati degli ultimi tempi. Basta pensare a quello che sta venendo fuori dall’Asp di Reggio Calabria, dove il neocommissario Santo Gioffrè, sta denunciando fatture pagate due volte e decreti ingiuntivi facilmente evitabili. Ben vengano gli ispettori e la lotta ai cosiddetti imboscati purché a pagare non siano i servizi sanitari al cittadino/paziente. Anzi, saremmo curiosi di sapere se i responsabili di questi errori amministrativi saranno individuati e subiranno delle conseguenze o se, come spesso accade, a colmare i buchi, saranno i calabresi attraverso il piano di rientro.
A nostro parere, dunque, è sugli sprechi che occorre lavorare ed incidere, non erodendo i servizi e non bloccando le assunzioni. Sono stati chiusi gli ospedali di Siderno, Palmi, Taurianova e Oppido sono stati depotenziati quelli di Locri, Polistena e Melito Porto Salvo che, per anni hanno fornito validissima assistenza sul territorio.
Dell’ospedale unico della Piana si fa un gran parlare ma ci viene spontaneo chiedere “a che punto siamo?”.
Rimaniamo fiduciosi in un pronto riscontro, non solo nelle parole, ma soprattutto con i fatti, con assunzioni vere oltre alle stabilizzazioni, con più attrezzature nelle strutture sanitarie, assistenza e servizi migliori perché la sanità calabrese è un paziente in sofferenza sul quale bisogna intervenire in fretta.